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 2025  febbraio 13 Giovedì calendario

Nel Mediterraneo centrale +43% di arrivi


Il soccorso in mare ai tempi del decreto Piantedosi. Mentre l’Agenzia europea Frontex segnala a gennaio un aumento del 43% degli arrivi sulle coste italiane, l’ong Sos Mediterranee denuncia che l’assegnazione di porti per lo sbarco in località del Centro e del Nord Italia, introdotta dai provvedimenti del governo Meloni, hanno imposto alle navi delle varie organizzazioni umanitarie spostamenti inutili di giorni e settimane, con naufraghi già provati dai viaggi e dalle violenze dei trafficanti. Oltre che tenendo le ong lontane dalle aree di intervento. E costringendole a spese enormi di carburante. Norme che in due anni hanno costretto le ong ad allungare i viaggi per una distanza pari sette volte il giro del mondo. I provvedimenti “punitivi” dell’azione umanitaria potrebbero confliggere coi principi della Costituzione: c’è attesa per la decisione della Consulta sul ricorso presentato dalla giudice del tribunale di Brindisi che, sospendendo un fermo amministrativo comminato alla nave Ocean Viking di Sos Mediterranee, ha sollevato dubbi di legittimità costituzionale del decreto Piantedosi. A rivelarlo è Francesca Cancellaro, avvocata della ong, alla presentazione della ricerca: «Il decreto Piantedosi – spiega la legale – è una legge criminalizzante delle attività delle ong come mai si era vista. Confidiamo nella pronuncia della Corte Costituzionale, la prima udienza è a fine maggio». I dati degli effetti delle norme dei decreti Piantedosi e sui flussi vengono presentati alla sala stampa della Camera, su invito del deputato dem Matteo Orfini. La conferenza arriva nella stessa giornata in cui Frontex informa che a gennaio 2025 la rotta del Mediterraneo Centrale ha visto un aumento di attraversamenti rispetto a gennaio 2024 di 3.275 persone. Una rotta battuta soprattutto da cittadini di Bangladesh, Pakistan e Siria. L’aumento è motivato anche dal numero basso di gennaio 2024.
«Un porto lontano è un soccorso negato», denuncia Sos Mediterranee. La politica del governo, dice la ong, «ha solo un terribile effetto: svuotare ulteriormente il mare di navi di soccorso, condannando le persone in difficoltà a rimanere abbandonate». Per Orfini «è una strategia nata con l’esternalizzazione delle frontiere. Col ministro dell’Interno Marco Minniti del governo Gentiloni, ed è giusto che lo dica io, e prima con gli accordi con la Libia di Berlusconi. Per gestire i flussi – afferma Orfini – si affida il lavoro sporco ai dittatori, una violazione dei diritti per procura. Una strategia fallita con un prezzo altissimo. Il Pd ha radicalmente cambiato posizione. Servono canali regolari che evitino la quotidiana conta dei morti».
Sos Mediterranee spiega che nel 2023/24 – in cui sono annegate 4.225 persone – sono stati 26 i provvedimenti di fermo di navi con 535 giorni di fermo. E 275 mila chilometri di navigazione per raggiungere porti lontani dai salvataggi. Costatati solo alla Ocean Viking 1,3 milioni di euro in due anni. Emergency aveva già segnalato che la sua Life Support nel primo anno di attività su 40 mila chilometri percorsi, 22.600 erano per trasferimenti evitabili, costati 938 mila euro. Una «guerra alle ong come strumento fondamentale per fermare il flusso di migranti afferma la ricerca – quando i salvataggi delle ong hanno rappresentato nel biennio solo l’11% degli arrivi in Italia». Tra i principali motivi del fermo – se ripetuto c’è addirittura la confisca della nave – «c’è l’accusa di non rispettare le istruzioni della Guardia costiera libica, con 4 provvedimenti nel 2023 e 10 nel 2024». Le ong sono state paradossalmente accusate di «mettere in pericolo i sopravvissuti non seguendo le indicazioni» dei libici. L’Onu «ha identificato la Guardia costiera libica come collusa con i trafficanti». Fermi anche per sanzionare i salvataggi multipli «non procedendo senza indugio al porto assegnato». «Come quando la Ocean Viking modificò la rotta di ritorno di 15 miglia – dice la direttrice di Sos Mediterranee Valeria Taurino – per la segnalazione di una barca in pericolo, arrivando peraltro nel giorno previsto».