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 2025  febbraio 08 Sabato calendario

La Cina invecchia troppo rapidamente

Più vecchi che ricchi, ma anche più soli e spesso in precarie condizioni di salute. I cinesi vivono una situazione che non ha uguali per dimensioni e problematiche in Asia e nel mondo, connessa con un invecchiamento accelerato della popolazione che è oggi una sfida titanica per le autorità ma rischia di diventare un’emergenza annunciata.
Le sue coordinate? Sono le Nazioni Unite a indicare che entro la metà del secolo i cinesi di 65 anni e oltre saranno 366 milioni contro i 176 milioni del 2019: numeri che per i sessantenni risultano rispettivamente di 254 e 402 milioni proiettati al 2040. Quest’ultimo dato equivalente al 28 per cento della popolazione complessiva (contro il 12,4 per cento del 2010), aggravato da una contrazione della popolazione già avviata per l’insufficiente ricambio demografico provocato da nascite insufficienti a pareggiare i decessi e un allungamento della durata della vita media. Un invecchiamento accelerato della popolazione che solleva legittime preoccupazioni riguardo salute e benessere degli adulti anziani e la “tenuta” del sistema di prevenzione e cura. In mancanza di un adeguamento, salute precaria e disabilità non potranno che aggravarsi.
Le famiglie sono tradizionalmente chiamate a occuparsi degli adulti più anziani ma il rapido sviluppo economico e l’urbanizzazione hanno diviso milioni di nuclei familiari, lasciando in modo crescente alla cura dell’assistenza pubblica genitori in età avanzata che spesso non hanno mezzi finanziari per provvedere autonomamente e in modo adeguato alle proprie necessità.
Lo dimostra la crescente incidenza di malattie croniche che già ora rappresentano l’80 per cento dei decessi fra gli ultrasessantenni. La prevalenza di ischemia coronarica, ictus, malattie polmonari croniche, e diabete di tipo 2, incentivata spesso da fumo, consumo di alcool, sedentarietà e dieta inadeguata.
Questo forte cambiamento demografico presenta sfide inedite ma anche opportunità per uno sviluppo socio-sanitario e del sistema di assitenza pubblica, in particolare chiede la formazione di un sistema integrato che affronti le necessità della popolazione in età più avanzata, garantendo le stesse possibilità di accesso alle cure a tutti e in ogni regione del Paese.
Esperti indicano che per affrontare le necessità di cura risultato di analisi e ricerche epidemiologiche aggiornate e dettagliate occorre un sistema medico-sanitario adeguato, serve una comprensione delle necessità uniche e in evoluzione degli anziani a confronto con gli standard internazionali. Infine occorre che si accolgano cambiamenti pragmatici nella prevenzione e nel trattamento di condizioni croniche fra gli anziani e nell’addestramento di chi è chiamato a garantire la loro salute.
La Repubbica popolare cinese si sta preparando da tempo all’invecchiamento drammatico della popolazione e alla transizione da una prevalenza tra gli anziani di malattie trasmissibili a quelle non trasmissibili, puntando su frontiere in parte finora nuove dell’assistenza medico-sanitaria che riguardano nutrizione, fumo, cognitività, salute cardiovascolare, difficoltà sensorie e diabete, come pure riguardo alla preparazione di una forza lavoro che sia messa in grado di rispondere efficacemente ai servizi necessari per gli adulti anziani.
Per questo, all’interno e all’estero, si sono diffusi studi specifici, indagini a livello nazionale, sperimentazioni, revisione delle pratiche e analisi predittive usando la regressione multipla. Strumenti da sviluppare ma anche da confrontare e integrare con esperienze già presenti o da poco avviate. La sfida per garantire alla popolazione anziana la soddisfazione delle necessità primarie rappresenta anche una sfida contro la discriminazione su base geografica e di genere. Le difficoltà sofferte sul piano della salute dagli anziani nelle contee più povere evidenziano un divario reale con le aree più sviluppate dove maggiore è il sostegno pubblico. Ad esempio, alla denuncia relativa alla metà della popolazione rurale ultra-45enne in cattive condizioni di salute nel 2011-2012 a causa dell’uso estensivo di acqua superficiale rispetto a quella di acquedotto in presenza di un sistema fognario rudimentale si contrapponeva il dato del nove per cento nelle contee urbane più benestanti. Lo stesso valeva e in parte ancora vale per la disponibilità di cibo di quantità e soprattutto qualità adeguata disponibile per gli anziani.
D’altra parte, la vita nei grandi centri urbani espone gli anziani a maggiore rischio biologico che si riflette su rischi cardiovascolari, metabolici e infiammatori incrementati da inquinamento, sovraffollamento e minore attività fisica, con un declino cognitivo accelerato nel momento in cui età o condizioni di salute costringono a minore attività fisica e partecipazione sociale. Per i ricercatori è una situazione che trova origine anche nell’elevata densità di popolazione e negli spazi ristretti in cui l’anziano si ritrova a vivere, anche per i costi elevati imposti nelle città.
Studi specifici evidenziano anche un ampio divario nelle capacità cognitive tra anziani di sesso diverso, spiegabile in buona parte con la diversa possibilità di accesso all’istruzione, soprattutto nelle comunità più povere. Depressione, dolori di varia natura e ipertensione sono denunciati maggiormente dalla parte femminile di questo settore della popolazione anziana. Il gap educativo, esemplificato dai dati del 2011 che indicavano il 40 per cento di donne oltre i 45 anni prive di istruzione rispetto al 13 per cento degli uomini, ha come riflesso i maggiori problemi individuati fra la popolazione femminile anziana rispetto alla componente maschile. Ci sono poi altri elementi che complicano la già complessa valutazione del solo piano medico- sanitario o ambientale. Molti anziani infatti non hanno scelta e devono restare loro malgrado in attività per garantirsi il sostentamento e le cure. Quello dell’assistenza, in termini generali e specifici è un punto debole del sistema-Cina, che ha prima creato le basi per la crisi demografica attuale con decenni di “politica del figlio unico” e poi ha associato minori benefici a una economia in rallentamento (ufficialmente, “in ristrutturazione”).
Per generazioni la popolazione anziana ha potuto contare sulla pietà filiale per il proprio benessere, ma con il cambiamento della sensibilità sociale, la crescita economica e anche per gli effetti distorsivi della “politica del figlio unico” questo sistema è prossimo al collasso. Sempre più anziani solo lasciati soli a contare su risorse proprie o sulle pensioni statali, oltre che su servizi che siano di livello adeguato ma accessibili. Questo in una realtà pubblica a sua volta in evoluzione.
La preoccupazione è diffusa e non coinvolge solo la vita degli anziani usciti dal mondo del lavoro ma sempre più riguarda coloro che, oggi in attività, affrontano rinunce per pagare una pensione il cui futuro potrebbe essere incerto. Secondo stime dell’Accademia cinese delle Scienze sociali, pubblicate nel 2019 (quindi prima di un tempo in cui l’economia ha subìto una forte contrazione), il fondo pensione pubblico potrebbe svuotarsi entro il 2035. Una conseguenza potrebbe essere l’innalzamento dell’età pensionabile dai 60 anni attuali per gli uomini e 50-55 per le donne secondo le attività di impiego. Non resta molto tempo per una ristrutturazione che eviti conseguenze diffuse e dolorose per gli anziani che del “miracolo cinese” sono stati elemento essenziale. I segnali di disagio non mancano e fra gli economisti c’è chi parla di potenziale crisi umanitaria entro un quarto di secolo se non ci sarà una ristrutturazione pesante del sistema-Paese e un reindirizzamento degli obiettivi dalla crescita accelerata al welfare, dall’uso dei benefici della produzione e dagli investimenti verso l’estero (con l’enorme spesa militare) a migliori servizi per la popolazione.