Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  febbraio 07 Venerdì calendario

Sull’Etna c’è una grotta ghiacciata

Caro Merlo, leggevo stamattina (allego l’articolo) le cronache delle agitate vicende parlamentari sul caso Almasri che si sarebbero svolte “sotto lo sguardo attonito del paese reale”. Ho interrotto la lettura e mi sono messa a ridere. Cos’è ’sto “paese reale”? E “lo sguardo attonito”?Giulia Acciarito – RomaEppure, prima di essere riconosciuto da (quasi) tutti come espressione di una retorica sconclusionata, “il paese reale”, insieme con “la società civile”, ha causato danni gravi all’Italia con ferite inguaribili e, fra l’altro, ha prodotto i girotondi, ha fatto di Sanremo la nostra la nostra Oxford, ha affidato le campagne elettorali ai comici, i comizi ai registi, l’intervista logico-filosofica ai cantanti e ai domatori di pulci. E sempre in nome del Paese reale, frullatore di tutti i malumori, abbiamo portato al potere Beppe Grillo e gli sciamannati delle cretinocrazia. Contro chi? Contro cosa? Contro il Parlamento. “Ma per dare nome a tutto questo c’è una vecchia parola che sembra adattissima al caso: parlamenti” scriveva Gianni Celati nella bellissima introduzione al suo Parlamenti buffi (Feltrinelli 1989): “Nella nostra antica lingua si diceva parlamento per dire un colloquio, oppure un convegno per fare ragionamenti e raccontarsi storie, come quegli antichi parlamenti d’amore di uomini e donne riuniti in un luogo ameno. Ma s’è detto parlamento anche un semplice discorso”, e sono parlamenti i discorsi di tutti “i personaggi che recitano le loro storie: il che non avviene senza un grande spreco di fiati, e ben poco costrutto, a parte il benedetto ridere che fa bene”.Ecco dunque la verità: il paese reale è un insieme di parlamenti ben più buffi del Parlamento.*Caro Merlo, nel convegno di Limes “A qualcuno piace caldo” è emerso che possiamo fare poco contro l’innalzamento delle temperature. È strano che Trump non abbia mandato l’ordine ai termometri di scendere subito di due gradi.Bernardo Coccoli – RomaTrump potrebbe ordinare a Limes di trasferirsi sulla sommità dell’Etna e, nelle 200 grotte del gelo, sperimentare il freddo in mezzo al caldo. La più grande, dopo 15 metri di discesa, è una caverna di ghiaccio. In un terribile ferragosto vi si rifugiarono gli arabi e, con i loro sciroppi, inventarono la granita.