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 2025  febbraio 13 Giovedì calendario

Fine vita, la Toscana allarmai partiti


C’è chi parla di inerzia della maggioranza, chi di stallo, chi di palude. Chi invece, più ottimisticamente, dice di vedere per la prima volta un metodo di lavoro sul tema delicatissimo del fine vita, basato sul confronto e sull’ascolto. Sta di fatto che, per capire se davvero l’approvazione di una legge in materia da parte della Toscana – primo caso in Italia – abbia accelerato il lavoro del Parlamento per arrivare a una legislazione nazionale, occorrerà aspettare fine mese. Questo infatti è il tempo che si sono dati i due relatori Pierantonio Zanettin (FI) e Ignazio Zullo (FdI) per sottoporre al comitato ristretto delle Commissioni Sanità e Giustizia del Senato, impegnate da tempo nelle audizioni, un testo che possa fare sintesi delle diverse posizioni dei partiti. Dopo il ciclo di audizioni che ha impegnato le commissioni da maggio a novembre, il 3 dicembre scorso è stato istituito il comitato ristretto chiamato a redigere un testo base rispetto ai cinque ddl presentati. Ma adesso che la Toscana ha approvato una legge con cui si stabiliscono procedure e tempi per il suicidio assistito, in Parlamento il tema torna al centro del dibattito.
«Finalmente questo comitato sembra darsi un metodo di lavoro – dice la pentastellata Mariolina Castellone – basato sulla linea da seguire tracciata dalla Consulta. I due relatori entro fine febbraio presenteranno un testo che dovrebbe essere la sintesi dei diversi disegni di legge depositati». La vicepresidente del Senato non ci sta a sentir parlare di stallo a Palazzo Madama: «È un anno che stiamo lavorando sul tema» della morte volontaria medicalmente assistita, «speriamo che anche l’approvazione della legge in Toscana faccia capire al Parlamento che serve unitarietà e non che ogni Regione faccia la sua».
All’esame delle commissioni Sanità e Giustizia, infatti, ci sono cinque disegni di legge (ddl 65-104-124-570-1083) presentati da maggioranza e opposizione nella legislazione corrente. Ipotesi di legge su cui ora si dovrà fare sintesi per arrivare a un testo base da cui iniziare a ragionare. «Sarebbe un messaggio molto bello se alla fine il Parlamento approvasse un testo di larga condivisione per dare certezza ai casi – pochi – in cui esiste la non punibilità così come definita dalla Corte costituzionale, perché altrimenti il rischio è il far west»: il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo parla dell’appuntamento di fine febbraio – la prossima convocazione del comitato ristretto delle due commissioni – come del «momento in cui si dovrà necessariamente fare sintesi, perché questo non è un tema da ideologia, le ideologie vanno superate». Il relatore parla di un «dialogo proficuo che continua», convinto di aver impostato il confronto dando importanza al ruolo dei commissari, «noi siamo diametralmente opposti all’impostazione del Pd, che vuole un testo su cui iniziare la discussione: abbiamo capovolto il punto di vista rimettendo tutti i diversi aspetti al confronto, e alla fine da questo confronto si costruisce la sintesi. Il Pd invece continua a strumentalizzare temi sensibili in nome di un’ideologia laicista». Di poche parole l’altro relatore, il forzista Pierantonio Zanettin: «Ci stiamo lavorando. Posso solo dire che c’è il tentativo serio di arrivare a un testo che possa avere una maggioranza ampia nelle aule del Parlamento».
Parla invece di «palude» il democratico Alfredo Bazoli, primo firmatario di un testo che ha trovato amplissima condivisione nell’opposizione. «Non vediamo sussulti del centrodestra», anche dopo l’approvazione della legge in Toscana, legge che «è figlia della nostra inerzia, visto che dopo la Consulta le Regioni si trovano a dover rispondere in assenza di una legge nazionale. Non possiamo pensare però che ci siano venti discipline diverse in materia. Il Parlamento si assuma le sue responsabilità». Anche ieri nel comitato ristretto «non hanno portato al-cuna ipotesi concreta di testo, nonostante il campanello d’allarme arrivato dalla Toscana». Avere un Parlamento «sostanzialmente inerte», prosegue, è un danno per tutti, perché «l’assenza di disciplina non garantisce nessuno, tanto meno i fragili che avrebbero bisogno di una disciplina rigorosa».
La delicatezza del tema impone equilibrio e la necessità di allontanare il rischio di contrapporre posizioni ideologiche, aggiunge la senatrice leghista Erika Stefani, per cui ieri nel comitato ristretto «si è iniziato un dialogo, ma qui non è una questione di inserire un inciso o un altro, una declinazione piuttosto che un’altra. C’è la necessità di interpretare i segni del tempo, ma bisogna capire se si riesce a farlo con equilibrio». Anche per lei la decisione della Toscana è «preoccupante, perché finché il Parlamento non dà un’indicazione chiara si rischia la corsa in avanti delle Regioni, ognuna in un modo diverso, però». E sulla posizione della Lega c’è altrettanta fermezza: «Ogni meccanismo eutanasico è da evitare».