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 2025  febbraio 08 Sabato calendario

Il più anziano canottiere del Po

Nel 1953 la sua prima regata sul Po: il presidente del Consiglio era Alcide De Gasperi, la Fiat 500 di Dante Giacosa sarebbe nata solo due anni dopo, e il fine settimana dei torinesi spesso si consumava in un viaggio in barca, con le «civasse», dal parco del Valentino fino al «mare» di Moncalieri. Oggi, alle 14.20, più di 70 anni di fiume e di acqua accarezzata alle spalle, Vittorio Soave, a novant’anni già festeggiati ma ancora da compiere, torna in barca per gareggiare sui 5 mila metri della d’Inverno sul Po: la terza competizione di fondo più lunga del mondo, dopo quelle di Boston e Londra.
«Un altro giro di giostra. Speriamo non sia l’ultimo. Andrò pianino, 23-24 colpi di vogata al minuto, l’ho promesso al mio medico e a tutti i miei amici. Mi basta arrivare al traguardo. E fortunatamente non sarò solo». Se la ride il più anziano canottiere del Po che si prepara a salire in barca per la batteria del doppio misto con Donatella Sarno, «lei una ragazza io un vecchio imbolsito, povera lei: arriveremo ultimi», che è la presidente del circolo remiero Esperia, organizzatore dell’evento. Vittorio Soave di professione libraio antiquario con vetrina in via Po (nomen omen), «io e mio fratello Emilio cerchiamo di vendere la bottega da anni, ma non riusciamo e allora continuiamo a lavorare», è la memoria storica del fiume che non si arrende alle correnti avverse. Anzi, se può le affronta con il senso dell’equilibrio del canottiere.
Vedovo, la moglie era di nazionalità inglese; due figlie, Anna, consulente Onu in Azerbaijan, e Alexandra, da 30 anni in Australia, dove lavora per la Australian Royal Navy; e tre nipoti; Soave, inossidabile, non ci pensa proprio ad appendere i remi al chiodo. «Sono rimasto solo, non voglio smettere di divertirmi a fare quello che amo». Nonostante le tante ossa rotte (in moto), e un paio di infarti sul pontile del Cerea, il suo circolo remiero da una vita, che hanno fatto spaventare tutti. «Non bevo, non fumo e sono vegetariano da 40 anni. Cerco di allenarmi due o tre volte a settimana: vogo al remoergometro e faccio un po’ di ginnastica. E poi gli amici del circolo mi mantengono giovane. Preferisco vivere che rimanere a casa a fare niente». La scorsa estate Vittorio ha festeggiato al Cerea i suoi 90 anni, in una grande festa con le note del sassofono che correvano lungo il fiume. Ma in verità all’anagrafe Vittorio ha 89 anni e 4 mesi. «Da ragazzo ho mentito sull’età e ho aggiunto un anno pur di partecipare a una regata a cui tenevo molto. Così mi sono portato dietro l’anno in più per tutta la vita. La prossima estate sarò costretto a organizzare un’altra festa».
I suoi primi ricordi risalgono le correnti a quando il grande fiume Po era quello raccontato da Cesare Pavese. «Non può sentirsi annoiato dopo, chi va sul Po. Ma s’intende chi va sul Po come si deve, ben disposto e con compagni scelti. E niente donne», scriveva l’autore de La luna e i falò. Che a dirla tutta sul Po al vecchio imbarcadero Perosino, da ragazzi, Vittorio e i suoi amici ci andavano sì per affittare le barche ma anche per ammirare la proprietaria, la Graziella, l’unica in città che d’estate vestiva un costume a due pezzi, quel bikini inventato in Francia nel 1946 ma vietato nelle spiagge italiane fino agli anni Cinquanta. «Quei pomeriggi erano un vero spettacolo».
E poi c’erano i circoli remieri. A metà tra club inglesi e taverne dei pirati. Con gli istriani in fuga dalla Jugoslavia di Tito che puntavano forte a carte e spesso con il coltello piantato sotto il tavolo. Altri tempi, altre correnti. «Si usciva con le civasse (in piemontese barche, dal nome della cittadina di Chivasso, ndr) per passeggiate lungo il fiume Po – ricorda Soave —. E ci si fermava nelle trattorie sulle sponde del fiume, a Moncalieri, oppure si improvvisavano picnic sotto gli alberi sui prati». Tra una vogata e l’altra nasce la passione per lo sport, per il canottaggio.
«Barche di legno, pesanti come clave. Appena ti presentavi a un circolo finivi in acqua a fare le gare. Prima barca fu un otto, che risate! Io e Lorenzo Ventavoli, lui classe 1932, e amici fraterni da una vita, ci siamo iscritti al Cerea e siamo sempre rimasti fedeli», racconta Vittorio.
La stagione delle gare professionistiche è durata ben sei anni dal 1953 fino al 1959. «All’ultima regata, alla finale di singolo dei campionati italiani a Marina di Pisa, ci premiò il presidente della Repubblica, allora Giovanni Gronchi, accanto a lui c’era Tina da Mola, la moglie di Renato Rascel che era la sua amante. Che ricordi». La passionaccia di prendere a schiaffi l’acqua è andare ben oltre. A forza di andare avanti e indietro per il fiume Po. Tanto che un giorno di 30 anni fa Vittorio si inventa una sfida per canottieri, la gara di singolo più lunga d’Europa.
La Silver Skiff, gara unica nel suo genere in Italia, nasce nel 1992 quando il socio del Cerea Vittorio Soave, libraio antiquario e appassionato praticante di canottaggio, lancia la sfida ai singolisti della Cerea e delle altre società torinesi sul percorso Cerea-Isolotto di Moncalieri-Cerea, per un totale di 11 chilometri. Da allora ogni inizio novembre Torino si riempie di atleti da tutta Europa. Proprio come oggi alla d’Inverno sul Po, quando alle 14 circa Donatella Sarno e Vittorio Soave gareggeranno nel doppio misto per una competizione giunta alla 42 esima edizione, dove sono attese quasi 4 mila persone. Con equipaggi da ogni dove, anche da Canada, Stati Uniti e Israele. Vittorio non partecipa a una gara della Federazione da un paio d’anni, fermato da qualche acciacco. E oggi punta al traguardo. «Ma non voglio sfigurare». Per l’occasione il canottiere ha preso carta e penna e scritto al nuovo presidente della Fic, la Federazione Italiana Canottaggio, Davide Tizzano.
«Carissimo Davide, sei già venuto a Torino un paio di volte ma ti ho sempre mancato. So che sabato prossimo (stasera, ndr) presenzierai alla cena organizzata dall’Esperia in occasione dell’affollatissima d’Inverno sul Po. Vi parteciperò anche io, invitato dalla presidente dell’Esperia, l’avvocato Donatella Sarno con cui farò un doppio misto, lei una ragazza, io un vecchio novantenne. Spero che Donatella riesca a portarmi sino al traguardo perché ormai imbolsito e malato di cuore, con defibrillatore sotto cute, anche se sono stato promosso a pieni voti dalla visita medico sportiva agonistica, la cui taratura non mi concede di superare 23-24 colpi. Se sopravvivo spero che mi concederai un brindisi. Ciao Caro». Firmato Vittorio, il canottiere più vecchio del Po.