Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  febbraio 08 Sabato calendario

Il film sul porno vietato ai minori di 14 anni

Diva futura, in sala dallo scorso giovedì, è stato vietato ai minori di 14 anni. Il film di Giulia Steigerwalt racconta ascesa e caduta dell’agenzia di Riccardo Schicchi che negli anni Ottanta e Novanta ha rivoluzionato la cultura di massa, trasformando l’utopia dell’amore libero nel fenomeno porno, lanciando Eva Henger, Moana Pozzi e Ilona Staller. I produttori lo avevano valutato come “non adatto ai minori di dieci anni” ma la Commissione classificazione, nominata con decreto dal ministro della cultura, ha dato un altro (vincolante) parere. «Non ce lo aspettavamo – dice Steigerwalt – e soprattutto la motivazione ci lascia perplessi. Sembra non si siano comprese le tematiche critiche affrontate dal film».Nel documento recapitato ai produttori Groenlandia e Piper Film «si scrive che la pornografia viene rappresentata nel film come un modo semplice per ottenere successo e guadagnare soldi, omettendo qualsiasi accezione negativa – racconta Steigerwalt – con il rischio così di influenzare il pubblico di età minore di 14 anni, che è privo degli strumenti critici necessari per comprendere la complessità del fenomeno». E invece «l’intento e il senso di Diva Futura sono l’opposto. È un film che parte in maniera leggera, nel senso di raccontare in modo pop l’inizio di una rivoluzione di costume che c’è stata in Italia. Ma poi si concentra sul chiedersi: perché associare necessariamente la violenza con l’erotismo e la pornografia? Perché non prendere atto che la pornografia è il secondo mercato dell’intrattenimento? I dati ci dicono che i ragazzi hanno il primo contatto con la pornografia a dodici anni, e che per il 90 per cento la pornografia è violenta. Questo significa che insistiamo nel richiedere ai più giovani un’identificazione con un immaginario erotico associato alla violenza. E invece Diva Futura racconta di una persona, Schicchi, che combatteva questa associazione». Steigerwalt, che guida una sezione di Groenlandia dedicata a registe e storie femminili, racconta che «alle anteprime sono venute in tante a farmi i complimenti, genitori di adolescenti che ribadivano quanto fosse importante affrontare il tema del consenso».Ed era proprio questo, secondo la regista, il principio cardine dell’attività di Schicchi, che si è opposto, fallendo, alla deriva violenta del porno: «Il film non s’interroga sul fatto se sia giusto o meno fare porno, dà invece un giudizio chiaro sul fatto che in questa industria spesso il consenso non venga considerato. Quando invece è alla base di tutto e resta fonamentale nel dibattito sulla violenza contro le donne».Quanto alla descrizione del porno come strumento di ricchezza facile, sottolinea l’autrice, «nessuno di loro è diventato ricco o ha avuto una carriera trionfante. La parabola è stata breve, lo stigma forte. Schicchi è morto in condizioni economiche modeste, investiva tutto negli spettacoli con l’illusione di fare arte. Le attrici in molti casi si sono pentite. Eva Henger ha dichiarato di aver fatto un grande errore, Cicciolina ha avuto enormi problemi familiari, Moana Pozzi negli ultimi anni cercava di proporsi in un’altra veste, aveva capito che quella strada le aveva chiuso altre opportunità».Il film racconta la guerra mediatica fatta a Diva Futura, le incursioni delle forze dell’ordine, lo stigma del porno come recinto dal quale era impossibile uscire. «Ora questo stigma sembra colpisca il film: solo perché parla di pornografia viene considerato inappropriato, indipendentemente dal suo messaggio». Del resto non è il porno il centro della storia, «è solo un’arena per affrontare certi temi. Ci sono film che non parlano esplicitamente di pornografia ma contengono scene e messaggi molto più maschilisti e problematici, eppure passano inosservati. Diva Futuraviene censurato solo perché affronta il tema del porno». E, ribadisce, lo fa con uno sguardo femminile: «Vedo una tendenza a tornare indietro su alcuni valori, del resto il #MeToo non ha veramente fatto breccia nel nostro Paese. Percepisco una grande ipocrisia nella nostra società: abbiamo un’industria porno enorme ma si fa finta che non esista. Si parla tanto di temi come la questione di genere ma quando un film la affronta in maniera dritta, con un messaggio dalla parte delle donne, il senso viene travisato. Rifiuto il giudizio che mi è stato dato e invito le donne a vedere il lungometraggio perché si sentiranno rappresentate nel loro sentito, in situazioni di mortificazione, sopraffazione che riguardano il quotidiano di tutte noi, non solo il mondo in cui è ambientato».Negli ultimi anni la classificazione che vieta i film ai minori di 14 anni ha riguardato pochi titoli, legata soprattutto a scene di violenza. La scuola cattolica di Stefano Mordini, sul massacro del Circeo, era stato vietato ai 18 invece che ai 14, decisione annullata dal Tar del Lazio, come pure è stato accolto, nel 2022, il ricorso dei produttori di Una femmina di Francesco Costabile, contro il divieto ai 14. Steigerwalt: «Stiamo valutando con i produttori se procedere con il ricorso, visto che Diva Futura è già in sala».