Libero, 12 febbraio 2025
Un’umiliante discussione di laurea da remoto
Milano, luglio 2021. Si può cancellare la reputazione di una persona con un solo click? Per il protagonista della vicenda che vi stiamo per raccontare la risposta è sì. A Milano splende il sole e, all’interno dell’aula dell’Università Statale, c’è un giovane studente di giurisprudenza che sta esponendo la sua tesi di laurea. È trascorso poco più di un anno dallo scoppio della pandemia e il mondo è cambiato così come sono cambiati i modi di vivere di tutti gli italiani. Ai tempi del Covid, il proseguimento della propria vita sociale e lavorativa viene garantito da una buona connessione internet e da qualsiasi tipo di dispositivo elettronico. Smart working, web meeting, call, lezioni telematiche, riunioni in streaming, colloqui online. E a far ricorso ad alcuni di questi strumenti sono anche le università. Nonostante le numerose regole di distanziamento in vigore in quel periodo, il giovane (di cui manteniamo l’anonimato per questioni di privacy) può godere del privilegio di laurearsi in modalità mista, ovvero esporre il suo elaborato davanti a un numero molto ristretto di persone mentre tutti gli altri possono vederlo via streaming. La discussione avviene dunque in presenza del candidato, dei genitori e del fotografo incaricato di immortale quegli importanti e indelebili istanti di felicità. Connessi da casa invece ci sono amici, familiari, colleghi e perfino il datore di lavoro del ragazzo, ma anche sconosciuti che, grazie alla tecnologia, possono assistere alla discussione di laurea, connettendosi semplicemente al link indicato sul sito dell’università. Di quell’invito “generalizzato” però lo studente si pente poco dopo, quando, per un errore umano/tecnologico, ancora da accertare in sede civile, non sono viene trasmessa in diretta l’esposizione dell’elaborato ma anche la valutazione e discussione in camera di consiglio del corpo docente che invece doveva essere segreta e riservata. Giovanni (nome di fantasia), una volta uscito dall’aula, riceve l’amara e triste notizia: amici, parenti, colleghi e persino il capo avevano udito tutti i commenti dei professori, persino i giudizi più severi e meno lusinghieri. Il giovane neolaureato incassa il colpo con un certo sconforto ma subito dopo decide di citare in giudizio l’ateneo milanese per violazione del regolamento universitario sul diritto alla riservatezza degli studenti. Infatti, l’art. 20 comma 12 del regolamento didattico della Statale dispone che la decisione di voto debba avvenire senza la presenza dello studente o di estranei. Insomma, nell’era delle connessioni e dei social, basta poco, anzi, un solo e semplice click a rovinare la reputazione, le relazioni, il lavoro, la rispettabilità e, talvolta, uno dei giorni più belli della vita.