Corriere della Sera, 8 febbraio 2025
La frana medievale citata da Dante
Dicono che fu Frank Lloyd Wright ad affermare che «Gli errori dei medici finiscono sottoterra, gli errori degli architetti sono sotto gli occhi di tutti». Vero. Ma gli architetti pur essendo elementi primari non sono autonomi, soggiaciono a una catena decisionale, a coloro che gestiscono la res publica.
La scalinata in acciaio zincato che svetta sopra le orme dei dinosauri ai Lavini di Rovereto sta diventando lo spartiacque per questa amministrazione che, seppure l’abbia in parte ereditata e non sia la sola responsabile del progetto (molti gli enti tra Comune e Provincia che hanno esaminato e avvallato la scalinata), è quella chiamata ad agire per mitigarne l’impatto visivo.
L’indignazione è tanta. L’opera non piace, viene giudicata troppo impattante, troppo costosa (2 milioni e 600 mila euro), per nulla rispettosa dell’ambiente. Costruita per permettere al visitatore d’ammirare in chiave didattico-turistica le orme e nel contempo proteggerle, è ritenuta stridente, cruda. Che sia difficile intervenire in quel sito è un dato di fatto, la realtà è sempre più complessa di quanto crediamo, che sia opportuno addolcirne l’impatto visivo anche, ma soprattutto il sito va inserito in uno sguardo allargato, una visione d’insieme, un progetto ampio per comprendere quanto possediamo e valorizzarlo.
I Lavini di Rovereto sono un biotopo, ossia zona protetta, che purtroppo ospita una discarica. Ho avuto modo di visitarli tempo fa con il custode forestale Alessandro Macchiella è stata una visita di straordinaria bellezza. I Lavini sono zona pregiata per flora e fauna. Si può incontrare il tritone con la cresta che è un anfibio che appartiene alla famiglia delle salamandre e che di tutto il Trentino vive solo qui, libellule, coleotteri, la gallina d’acqua, la natrice dal collare, tassi, martore, allocchi, sparvieri…Un territorio frutto della grande frana del monte Zugna che ha permesso di far vedere le orme dei dinosauri, scoperte da un appassionato: Luciano Chemini. Quelle orme hanno rivoluzionato le teorie dei geologi che pensavano che la Vallagarina giacesse sotto l’oceano e invece non era così. Possediamo, senza esserne pienamente consapevoli, le più spettacolari e le più numerose tracce di dinosauri, risalenti al Giurassico, ai Lavini di Marco. È grazie a una frana medievale che sono comparse. Si pensa fosse la frana citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia.
Forse questa natura non è di quelle spettacolose, da cartolina, tipo Dolomiti, piuttosto somiglia a un piccolo tesoro che va conosciuto per essere apprezzato, coi suoi bellissimi muretti a secco che ci raccontano la fatica d’un tempo, i resti della tratta che era una trappola per uccelli, i ripari fatti con grandi sassi, i laghetti, un sottopasso alla statale porta i caprioli ad abbeverarsi. C’è pure una delle più grandi incisioni rupestri del mondo, ovvero la «nave fantasma», una nave, di ben 17 metri, visibile solo in alcune situazioni favorevoli. … un piccolo mondo all’apparenza povero in realtà la sua bellezza sta proprio nel suo essere spontaneo, non addomesticato, liberamente selvatico. Nel tempo quei 35 ettari di natura si sono rimpiccioliti, erosi da anni di abbandono, sottovalutati nella loro potenzialità, talvolta ritenuti persino sacrificabili.
È sottile l’equilibrio tra sviluppo e difesa del paesaggio. Una strada stretta che però va percorsa.