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 2025  febbraio 14 Venerdì calendario

Cos’è la Msc E come mai Meloni non andrà

Creata oltre 60 anni fa (allora si chiamava Wehrkunde ), la Munich Security Conference (Msc) funziona ormai da tempo come una specie di Stati generali delle relazioni transatlantiche in materia di difesa. Oltre alle sessioni plenarie aperte agli invitati e alla stampa – in cui si alternano al podio capi di stato e di governo, ministri ed esperti – le stanze e i corridoi dell’Hotel Bayerischer Hof che la ospita ogni anno a febbraio offrono molte opportunità di consultazione informale al più alto livello. È stato proprio a Monaco che, nel 2007, Vladimir Putin ha pronunciato un discorso molto duro e polemico che viene considerato ancora oggi come il punto di svolta nelle relazioni della Russia con l’Occidente. Quest’anno la conferenza si svolge a pochi giorni dalle elezioni federali anticipate in Germania e, soprattutto, accoglie per la prima volta alcuni esponenti-chiave della seconda amministrazione Trump.Il tema che probabilmente dominerà i pourparler riservati fra i leader – ancor più che i discorsi e i dibattiti ufficiali – sarà il possibile contenuto del “piano” di pace per l’Ucraina annunciato da Donald Trump e in parte già discusso con Vladimir Putin. Keith Kellogg, il suo inviato speciale per il conflitto, sarà infatti a Monaco, prima di recarsi anche a Kiev. Due i punti più delicati e controversi da affrontare: i contorni specifici delle proposta di armistizio da mettere sul tavolo (quali concessioni da parte di chi, e con quali assicurazioni), e la sua eventuale messa in opera, a cominciare dalla protezione da offrire all’Ucraina contro una nuova aggressione da parte di Mosca. Gli europei temono, in parte, di essere esclusi dal negoziato vero e proprio, trovandosi di fronte a un fait accompli potenzialmente difficile da accettare; e, in parte, di doversi poi far carico non solo dei costi finanziari della ricostruzione postbellica ma anche dei rischi militari successivi al cessate il fuoco. Se i primi, pur cospicui e a lungo termine, sono tutto sommato in linea con le responsabilità della stessa Unione europea come attore regionale, i secondi costituiscono invece una sfida nella sfida, soprattutto se Washington volesse lasciarne la responsabilità principale agli europei.
Da mesi ormai, del resto, si parla – sia pure sottovoce – dell’allestimento di una forza multinazionale di diverse decine di migliaia di effettivi (con adeguato equipaggiamento e supporto logistico) da dispiegare per più anni a fianco delle forze ucraine per monitorare e tutelare l’armistizio.
Per essere davvero credibile e sostenibile, tuttavia, una tale “forza di pace” formata dai principali paesi europei dovrebbe poter contare sull’appoggio e il sostegno di Washington e/o della stessa Nato: una condizione ritenuta indispensabile sia da Kiev che dagli stessi europei, ma rispetto alla quale la posizione americana appare ancora sfuggente (e quella russa del tutto ostile).
È forse anche per la delicatissima natura di questi scenari – oltre che, magari, per il formato di esposizione mediatica “senza rete” proprio della Msc – che Giorgia Meloni ha preferito non accettare l’invito degli organizzatori. Presentata da molti (europei e non) come una possibile mediatrice fra l’America di Trump e l’Europa, la premier italiana ha probabilmente preferito “passare” anche per non mettere a rischio il fragile equilibrio che esiste all’interno della coalizione di governo sull’Ucraina.