Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  febbraio 14 Venerdì calendario

Rimini, case della diocesi per l’emergenza abitativa

Agli affitti molto alti (i prezzi del capoluogo lo pongono al quarto posto in Italia per valore delle locazioni) sommiamo la ritrosia conclamata dei proprietari nel concedere abitazioni in affitto e le 12.600 case sfitte nella provincia di Rimini sono il triste risultato di quella che si presenta come una vera emergenza abitativa.
Un problema, quello della casa, non recente ma che dopo il Covid è deflagrato in tutta la sua virulenza complice un aumento della sfiducia generalizzata nei rapporti personali. Quando a bussare ai proprietari sono infatti stranieri o famiglie con bambini, la risposta è più facilmente un “no”. Eledion Miraka, 35 anni, albanese, residente sul territorio dal 2012, da mesi è alla ricerca di un’altra abitazione perché l’attuale serve ai proprietari, ma non riesce a trovarla. «Da Rimini a Cesena sembra non ci siano appartamenti liberi». E non è una questione di soldi. Eledion e la moglie lavorano entrambi, e con un regolare contratto. «Siamo pronti anche a dare garanzie per l’affitto – assicura – ma quando sanno che siamo in sette, con quattro bambini (nel nucleo c’è anche la sorella e la figlia di 4 anni, ndr), ci dicono che hanno solo monolocali o bilocali. Quando sentono che ci sono dei bambini si rifiutano».
Anche per gli studenti universitari (il Campus di Rimini conta oltre 5.000 iscritti, la gran parte fuori sede), le richieste economiche sono esose e per gli alloggi popolari le liste d’attesa sono lunghissime ma tra domanda e offerta c’è un abisso.
L’emergenza casa è così complessa che la diocesi di Rimini l’ha assunta come uno degli impegni prioritari nell’anno Giubilare. Ed è stata al centro del recente incontro che il vescovo Nicolò Anselmi ha promosso con amministratori e politici. «Per far fronte a questo problema urgono azioni condivise con politica, amministrazioni e società civile» è convinto il direttore di Caritas diocesana, Mario Galasso. La fila delle persone in cerca di un tetto è settimanale e interminabile. L’impegno della Chiesa riminese ha una sfumatura particolare. Distingue tra la “casa con la minuscola” e la “casa con la C maiuscola”. «La prima è l’edificio fisico, la seconda una comunità accogliente e di supporto – prosegue Galasso –. L’obiettivo primario della nostra Chiesa è di fornire non solo un alloggio, ma anche un ambiente di relazioni e amore, con un accompagnamento da parte della comunità per favorire l’integrazione. Creare un ambiente di relazioni, d’amore e di fiducia che vada oltre al tetto sopra la testa, è molto importante, e può contribuire in maniera decisiva a ricomporre quella fiducia sociale che è uno dei muri con i quali ci scontriamo oggi».
Il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad e l’assessore alla Protezione sociale, Kristian Gianfreda hanno incontrato nei giorni scorsi il vescovo Anselmi, per aprire un tavolo di lavoro sul problema della casa: «È opportuno fare squadra, nelle rispettive differenze e competenze – assicura il primo cittadino – cercando di definire una strategia comune, ipotizzando anche lo strumento della fondazione, nella consapevolezza che la casa è un diritto che sta alla base della dignità della persona e della stabilità sociale».
La diocesi ha già fatto il primo passo, mettendo a disposizione alcune canoniche. E un’altra quindicina (dove il parroco non è più presente) sono pronte all’uso. Ma è pronta a rilanciare. «Abbiamo proposto ad amministratori e politici due percorsi con proposte innovative e strategie – fa sapere il direttore Caritas –. Il primo per soluzioni a breve termine, il secondo che guarda al futuro». Tra le proposte concrete: utilizzo di beni confiscati alle mafie, riconversione di alberghi dismessi in alloggi popo-lari, intermediazione della diocesi o dei comuni tra locatari e richiedenti, utilizzo temporaneo di terreni per allestire campeggi sostenibili per giovani, studenti, lavoratori e persone in difficoltà.
Il vescovo di Rimini invita le sue comunità per prime a non gettare il sasso e nascondere la mano. «Il Giubileo porta con sé un’istanza di giustizia e di fraternità sociale che non possiamo disattendere». Tradotto sul versante dell’emergenza abitativa, «chi ha due case ne metta a disposizione una, lo stesso valga per gli appartamenti».