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 2025  febbraio 15 Sabato calendario

Ungaretti, i ricordi della compagna Bruna Bianco

«L’ho amato moltissimo. Prima come uomo che come poeta». Un sentimento forte che resiste al tempo, alla differenza d’età, e anche alla morte.

L’amore tra Bruna Bianco e Giuseppe Ungaretti, giovane italo-brasiliana lei, poeta della guerra e del dolore lui. Precursore dell’ermetismo, Ungaretti aveva fatto della parola scarnificata la sua cifra distintiva. È con quella stessa parola che nel 1966 ha conquistato Bruna Bianco. Lei ha 27 anni, lui cinquanta di più e si trova a San Paolo del Brasile per un ciclo di conferenze.

«Il nostro incontro è stato casuale – ricorda Bianco, oggi ottantaquattrenne –. Sono andata a cercarlo per portargli le mie poesie, scritte in un momento in cui vivevo la prima delusione d’amore. Avevo letto sul giornale più importante della città che il maestro Ungaretti sarebbe arrivato per tenere una conferenza, ma io non sapevo chi fosse, perché dall’Italia ero partita a 15 anni e avevo studiato solo Dante, Petrarca e Boccaccio». La giovane donna decide però di andare ad ascoltare l’anziano poeta e di portare con sé le poesie, per lasciargliele. E lo fece: si avvicinò a lui, gli porse il pacchetto con i suoi versi e, in un attimo, nel breve spazio di uno sguardo, tutto cambiò. «Durante quell’incontro avvenne il miracolo di un amore cantato ad alta voce da ormai sessant’anni e che resiste al tempo – racconta Bianco –. Avevo di fronte a me un uomo curvo ma elegante nei modi. Un uomo che profumava, ma di vita, di vigore. Il suo sorriso mi ha catturato e quando ha sfiorato la mia mano con la sua ho provato una sensazione di piacere che non avevo mai sentito prima. Lui faceva cantare ogni poro della mia pelle». Quello sarà l’inizio di una intensa storia d’amore che durerà sino alla morte del poeta, nel 1970. Una storia intensa che ha avuto anche un’evoluzione letteraria nell’opera poetica comune Dialogo.

L’opera, pubblicata per gli ottant’anni di Ungaretti e inserita nell’opera omnia Vita d’un Uomo, rappresenta per il poeta la consapevolezza che «l’amore può non estinguersi che con la morte», e vede nei versi della poetessa brasiliana una «freschezza poetica insolita», che vince ogni sua ritrosia di pubblicazione. «Il lampo della bocca» di Bruna ferisce il poeta e lo induce a percorrere con lei vie misteriose «d’un amore demente / ormai solo evocabile / nell’ora degli spettri». Al sentimento di Ungaretti per la giovane brasiliana, che lo chiama Ungà, è dedicato anche l’epistolario, Lettere a Bruna, edito da Mondadori nel 2017 e curato da Luciano Rebay.

C’è in particolare una lettera dell’ottobre 1966 nella quale Bruna Bianco è definita «mio vivente amore di Poesia – sottolinea ancora Bianco –. Vorrei poter trasmettere a tutti la forza che lui mi ha dato, perché ciò che vedo è che tutti ormai sono pessimisti, anche i giovani. Le persone si sono messe in una tana di tristezza e non riescono più a reggere la fatica. L’uomo è vittima di sé stesso, ha costruito troppi strumenti e ha dimenticato la parola, il contatto affettivo. E questo Ungaretti lo diceva già».

Cosa fare allora? «Voglio parlare ai giovani e far riprendere la via del canto, come diceva Dante. Bisogna ritrovare la parola, quella vincente e che convince, perché in un’epoca come questa, di guerre atroci, solo con la parola riusciremo a ritornare a un mondo di pace». Poi il ricordo torna al suo rapporto con il poeta: «Ungà mi ha benedetto con la felicità: al fondo di ogni lettera mi scriveva “sarai felice” e quel sogno si è realizzato, perché ho avuto una vita bellissima, sia professionale che affettiva». Per questo la sua speranza è che si possa tornare al linguaggio della gentilezza, a essere capaci di sentire «il soffio delle labbra che accarezzano l’orecchio e il collo invece di affidare tutto ai messaggi inviati con il telefonino, che infreddoliscono i rapporti». Ed ecco, allora l’augurio, a tutti, ma in modo particolare alle donne: «Vorrei che ogni giovane donna incontrasse un Ungaretti, per conoscere che cos’è il sentimento vero, per provare cosa significhi essere amati totalmente di un amore che tocca il corpo e raggiunge l’anima e il sentimento».

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