La Stampa, 15 febbraio 2025
Storia di Adrián, ingoiato e risputato dalla balena
C’era una volta… Un re! Diranno i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un giovane chiamato Adrián. Potrebbe cominciare così, parafrasando l’incipit di Pinocchio, il racconto della incredibile avventura di Adrián Simancas, 24enne venezuelano, che nelle acque dello Stretto di Magellano è stato inghiottito da una balena e poi risputato vivo.Ma questa non è una favola partorita dalla fantasia di Carlo Collodi, creatore di uno dei capolavori mondiali della letteratura per l’infanzia. Questa è una favola moderna, e come tale ha fatto il giro del mondo per via virale. Perché il Geppetto di questa storia, che risponde al nome di Dell Simancas, mentre i figlio veniva inghiottito ha ripreso tutto e l’ha postato sui social. Si potrebbe aprire una lunga parentesi sulla motivazione che spinge un padre, mentre una enorme megattera (questa la definizione giusta dell’animale in questione) si pappa in un boccone il figlio, non trovi di meglio da fare che filmare. Ma servirebbero schiere di psicologi per addentrarsi in cotanta mente, quindi godiamoci la favola.Quindi, miei piccoli lettori – e anche quelli più grandicelli – c’erano un padre e un figlio e si chiamavano Dell e Adrián. Erano esploratori del mare, uomini coraggiosi che sfidavano le acque gelide di Punta Arenas, a bordo delle loro piccole imbarcazioni, due kayak gonfiabili. Dell aveva sempre insegnato a suo figlio a rispettare l’oceano, ma nulla poteva prepararlo a ciò che stava per accadere. Un giorno, mentre pagaiavano nelle acque australi della baia El Águila, di fronte alle coste del Cile, una creatura immensa emerse dalle profondità: una megattera! Grande come una montagna, spalancò la bocca per banchettare con i pesci del mare e, senza volerlo, risucchiò Adrián nel suo cavernoso ventre. «Ohibò! Sono perduto!» esclamò il giovane, avvolto nell’oscurità più totale.Ricordò allora una storia che suo padre gli raccontava da bambino, quella di un burattino di legno che fu risucchiato da un «mostro marino, con la bocca spalancata come una voragine, e tre filari di zanne che avrebbero fatto paura a vederle dipinte. E sapete chi era quel mostro marino? Né più né meno che quel gigantesco Pesce-cane che veniva soprannominato “l’Attila dei pesci e dei pescatori"». Immaginatevi lo spavento del povero Adrián. «Sono perduto», pensò. «Finirò come Pinocchio». L’aria era umida e sapeva di pesce e alghe, e strani rumori rimbombavano tutto intorno a lui. Sentiva il mondo stringersi, e il cuore gli batteva forte come un tamburo.Ma le megattere non sono bestie malvagie, e questa, sentendo qualcosa di strano nella sua bocca, con un grande soffio lo risputò fuori in un getto d’acqua salata. Adrián schizzò in superficie come un tappo di sughero, e suo padre, che lo aveva perso di vista, lo vide riemergere con occhi sgranati e fiato corto, riportato a galla dal giubbotto salvagente.Dell lo strinse forte al petto. «Sei salvo, figlio mio!» esclamò, con il cuore che batteva ancora dallo spavento. La storia di Adrián fece il giro del mondo, meravigliando grandi e piccini. Il giovane raccontò a tutti la sua incredibile avventura: «Ho sentito un forte urto alla schiena. Poi è diventato tutto buio e ho percepito un’intensa pressione intorno a me. Non sapevo che cosa stesse succedendo e mentre stavo per affondare, senza vedere nulla, ho pensato di essere morto e che non ci fosse più nulla da fare. Mi sembrava di essere in un vortice d’acqua, immerso in un ambiente umido e sconosciuto. Mi sentivo come sollevato e risucchiato allo stesso tempo, la stessa sensazione di quando un’onda ti colpisce, ma era troppo forte per essere così. Quando sono riuscito a girarmi ho visto qualcosa che era un po’ blu, bianco e rosa. Qualcosa dalla consistenza viscida che si chiudeva intorno a me».Poi il giovane, che non aveva neppure un graffietto, passato lo spavento, guardò il mare e disse con un sorriso: «Aspetterò che migliori il tempo, e poi tornerò a pagaiare». —