il Fatto Quotidiano, 8 febbraio 2025
L’asilo serale per “liberare” i genitori
Vite sociali azzerate. See-il-teatro-ma-non-riusciamo-più-neanche-col-cine-di-pomeriggio. Cenette romantiche guai a ipotizzarle. Uscite, locali, il pub sotto casa: miraggi. Neogenitori trentenni (però l’età conta un fico) tappati in casa coi cartoni di Peppa Pig e la smart-tv sempre in modalità “parent control”. Mamme che rinunciano all’ape con le amiche, babbi che saltano il calcetto da mesi: entrambi “ostaggi” delle piccole pesti (che forse manco lo sono, sono i bimbi più tranquilli del mondo ma il risultato è lo stesso) che monopolizzano il tempo e anche l’attenzione. Certo, ci sono le baby-sitter, ma costano parecchio. Oppure viva i nonni, anche se mica tutti han la fortuna. E se, invece, l’asilo fosse aperto anche dopo cena?
A Genova è così. Quantomeno in via sperimentale, quantomeno alla materna Yo-yo, quantomeno per San Valentino. “Asilo di sera”, si chiama a scanso di equivoci il progetto che ha già incamerato il sostegno del Comune ligure e della compagnia di San Paolo (che, per il momento, ossia fino ad aprile,copre le spese per cui, udite udite, in questa fase è anche gratuito) e che è nato da un’idea di Stradanuova teatro centrale.
Funziona in questo modo: cancelli aperti (su prenotazione, obbligatoria) dalle 19 alle 23; i bambini devono arrivare «già mangiati» (come ironicamente fa notare il sito web) perché non è prevista la somministrazione di alcun pasto; ogni serata ospita al massimo dieci piccoli che saranno seguiti (si parte, appunto, venerdì prossimo che è il 14 febbraio) dalle educatrici professioniste di una coop (la Tagersmutter arcobaleno).
È diverso dal classico servizio di babysitteraggio perché i diretti interessati (che hanno tra i tre e i sei anni) potranno stare assieme, giocare, relazionarsi e non passeranno ore davanti a uno schermo ad aspettare che mamma e papà tornino a casa. Al momento dell’iscrizione, i genitori dovranno far sapere dove intendono trascorrere la serata “di libertà” (per poter partecipare al programma tocca scegliere tra le opzioni e i locali in convenzione): se a guardare un film o al ristorante. È per lo più un’esigenza pratica, in caso di necessità devono essere rintracciabili.
«Ci siamo accorti», spiega Michele De Negri che è il referente di questo progetto per Stadanuova (dove peraltro vanno in scena spettacoli e stand-up comedy con un pubblico che spazia tra i trenta e i quarantenni: molti dei quali hanno stuzzicato la proposta, guarda il caso), «che molte coppie coi figli piccoli hanno progressivamente rinunciato a concedersi qualche ora solo per loro. Passare un paio di ore fuori la sera spesso comporta, oltre a un’organizzazione pratica, anche una spesa aggiuntiva che non tutti possono permettersi».
Fa bene a tutti, date retta. Serve staccare, come in ogni cosa. Serve riservarsi quell’angolino di tempo “per adulti tra adulti” tra l’ennesimo balletto di Babyshark e la favola della buonanotte (irrinunciabile). Serve al punto che l’esempio genovese non è l’unico: di iniziative ed esperienze del genere, in Italia, ne sono sorti parecchi (alcuni anche tempo fa, all’asilo comunale La farfalla magica di Goito, in provincia di Mantova, le prime adesioni sono arrivate addirittura nel 2017).
In massima parte, quasi sempre, sono asili nido che accolgono i piccolissimi (tra zero e tre anni) quelli che tengono aperto anche la sera e, ancora in maggioranza, lo fanno solo nei fine settimana: gli orari cambiano da posto a posto, difficilmente si superano le 23, raramente si anticipano le 19 e, per lo più, si tratta di gestioni affidate a cooperative (le strutture invece possono essere sia pubbliche che private).
Monza, Siracusa, Salerno, Bergamo (ora anche Genova): le città che si sono cimentate in questo servizio modernissimo sono tante. A Milano e nel Lecchese le due sedi della scuola Dadà sono disponibili «su richiesta per il notturno o, una volta al mese, per il serale»; al Folli folletti di Trieste (che già resta in attività ogni giorno fino alle 20) è garantito un accesso h24; a Cesano Boscone, nell’hinterland meneghino, dall’anno scorso è attivo il piano “Stasera esco anche io” che offre la cena a trenta bimbi con meno di sei anni (il venerdì) in modo che i loro genitori possano andare a mangiare fuori; a Cunardo, vicino a Varese, il progetto ha un nome diverso (“Mamma, papà, stasera esco”), ma il concetto è identico. Grandi città o piccoli Comuni, funziona ovunque. A dimostrazione.