Corriere della Sera, 15 febbraio 2025
Crosetto attacca Mosca per gli insulti a Mattarella
ROMA Guido Crosetto aziona la contraerea in difesa di Sergio Mattarella dal volo che, alle cinque e mezza della sera, lo riporta a Roma, dopo un vertice in videocollegamento con Giorgia Meloni al mattino e dopo la Conferenza sulla sicurezza a Monaco. È indignato, il ministro della Difesa. Infuriato per il missile verbale e politico che Mosca ha sganciato sul Quirinale e quindi sull’Italia. «Nessun Paese democratico e tantomeno le sue massime istituzioni possono accettare insulti, falsità e propaganda», detta ai collaboratori il ministro della Difesa. Parole che, a stretto giro, approdano sulle agenzie di stampa.E se, a proposito di istituzioni, alle sette di sera Matteo Salvini ancora tace, Crosetto risponde al telefono al Corriere e respinge con forza la «solita tecnica alla quale la propaganda russa ci ha abituato da decenni». La portavoce Maria Zakharova ha bollato come «invenzioni blasfeme» un passaggio del discorso che il capo dello Stato ha tenuto a Marsiglia mercoledì 5 febbraio. Un discorso che a Crosetto è invece suonato «molto chiaro, ricco di riferimenti storici e geopolitici precisi». E se Mosca non perdona a Mattarella il riferimento al Terzo Reich, il ministro non perdona al Cremlino l’aver attaccato la prima carica dello Stato, «con nove giorni di ritardo» e dunque a freddo. Al capo delle Forze armate va tutta la solidarietà del co-fondatore di FdI, che gli riconosce di seguirne il lavoro «con attenzione, partecipazione e umanità». Invece di «mistificare e falsificare la realtà», avverte Crosetto, Zakharova e altri «esponenti ufficiali del governo russo imparino a pesare le parole e a capire meglio cosa leggono».
Per il governo Meloni sono giorni delicati. Così delicati e difficili che la premier ieri mattina ha convocato a Palazzo Chigi un vertice con il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e con Crosetto, collegato da remoto. Riunione riservatissima ed emergenziale per analizzare la situazione geopolitica e valutare le mosse di Donald Trump, che ignora l’Europa e tratta direttamente con Vladimir Putin sul destino dell’Ucraina. Mosse che consentono alle opposizioni di alzare i toni contro una premier dipinta come «silente», stretta tra Washington e Bruxelles, «in imbarazzo» su Kiev e sui dazi americani. Eppure, il ministro della Difesa sdrammatizza: «Non mi pare proprio che siamo in imbarazzo. A Monaco io ho avuto posizioni chiare e nette. Ha sentito qualcuno in Europa criticare il governo italiano? Nessuno lo ha fatto». Crosetto ricorda di essere stato due giorni alla Nato, di aver preso la parola tre volte e sostiene di avere «sempre riscontrato grande apprezzamento».
Per lui, un «caso Meloni» in Europa non esiste, dal momento che la premier «si sente sempre con Ursula von der Leyen» e che proprio ieri ha sentito Zelensky, per ragionare con lui di come raggiungere «una pace giusta e duratura». Ma il rapporto speciale della leader della destra italiana con Trump non è un problema, ora che il presidente telefona a Putin e taglia fuori Bruxelles dalle trattative per la tregua? «Non possono tagliarci fuori – rassicura Crosetto – sia l’Ucraina che l’Unione saranno coinvolte. La pace non può vedere come perdenti l’Europa e Kiev, perché questo indebolirebbe tutti». E c’è un altro avviso ai naviganti che il ministro mette in bottiglia: «L’Ucraina deve sedersi al tavolo della pace e perché ci arrivi più forte possibile, bisogna andare avanti con gli aiuti militari. Io parlo poco e lavoro molto per l’Italia. Per questo Europa e Ucraina apprezzano e gli Usa ci rispettano».
A Monaco il responsabile della Difesa ha parlato con l’inviato speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg, (che oggi vedrà Tajani). Al termine del colloquio, Crosetto ha affidato a X la linea concordata nel vertice di Palazzo Chigi: «Mai come oggi è importante lavorare insieme, tutti insieme e senza esclusioni, per costruire una pace duratura e senza indebolire l’Ucraina, l’Ue e la Nato». E senza indebolire né isolare il governo italiano e la sua presidente, rimasta sempre dalla parte di Zelensky e del suo popolo contro l’aggressione militare di Putin. Ma questo Crosetto pubblicamente non lo dice. «Spaccare la Nato sulla ricerca della pace in Ucraina sarebbe il regalo più grande che si può fare a Putin», è il mantra del ministro.
Il rischio che molti osservatori vedono all’orizzonte è quello di un disimpegno progressivo della Casa Bianca e della Nato sul fronte della difesa dell’Europa. Un tema, questo, che non lascia certo indifferente Crosetto, da mesi in prima linea nello spronare l’Italia (e la Commissione Ue) a investire di più per finanziare gli eserciti dei 27. «Gli Stati Uniti ridurranno l’impegno in Europa, ci lasceranno soli per concentrarsi sull’Indo Pacifico – lancia l’allarme il ministro —. Quindi toccherà a noi incrementare le spese per la difesa». La Nato ci chiede di accelerare, di arrivare entro il 2028 a investire in Difesa il 2% del Pil. Ma Trump punta al 5%, traguardo che appare per noi irraggiungibile. Qual è il suo piano, Crosetto? «Non può essere il mio piano... Deve essere il piano dell’Italia. Occorre incrementare, già da ora».Ed è ufficialmente, da ieri, anche il piano della Ue. Il via libera di Ursula von der Leyen alla possibilità di scorporare le spese per la difesa dai vincoli del Patto di Stabilità, come Giorgia Meloni ha chiesto in ogni Consiglio Ue, ha portato una ventata di sollievo a Palazzo Chigi. E ha rallegrato non poco Crosetto, che la incassa come una «grande vittoria politica e diplomatica del governo Meloni» e anche una sua vittoria personale: «È da sempre una mia vera ossessione – rivendica Crosetto —, un primo passo fondamentale, anche se non sufficiente, nella giusta direzione». L’Europa, avverte, non può permettersi di restare indietro. «Serve una difesa comune credibile, capace di proteggere i nostri cittadini e di garantire stabilità nel contesto geopolitico attuale».