Corriere della Sera, 11 febbraio 2025
Come sta papa Francesco
A raccontare come sta è lui stesso: «Sono malato, ho una bronchite, abito qui e non posso uscire». Papa Francesco lo ha spiegato al rettore della grande moschea di Parigi, ricevuto ieri mattina in una sala di Casa Santa Marta. Nelle immagini dell’udienza privata, Bergoglio ha l’aria stanca, gli occhi cerchiati, la voce un po’ affannata, il viso gonfio di chi si sottopone a una terapia cortisonica per respirare meglio. Eppure Francesco non rinuncia agli impegni quotidiani, anche ieri sette udienze gli hanno riempito metà giornata, l’unica differenza rispetto al solito è che ha ricevuto le persone nell’albergo vaticano dove vive anziché nel palazzo apostolico, come già aveva fatto nel fine settimana.
Va avanti così da tempo. Domenica, durante la messa in piazza San Pietro, ha interrotto la lettura dell’omelia «per difficoltà nel respiro». Anche nell’udienza generale di mercoledì scorso aveva rinunciato a pronunciare la catechesi, affidandola a un collaboratore. I mesi freddi sono i più difficili, è il secondo inverno che Francesco passa tra influenze, raffreddamenti e bronchiti. I problemi respiratori si sono ripetuti con frequenza sempre maggiore da quando, il 29 marzo 2023, il Papa si sentì male dopo un’udienza generale e venne ricoverato d’urgenza al Gemelli. Lo stesso Francesco rivelò più tardi che si era trattato di «una polmonite acuta e forte, nella parte bassa dei polmoni». Ridendo, raccontò di aver pensato a quello che una volta «un vecchietto» gli aveva detto: «Padre, io la morte l’ho vista venire, ed è brutta eh!».
Era il secondo ricovero, dopo quello del 4 luglio 2021 per un’occlusione intestinale. Il terzo, un paio di mesi dopo la polmonite, avvenne il 7 giugno 2023 per un’altra operazione all’intestino. Ma Bergoglio è andato avanti, con buona pace delle voci ricorrenti di dimissioni: «Se stiamo a sentire il chiacchiericcio, beh, bisognerebbe cambiare Papa ogni sei mesi».
Come già Paolo VI, all’inizio del pontificato ha firmato una lettera di dimissioni in caso di «impedimento medico» improvviso, come ad esempio un ictus, ma è un’eventualità diversa rispetto alla rinuncia di Ratzinger. Certo Benedetto XVI «ha aperto la strada» ma due anni fa, parlando ai gesuiti in Congo, Bergoglio è stato chiaro: «Io credo che il ministero del Papa sia ad vitam», e del resto nella Bibbia «il ministero dei grandi patriarchi è sempre a vita». Non saranno gli acciacchi dell’età a fermarlo: «Si governa con la testa, non con le gambe». In Vaticano si ripete che non ci sono motivi particolari di preoccupazione, e non potrebbe essere altrimenti. Da tempo immemorabile, l’ironia curiale ha formulato la massima per la quale «il Papa sta bene finché non è morto». Gli acciacchi, tuttavia, si sono infittiti, come d’altronde è normale in un uomo che a dicembre ha compiuto 88 anni. Prima di Natale è comparso un apparecchio acustico. Il dolore al ginocchio, una gonartrosi, lo costringe a muoversi quasi sempre in sedia a rotelle. Talvolta fa qualche passo col bastone, ma tra dicembre e gennaio è caduto due volte, procurandosi una contusione al mento e un’altra al braccio. Così si muove poco e il fisico si è appesantito, il che non aiuta la respirazione.
Francesco non è un paziente facile. Da tre anni non ha più un medico personale. L’ultimo «archiatra», il professor Roberto Bernabei, venne nominato nel 2021 ma il rapporto si è interrotto l’anno successivo. Bergoglio ha voluto accanto a sé un infermiere, Massimiliano Strappetti. Secondo le necessità, lo seguono i medici specialisti del Gemelli. Ma il Papa tende a non dare retta a chi gli consiglia un po’ di riposo.