la Repubblica, 15 febbraio 2025
Altan racconta la storia della Pimpa, che compie 50 anni
Il nome prima di tutto. «Questa è facile: ho rubato il soprannome a una nostra amica che da piccola parlava di sé in terza persona dicendo “la bimba” ma lo storpiava in “pimpa” e quello le è rimasto». Si lascia andare ai ricordi Francesco Tullio Altan – lui che di natura è schivo e, come risaputo, ama poco parlare se non attraverso le sue vignette – mentre rievoca, al telefono dalla sua casa di Aquileia, la nascita di uno dei suoi personaggi più noti. Che, da quando apparve «casualmente» nel 1975, ha forgiato l’immaginario di generazioni di bambini. E continua a farlo.Altan, oggi a Milano prendono il via i festeggiamenti per i 50 anni della Pimpa. Ma perché un cane?«Forse perché a me piacciono di più i cani, ma la Pimpa è nata in modo del tutto spontaneo nel rapporto con mia figlia Kika, senza aver predisposto nulla, e questo è il motivo per cui dura».E i pois rossi da dove vengono?«Era un modo per farla riconoscere facilmente, il rosso e il bianco sono i colori dei segnali stradali».La prima storia della Pimpa è apparsa sul “Corriere dei Piccoli” nel 1975. Si ricorda di cosa parlava?«Era una cosina molto semplice, come tutte le storie della Pimpa del resto, ora non ricordo esattamente. L’ho mostrata a Marcello Ravoni, che era il mio agente all’epoca, e lui l’ha portata al Corriere dei Piccoli dove il direttore, Alfredo Barberis, l’ha subito voluta. Così ho iniziato a scrivere e disegnare le storie per la Pimpa, cosa che non era per niente prevista. E per molti anni è durata sul Corriere dei Piccoli, finché non ha avuto un mensile tutto suo, pubblicato dalla Panini».Ed esce ancora?«Sì, continuo a disegnare due storie al mese, siamo arrivati a circa 1200 e devo dire che l’età dei lettori si è abbassata parecchio. All’inizio, forse perché era sul Corriere dei Piccoli, veniva letta da bambini di sette, otto, anche nove anni che poi la lasciavano mandando letterine in cui dicevano: “Sono troppo grande per te, ma ti ricorderò sempre”. Ora i lettori della Pimpa di anni ne hanno tre, quattro; a sei dicono già: “La leggevo da piccolo”! Ecco, i bambini di quell’età lì, in questi anni, non sono cambiati poi molto, al contrario di quelli un pochino più grandi».La Pimpa in tre parole: quali sono le qualità che la distinguono?«La curiosità, l’apertura a tutto. Lei parla con chiunque, con qualsiasi oggetto anche. E il fatto che le piace esplorare il mondo, ma poi torna sempre dall’Armando».Ma chi è per lei l’Armando: il papà, la mamma, un amico? Si è detto che la Pimpa ha decostruito ante litteram la famiglia tradizionale.«Alla fine sono costretto a dire che c’è qualcosa di me in lui, dopo tanti anni. L’Armando è la somma di tutto: è un padre, un amico, un fratello maggiore, che però le lascia fare tutto quello che lei si inventa, fa finta di credere a tutto quello che lei gli dice e si diverte. L’Armando è il mio legame con il genitore che legge la storia al bambino. E, poiché di quelle storie i bambini ne pretendono più di una per volta, per non annoiare chi legge con l’Armando gli strizzo l’occhio».Che Italia era quella in cui è nata la Pimpa?«Era un mondo molto diverso, anche duro perché era un periodo di lotte, di scontri, c’era il terrorismo. Però era ancora un mondo in cui le regole della politica esistevano e funzionavano, in qualche maniera. Adesso tutto questo si è un po’ perso».Erano gli anni in cui è nato anche Cipputi, l’altro suo personaggio famoso che della Pimpa è coetaneo.Insieme rappresentano le due anime di Altan, i suoi due mondi. In quale si sente più a suo agio?«Sono più tranquillo in quello della Pimpa, è lì che mi rifugio. L’altro è più complicato e poco divertente. Anche perché i personaggi della politica di adesso fanno un po’ tutto da soli…».Il mondo della Pimpa è senza conflitti, rassicurante, ognuno di noi vorrebbe andarci e restarci per un po’. Ma con le guerre, il ritorno di Trump, è davvero ancora così oggi?«In questo senso è tutto peggio di prima, però per i bambini ancora credo ci sia questa possibilità. E più dura meglio è, perché sono cose che ti porti dietro quando cresci. Il fatto che la Pimpa è stata letta da bambini che poi sono diventati genitori che l’hanno letta ai loro figli è una delle cose che la tiene in vita».E in 50 anni come è cambiata? I suoi valori sono cambiati?«No, direi di no. È cambiata fisicamente, perché nei primi disegni non era così carina come è adesso, infatti mi chiedo ancora come mai il Corriere dei Piccoli l’ha presa subito!Poi, con il tempo il tratto si è ammorbidito e adesso è abbastanza stabile, non cambia più».«Era un po’ più cane», interviene la figlia Kika, che è lì accanto a lui durante l’intervista e ricorda l’orgoglio che ha provato per il momento di popolarità a scuola quando – era il 1981 – sono arrivati i primi cartoni animati. «È stato come se fosse uscita dal segreto di casa, non era più una cosa solo mia. E poi ci sono state le storie che abbiamo firmato insieme, Kika e Altan, perché venivano da una mia idea basata su cose che mi erano successe a scuola».In effetti c’è stato anche il cartone animato, con cui sono cresciute generazioni di bambini.«Sì, abbiamo fatto quattro serie di 26 episodi più alcuni speciali e la Rai continua a trasmetterli. La prima serie è stata diretta da Osvaldo Cavandoli, uno dei maestri di questo mestiere. Poi la seconda da Enzo D’Alò e da lì ci ho pensato io direttamente, disegnando gli storyboard. Sono storie semplici, disegni semplici. Ce la faccio, ecco».Del resto è in questo la bellezza della Pimpa: la sua capacità di stupirsi delle piccole cose, le sue domande, di cui abbiamo ancora tanto bisogno.«Quelle credo siano eterne, proprio per l’età a cui si rivolge. È la sorpresa della vita, la sorpresa del mondo».E poi è arrivata la sorellina della Pimpa. È vero che l’ha creata per sua nipote?«Si chiama Olivia Paperina (Olivia è il nome della nipote, che ora ha 18 anni, ndr )e arriva a casa della Pimpa in uno scatolone a Natale, non si sa da dove provenga e da allora resta con lei. Questo porta la Pimpa a un piccolo mutamento nel comportamento, perché diventa lei l’Armando di Olivia, c’è una trasmissione di saperi…( ride)»