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 2025  febbraio 08 Sabato calendario

Intervista a Mario Bianchi, regista di Mike Bongiorno

Quando Mike Bongiorno faceva conoscere a tutta Italia quanto fosse buono il prosciutto Rovagnati, dietro la telecamera, anzi, in regia, come era solito ripetere il grande conduttore, c’era lui, Mario Bianchi. Un nome, quello del regista televisivo (nato nel 1948), diventato familiare per milioni di telespettatori che, dal 1981 in poi, l’hanno sentito pronunciare a più riprese dalla voce di Mike, che lo aveva scelto come pilastro di tutte le sue trasmissioni Mediaset.
E Mario Bianchi era in regia anche quando Bongiorno registrava le sue celebri telepromozioni.
Come ricorda quella di Rovagnati?
«Ricordo l’enorme felicità che si respirava in studio mentre le registravamo. Paolo Rovagnati spesso veniva ad assistere, con la moglie e una volta anche con Lorenzo. A fine riprese tutti ci avventavamo sui loro prosciutti: erano effettivamente buonissimi».
Ce n’era per tutti?
«Sì, i Rovagnati erano generosi e ne portavano parecchio... qualche fetta riusciva ad arrivare anche in famiglia. A casa mia ancora oggi compriamo i loro prodotti».
Mike come accolse l’idea di fare pubblicità di un prosciutto?
«All’inizio sembrava a tutti un po’ strano. Mike non aveva mai promosso niente di simile. Ma non era snob ed era talmente bravo da trasformare questa cosa nuova in una normalità. E quindi mi sono detto: va bene, facciamo la promozione del prosciutto».
Qualcuno storse il naso?
«Mike da bravo americano considerava estremamente importante “lo sponsor”, li rispettava. Non si scherzava, in questo senso. Ricordo quando Antonella Elia, sua valletta, fece un commento negativo su una pelliccia che stava promuovendo: andò su tutte le furie. Non si offende chi ti porta dei soldi. Ma con i Rovagnati non era solo questo: con loro era scattata una simpatia. Erano brave persone».
E quindi quei momenti di lavoro diventavano quasi occasioni di festa?
«Esattamente. Mike aveva voluto che durante la telepromozione si vedesse il taglio della fetta di prosciutto. Il signor Rovagnati aveva accettato, ma preferendo portare un suo salumiere a lavorare dietro l’affettatrice elettrica. Ricordo bene quel signore, tra noi era scattata una gag».
In che senso?
«Gli dicevo che avrei potuto inquadrarlo in qualsiasi momento, quindi di continuare ad affettare per tutto il tempo della registrazione, che durava parecchi minuti. E lui affettava, affettava... alla fine c’erano sette o otto etti di prosciutto affettato ogni volta e tutti ci si buttavano, arrivando anche dagli altri studi».
Piaceva davvero a Mike?
«Moltissimo. Il Gran biscotto è ancora molto buono, ma in quegli anni pareva eccezionale. Alla fine questa scena col salumiere si ripeteva ogni volta e così, mentre Mike parlava, ridevamo tutti. E poi c’era un profumo di prosciutto nell’aria... nel giorno in cui registravamo venivano a trovarci in mille. I Rovagnati, che all’inizio avevano una certa soggezione di Mike e degli studi televisivi, alla fine erano entrati in confidenza, proprio per la loro gentilezza».
La pubblicità di Mike lanciò clamorosamente il marchio.
«Mike era un eccezionale promotore e il loro un gran prodotto. In quegli anni la gente in salumeria non chiedeva crudo o cotto ma proprio il prosciutto Rovagnati. Fu un enorme successo».
Merito, anche, di quella affettatrice che continuava a lavorare senza sosta...
«Funzionava, invogliava. I Rovagnati ci ringraziavano molto, ogni volta. Un anno ho ricevuto un intero prosciutto, molto grosso, per un Natale. Nella mia famiglia siamo quattro persone: lo avremo mangiato per un anno».