Il Messaggero, 7 febbraio 2025
Il progetto dello Iuav di Venezia per la Striscia
«Trasformare la Striscia di Gaza nella Riviera del Medio Oriente? Il progetto non è nuovo, lo si conosceva già da tempo, è stato pensato da Kushner, il genero di Trump. Non era mai stato annunciato in modo così plateale come ha fatto in questi giorni il presidente degli Stati Uniti, ma sapevamo della sua esistenza». Il rettore dello Iuav di Venezia, Benno Albrecht, tira dritto sull’uscita inaspettata del presidente Usa durante la conferenza stampa di mercoledì nella East Room della Casa Bianca davanti a 150 giornalisti da ogni parte del mondo. Va oltre e racconta come stia invece prendendo forma la realizzazione della prima «cellula» di Gaza affidata allo Iuav, unico ateneo in Italia che sta collaborando al progetto di ricostruzione della Striscia coordinato dal Programma delle Nazioni Unite.Fu proprio Jared Kushner, il marito 44enne di Ivanka, figlia di Donald Trump, a lanciare per primo l’idea di considerare Gaza come un’area interessante di sviluppo immobiliare. Parlò di come le proprietà «sul lungomare potrebbero essere molto preziose», durante un evento organizzato un anno fa dalla Kennedy School of Government di Harvard, osservando che il fronte-mare di Gaza «è di gran pregio» e che Israele «può spostare tutti gli abitanti e ripulirlo». Spiegò come un territorio ridotto in macerie dai bombardamenti sarebbe potuto diventare «una fantastica proprietà immobiliare con vista sull’oceano». Da qui l’idea del presidente Trump di annunciare al mondo la sua idea di spostare i palestinesi e trasformare Gaza nella Riviera del Medio Oriente. «Il piano del presidente, dalle reazioni che sta raccogliendo, non sembra essere comunque una partita aperta» taglia corto il rettore dello Iuav, parlando invece dello stato dei lavori di ricostruzione affidati all’ateneo veneziano e di come le Nazioni Unite abbiano richiesto lo stesso approccio anche per Siria e Libano. «Il nostro progetto su Gaza è operativo, due nostri ricercatori entro fine mese partiranno e si insedieranno lì per avere un contatto diretto sul territorio e in questo modo riuscire a trasferire quello che facciamo qui» spiega Benno Albrecht precisando come il dialogo con l’Agenzia delle Nazioni Unite (Unwra), che ha i propri uffici dentro Gaza, siano quotidiani. «Stiamo lavorando su un progetto pilota in scala uno a uno – prosegue il rettore dello Iuav – è tutto pronto per realizzare una micro cellula di alloggi in un’area già libera. I documenti per far arrivare i due ricercatori veneziani ci sono e stiamo ultimando i permessi per permettere di fare entrare anche i materiali necessari». Il metodo di lavoro elaborato dall’Università Iuav è una ricostruzione di tipo dinamico attraverso la realizzazione di cellule abitative autonome. «Una cellula è un nucleo in grado di accogliere dalle 10mila alle 50mila persone» ed è proprio questo modo di procedere dello Iuav che è stato scelto all’interno di un accordo tra l’ateneo e il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), siglato prima degli attacchi da parte di Hamas e Israele. «Dobbiamo pensare ai Palestinesi una volta conclusa la guerra ha affermato lo scorso giugno Sufian Mushasha, rappresentante delle Nazioni Unite e consulente politico dell’Undp a Gerusalemme nel siglare l’accordo con lo Iuav la priorità è ricostruire le infrastrutture e le abitazioni, rendere la Palestina vivibile».