Corriere della Sera, 14 febbraio 2025
Rocìo Rodriguez e San Valentino: «A Borja ho regalato il Giappone, la storia tra noi iniziò con un "vaffa"»
Rocìo Rodriguez racconta la storia d’amore con il maritoBorja Valero: «Firenze è il nostro posto nel mondo, invecchieremo qui»
«Te lo dico, niente intervista zuccherata eh. Io non ho mai festeggiato San Valentino perché odio queste feste da fare per forza. Lui poi da ieri è partito per il Giappone mentre io son rimasta a Firenze coi figli: questo viaggio in Oriente è stato il mio regalo per il suo 40esimo compleanno, lui ama viaggiare e volevo che fosse felice. Perché non sono andata con lui? Un regalo non è un boomerang, non deve tornare indietro. Era giusto che si godesse questa vacanza con gli amici».
Giornalista, mamma, jogger per passione e tifosa scatenata del Real Madrid, Rocìo Rodriguez Reina, 40 anni, è la moglie del calciatore che i tifosi della Fiorentina chiamano «sindaco».
Borja Valero infatti è diventato il simbolo di una squadra che giocava e vinceva, al punto da sfiorare i successi in Coppa Italia e Coppa Uefa. Dopo gli anni viola e la nascita di Alvaro e Lucia, «Bor» e «Ro» (così si chiamano tra di loro), spagnoli di Madrid, hanno scelto Firenze come loro posto nel mondo: «Se mi immagino noi due anziani ci vedo in giro in centro a spasso col cane. A Firenze naturalmente».
Rocìo, la prima domanda è un classico: come vi siete conosciuti con Borja?
«Grazie un’amica comune, a Madrid. Con gli amici scherzavamo facendoci gli squilli sul telefonino e a un certo punto lei ne fece uno a lui. Si creò un contatto e cominciammo a scambiarci messaggi su Messenger».
Come l’ha conquistata?
«In realtà la nostra storia iniziò con un grande vaffa…».
In che senso?
«In uno di quei messaggi lui scrisse “che taglia di reggiseno usi?”. Lo mandai a quel paese. La mia amica continuava a ripetermi “non è possibile, Borja non è così”, poi una sera lo rincontrai per caso in una discoteca. Venne da me come un cane bastonato a dirmi “non sono stato io, ero a una grigliata e mi hanno preso il telefono”. Da lì è cominciata un’altra storia e dopo una cena lo baciai. Mi piaceva la sua cresta, ma è stata una truffa perché me lo sono ritrovato pelato».
Quando ha capito che la vostra storia era davvero importante?
«A Maiorca. Lui era alla prima esperienza da professionista, ma il club non lo pagava ed eravamo nei guai. Mangiavamo riso e pollo, le gomme dell’auto erano da cambiare e sul conto avevamo 150 euro. Mi chiese di sposarci con un mazzo di fiori e un anello».
Lei espansiva e anticonformista, lui riservato. Come avete trovato il punto in comune?
«Ci siamo completati. Lui silenzioso, tranquillo e pigrone, io invece parlo, rido e corro, perché senza fare sport non so stare. Abbiamo trovato serenità».
Essere moglie di un calciatore vuol dire anche seguirlo ovunque.
«Mi sono trovata male solo in Inghilterra, ma la cosa più brutta è sempre stato salutare. Faccio amicizia facilmente ma poi finisco per piangere quando arriva il momento di andarsene».
E Firenze? Come sbocciò il vostro amore per la città?
«La prima volta scendemmo dall’aereo e fummo travolti dall’afa. Poi però ci siamo ambientati subito, Firenze è ironica, passionale. Da tempo avevamo idea di restare a viverci, ma se Borja non fosse andato a Milano forse oggi saremmo a Madrid».
Cioè?
«Quando era all’Inter lo richiamò la Fiorentina. Alvaro era al settimo cielo e noi pure. Inizialmente Borja scese da solo mentre io rimasi a Milano per preparare il trasloco. Appena arrivata a Firenze mi disse “ti devo parlare”. “Ahi” pensai, invece mi disse quello che anch’io avevo sempre pensato: “questo è il nostro posto nel mondo, è casa nostra”. Mia sorella aveva capito tutto e infatti quando le raccontai che sarei rimasta in Italia mi rispose “lo sapevo. Come ti vedo felice lì non ti ho mai vista».
Per Firenze avete rifiutato anche i milioni della Cina.
«Era il 2017, a Borja arrivò questa mega offerta. Venne a casa nostra il suo procuratore per convincerci. Tra di noi invece ci dicevamo cose diverse. A Firenze non ci mancava nulla e là neanche avremo trovato una scuola internazionale per i figli. Volevamo solo continuare a essere felici. Così dicemmo no».
Finita la carriera di Borja, è ricominciata la sua. Adesso lei è una giornalista molto conosciuta in città
«Era un patto tra di noi. Quando lo chiamarono a Maiorca mi propose di seguirlo e io lo feci, rinunciando alla collaborazione con As. Sognavo di seguire il Real come cronista, mi proposero di fare la corrispondente da Maiorca ma dissi no per il conflitto d’interessi, ma adesso posso tornare a dimostrare di poter essere una buona giornalista. In radio e in tv (lavora a Radio Bruno e Toscana Tv, ndr) mi diverto e imparo. Fortuna che avevo preso lezioni di italiano…».
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