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 2025  febbraio 10 Lunedì calendario

La svolta della Toscana prima regione a dire sì a una legge sul fine vita

FIRENZE – Ieri sera facevano ancora i calcoli, per essere sicuri di reggere alla prova del consiglio. Per la maggioranza servono 21 voti e se conteggi e riconteggi del Pd verranno confermati in aula, quelli a favore saranno 25. La Toscana diventerà così la prima regione italiana ad avere una legge sul fine vita.
Nel 2019 la Corte Costituzionale ha riconosciuto la legittimità dell’aiuto al suicidio medicalmente assistito e ha chiesto che venisse scritta una norma. Il Parlamento è rimasto immobile, con i partiti incapaci di arrivare a un testo comune, così hanno provato a legiferare le Regioni. In Liguria e Piemonte, però, non si è nemmeno arrivati alla discussione del testo, bloccato dall’approvazione di una pregiudiziale di costituzionalità da parte del consiglio, la Sardegna sta ancora lavorando e in Veneto è saltato tutto a un passo dal via libera. Il 16 gennaio 2024 il voto è finito in pareggio: 25 favorevoli, 25 contrari. Il centrodestra che sostiene Luca Zaia, personalmente favorevole alla norma, si è spaccato e il centrosinistra ha dato il colpo di grazia. La consigliera cattolica del Pd Anna Maria Bigon, poi revocata dal ruolo di vice dei Dem di Verona, si è astenuta senza uscire dall’aula, cosa che avrebbe abbassato il quorum e fatto approvare la legge.
Anche in Toscana c’è qualche timore sul ruolo dei cattolici del Pd, due dei quali potrebbero astenersi,ma grazie al campo largo non dovrebbero esserci problemi. Italia Viva e Cinquestelle, quattro consiglieri in tutto, voteranno coi democratici. Ci si aspetta anche il sì del presidente Eugenio Giani, che non si è ancora espresso, ma seguirà la linea del suo Pd, dal quale aspetta il via libera per il secondo mandato. La Lega, invece, ha lasciato libertà di voto (un consigliere potrebbe votare a favore), mentre FdI è contraria. «La Toscana diventerà la Svizzera d’Italia», urlano intanto i Pro vita, mentre i vescovi hanno scelto una linea meno pesante: «In un momento di crisi del sistema sanitario regionale si pensa alla redazione di “leggi simbolo”», hanno detto. Per loro bisognerebbe dare la precedenza all’impegno sulle cure palliative, e alla «valorizzazione di ogni sforzo di accompagnamento e di sostegno alla fragilità».
Il Nazareno osserva con attenzione quello che succede a Firenze. La legge che potrebbe essere approvata questa sera o al limite domani è definita procedurale. Cioè, detta tempi e modi dell’attuazione di un diritto già riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Il suicidio assistito dal 2019 è stato eseguito 4 volte in Italia, una ad Ancona, due a Trieste e una a Pisa. La Consulta ha sancito che il medico che lo pratica non èperseguibile penalmente se ci sono quattro condizioni: il malato è colpito da una patologia irreversibile, riceve trattamenti di sostegno vitale (anche farmacologici, ha poi chiarito la stessa Corte Costituzionale), accusa sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili, è in grado esprimere il suo libero consenso. A causa della stasi del Parlamento è rimasto un vuoto nelle procedure e i tempi della risposta a chi fa istanza per accedere al suicidio assistito non sono certi. Proprio su questo si muove la Toscana. La maggioranza è partita dalla proposta di legge di iniziativa popolare dell’associazione Coscioni. «Abbiamo sottoposto la stessa norma a tutte le Regioni – dice l’avvocato Gianni Baldini, tra i firmatari del testo – La Toscana ha svolto un’istruttoria di otto mesi, in parte integrando la proposta originaria, anche con richiami al valore della dignità della vita». Nel testo che arriva in aula, ci sono tre indicazioni principali. Intanto si detta il termine entro il quale la Asl deve rispondere all’istanza del malato: 30 giorni. E se si accerta l’esistenza dei requisiti, la prestazione medica che comporta il suicidio medicalmente assistito va assicurata entro sette giorni. Poi si dice che le Asl pagano il farmaco (costa circa 35 euro) e mettono a disposizione il personale sanitario (sempre che il paziente non abbia un medico di sua fiducia), assicurando comunque l’obiezione di coscienza. Infine indicano i profili professionali dei membri della commissione che con il comitato etico locale valuta l’istanza del cittadino.
«Vogliamo fare chiarezza su procedure, modi e tempi che oggi ognuno affronta a modo proprio. Da cattolico dico che in uno Stato laico come il nostro debba esserci lo spazio di una mediazione legislativa a tutela di ciascun individuo e di ciascun orientamento», dice Antonio Mazzeo, presidente Pd del consiglio regionale.