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 2025  febbraio 15 Sabato calendario

Ilva, Baku verso la vittoria con un miliardo di offerta


ROMA Baku Steel potrebbe presto aggiudicarsi l’ex Ilva. Ieri, nella tarda serata, si è chiusa la fase dei rilanci delle offerte e la nuova proposta degli azeri potrebbe essere formalizzata in settimana, entro venerdì. Sono due le offerte dei principali pretendenti all’acquisto di tutti gli impianti siderurgici di Acciaierie d’Italia. Oltre agli azeri, che, a quanto risulta a Il Messaggero, sarebbero passati da 450 milioni a circa 1 miliardo di euro (ma considerando anche i 500 milioni di valore del magazzino oggi in dote all’ex Ilva), ci sono gli indiani di Jindal International, tramite la controllata Vulcan Steel.La loro offerta, per il solo complesso aziendale, sarebbe salita da 80 a circa 200 milioni (più oltre 2 miliardi di investimenti futuri). Sembrerebbe quindi saltata, come confermano anche fonti delle due società, l’opzione della cordata unica caldeggiata nelle scorse settimane dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Che pure incasserebbe un risultato dalla cessione vicino a quel miliardo e mezzo auspicato da tutto il governo. Ieri, infatti, il ministro ha parlato di «possibile esito positivo». Non solo, sarebbe definitivamente fuori dai giochi il terzo gruppo in gara, l’americano Bedrock industries management, che faceva parte dei “finalisti” interessati al 100%: avrebbe infatti fatto un’offerta molto debole e priva delle necessarie garanzie finanziarie. Ora spetta ai commissari Giovanni Fiori, Giancarlo Quaranta e Davide Tabarelli valutare ufficialmente le nuove proposte. A giorni ci potrebbe essere un tavolo con Baku e Jindal e subito dopo la decisione finale. Le due offerte principali avrebbero rispettato le indicazioni poste per migliorare anche il piano industriale, la strategia di decarbonizzazione e la riduzione degli esuberi previsti.Sui 9.773 lavoratori di Adi, dopo la riduzione dei lavoratori in cassa integrazione, con Baku le uscite non dovrebbero superare le duemila unità (tremila con Jindal), ma si punta a limare ancora i numeri nelle ultime ore. Con i sindacati, Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, che premono per ridurlo a zero e chiedono chiarimenti anche per i circa 1.700 lavoratori in cig di Ilva (formalmente un’altra azienda, sempre in amministrazione straordinaria), che non hanno ancora ricevuto l’assegno di gennaio. Una volta scelto l’acquirente principale, poi, si potrebbero aggregare le aziende italiane interessate ai singoli asset, come Marcegaglia e Sideralba, quali partner di minoranza. Nel capitale della nuova Ilva dovrebbe invece uscire definitivamente lo Stato, con il ministro Urso che nei giorni scorsi ha escluso una partecipazione pubblica, come invece era stato chiesto dai sindacati.
Jindal sulla carta è il soggetto più qualificato. E punta a convincere last minute i commissari e il governo puntando su un piano industriale strutturato. Gli azeri sono invece specializzati nella tecnologia delle acciaierie a forno elettrico e possono accedere al gas a basso costo (anche portando una nave rigassificatrice in Puglia), ma sono abituati a piccoli siti. Puntano comunque sull’alleanza con un fondo del governo azero per risultare più solidi dal punto di vista finanziario. L’obiettivo del governo italiano è chiudere definitivamente la partita entro marzo, per far partire la nuova Ilva già a giugno, deadline posta dal ministero dell’Economia per non continuare a versare decine di milioni pubblici in prestiti-ponte. Anche perché nel frattempo la produzione sta continuando a calare e l’obiettivo di tornare a 6 milioni di tonnellate di acciaio annue è sempre più lontano.