Corriere della Sera, 10 febbraio 2025
Venditori a loro insaputa: i casi Di Maio, Fazio, Venier
La tecnica del «finto maresciallo» per truffare al telefono gli anziani non era dunque l’ultima frontiera della disonestà. Anzi. Il salto di qualità ormai appare evidente: cambiano i bersagli (ora petrolieri, stilisti, ricchi industriali), gli strumenti usati (prevalentemente il web) e così pure il livello dei truffatori. La tecnica del «finto ministro Crosetto», realizzata non si sa ancora se grazie all’intelligenza artificiale oppure a un bravo imitatore telefonico, è solo l’ultimo caso che ha visto all’opera una banda di razziatori senza scrupoli ancora non identificata. Alcuni esempi? L’ex ministro degli Esteri e oggi rappresentante speciale Ue per il Golfo Persico, Luigi Di Maio, già M5S, ha da poco denunciato su Instagram un «possibile tentativo di truffa» partito da un finto account che si spaccia per lui. «Negli ultimi giorni – avverte Di Maio sul suo profilo personale – diverse persone hanno ricevuto email a mia firma. Nel testo viene richiesto di comunicare informazioni personali o di scaricare allegati». E si appella ai follower: «Consiglio di non rispondere a nessuna di queste richieste, di non fornire alcun dato e tantomeno scaricare allegati. Sono già in contatto con le autorità competenti per sporgere denuncia».
E a dicembre scorso, in soccorso del capo dello Stato Sergio Mattarella e della premier Giorgia Meloni, è dovuta intervenire perfino la Consob, che ha oscurato sei siti web che utilizzavano la tecnica del deepfake, ossia immagini e video che mediante l’utilizzo di software di intelligenza artificiale simulavano contenuti autentici da attribuire agli (ignari) personaggi celebri. Così, falsi video in cui compariva la presidente del Consiglio promettevano un guadagno di 50 mila euro investendone appena 250. Il tutto con la garanzia del governo e della (inesistente) Banca Nazionale d’Italia. Il motto? «In 7 ore vi fa uscire dalla povertà».
Frodi informatiche che sfruttano i volti noti per fare nuove vittime: ma prima dei politici, usati negli ultimissimi tempi come esca, è toccato a vari personaggi dello spettacolo. Un anno fa Fabio Fazio, il conduttore di Che tempo che fa su Nove, si vide costretto ad intervenire via social per mettere in guardia i cittadini: «Compaiono sempre più spesso miei video con una voce verosimile, evidentemente alterata, presumo da intelligenza artificiale, in cui io sponsorizzo prodotti finanziari. Attenzione, sono tutte bufale, tutte truffe, tutti fake. Statene alla larga, presenterò denuncia alla polizia postale». E ancora: false interviste, create con l’IA, nelle quali Piero Ferrari, figlio di Enzo (il mitico Drake, fondatore della casa di Maranello) compariva, a sua insaputa, per proporre investimenti ad alto rischio e facendosi da garante per incassi super. Stesso problema per Alessia Marcuzzi, Jovanotti, Mara Venier: addirittura la conduttrice Rai di Domenica in si è vista costretta a più riprese negli ultimi anni a sporgere denuncia perché la sua immagine – insieme a quella di Elon Musk – veniva utilizzata per promuovere investimenti in bitcoin e prodotti dimagranti. Si salvi chi può.