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 2025  febbraio 15 Sabato calendario

I cattolici tedeschi vogliono contare sul voto


I cattolici tedeschi scendono in campo in vista del voto del 23 febbraio. «Stiamo vivendo un momento molto complesso dal punto di vista politico, economico e sociale. È giusto che i cattolici facciano sentire la propria voce». Questo l’appello rilanciato in un’intervista alla radio pubblica Deutschlandfunk da Irme Stetter- Karp, figura di riferimento del mondo cattolico laico tedesco, presidente del comitato dei cattolici tedeschi, Zentralkomitee der deutschen Katholiken. Il Zdk, in un comunicato diffuso a metà gennaio, ha tracciato le linee guida di un programma politico elettorale che si ispiri a principi cattolici e cristiani: «Uno Stato sociale efficiente, maggiore sostegno alle famiglie, impegno per un’azione di protezione del clima socialmente giusta e una cooperazione allo sviluppo finanziata in modo affidabile».
Il Zdk si è anche soffermato sui temi etici che dividono il mondo politico tedesco e chiesto di mantenere «la normativa esistente sull’aborto al paragrafo 218 del codice penale federale, che vieta l’interruzione di gravidanza salvo, entro le 12 settimane di gestazione, consulto medico e psicologico». Sulla regolamentazione del suicidio assistito, il Comitato è tornato a chiedere requisiti legali chiari, volti soprattutto ad evitare la pratica.
Ovviamente, i cattolici di Germania da mesi stanno alzando la voce sul tema più scottante e spinoso di questa campagna elettorale: le politiche migratorie. Nodo ripreso da Stetter-Karp che ha chiarito: «Prima di tutto, i diritti umani e il rispetto degli accordi internazionali sui rifugiati». Parole riprese da molti media tedeschi, anche vicini alla sinistra più radicale, che sul tema sta attaccando duramente la Cdu di Friedrich Merz. Con il loro leader e candidato cancelliere, i cristianodemocratici hanno compiuto, e stanno compiendo, una chiara virata verso posizioni quanto meno piú conservatrici, al punto che la mozione presentata il 29 gennaio da Merz per inasprire le politiche migratorie è passata al Bundestag, grazie al voto compatto di tutti i deputati della destra ultranazionalista di Afd. «Noi come comitato centrale dei cattolici – ha aggiunto Stetter-Karp – prendiamo le distanze dalla decisione dei cristiano-democratici di presentare una mozione in parlamento, accettando la sua approvazione con i voti di un partito che non ha nulla a che fare con i valori cristiani». Gli appelli, le prese di posizione del mondo cattolico e in generale di quello cristiano, sull’inasprimento delle politiche migratorie, secondo alcuni media tedeschi, potrebbero provocare un’incrinatura, una crepa, nei rapporti con il partito cristiano-democratico. «No, non è cosi – ha ribattto la leader dei cattolici laici di Germania – non abbiamo alcuna intenzione di allontanarci dalla Cdu, che dalla sua fondazione ha sempre rappresentato i valori e i principi in cui credono i cattolici e i cristiani tedeschi. Abbiamo solo voluto esprimere la nostra preoccupazione».
Il Zdk, come anche i movimenti cattolici giovanili, ha ricordare che nell’Unione democristiana Cdu/Csu continuano ad esserci posizioni differenti sulla questione migranti e rifugiati. La mozione infatti non è stata votata da 13 deputati cristiano-democratici e anche sulla realizzazione di un pacchetto normativo sul tema rifugiati e richiedenti asilo ancora non c’è una linea unica nel partito: «Possiamo comprendere, in linea generale, che l’immigrazione illegale intesa come causa dell’aumento della criminalità nel nostro Paese possa essere limitata – ha aggiunto Stetter-Karp – ma non comprendiamo come si possano considerare misure preventive contro crimini e reati il respingimento generalizzato di rifugiati e richiedenti asilo ai confini o la cessazione dei ricongiungimenti familiari. Queste misure rischiano di violare accordi internazionali e norme europee».
Secondo la Caritas di Germania, lo Stato tedesco avrebbe già violato alcuni trattati internazionali, a causa di provvedimenti introdotti dall’esecutivo guidato da Olaf Scholz. L’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati (Bamf ), in base a misure entrate in vigore dallo scorso autunno, può riesaminare e revocare la protezione a quelle persone che non hanno più i requisiti per riceverla. Misure che riguardano anche coloro che non rientrano volontariamente nel Paese d’origine, anche in Siria o Afghanistan. «Queste decisioni danneggiano la cultura dell’accoglienza non solo per i rifugiati, ma anche per i lavoratori qualificati», ha sottolineato la presidente della Caritas Eva Maria Welskop-Deffaa, riferendosi in particolare alle migliaia di siriani che lavorano nei settori sanitario e sociale della Repubblica federale tedesca.