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 2025  febbraio 06 Giovedì calendario

Il progetto sulla Striscia è realizzabile?

Si possono costringere due milioni di persone a lasciare la propria terra, per quanto martoriata e con gli edifici distrutti per il 70 per cento? L’Onu ha già dato una risposta: no, non si può. Spiega Volker Turk, alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani: «Qualsiasi trasferimento forzato è severamente proibito. Il diritto di autodeterminazione è un principio fondamentale del diritto internazionale e deve essere protetto da tutti gli Stati». Questo tipo di operazione andrebbe a violare la Convenzione di Ginevra, del 1949, ratificata sia dagli Stati Uniti sia da Israele.IL DIRITTO INTERNAZIONALE COSA PREVEDE?Un’analisi della Reuters fa notare: la Quarta Convenzione di Ginevra «proibisce il trasferimento forzato o la deportazione di persone protette nei territori occupati. Secondo il documento fondativo della Corte penale internazionale, lo Statuto di Roma, “il termine con la forza non è limitato alla forza fisica, ma può includere la minaccia di uso della forza o della coercizione, come quella causata dal timore di violenza, costrizione, detenzione, oppressione psicologica o abuso di potere contro tale persona o tali persone o contro un’altra persona, oppure approfittando di un ambiente coercitivo”. Janina Dill, specialista in diritto umanitario internazionale, ha affermato che è probabile che l’espulsione dei palestinesi da Gaza preveda anche la commissione di altri crimini su larga scala contro di loro».CI SONO PRECEDENTI DI VIOLAZIONI?Ci sono stati casi, in passato, ad esempio nella ex Jugoslavia, in cui i tribunali internazionali hanno emesso condanne per espulsioni e trasferimenti forzati di massa. «Ma c’è anche altro – osserva Marco Di Liddo, direttore del Cesi (Centro studi internazionali) – quel piano violerebbe i diritti inalienabili dell’uomo e del cittadino, si pretende di paragonare, in forma indiretta, degli esseri umani a dei pacchi da spostare da una parte all’altra di un magazzino. E lo si fa riferendosi a un popolo che non vede la propria statualità riconosciuta e dunque non ha la possibilità di opporsi».È POSSIBILE ALLONTANARE DUE MILIONI DI PERSONE?Trump dice: mandiamo via due milioni di palestinesi dalla Striscia. Dove? L’idea è di farli accogliere in Egitto e in Giordania. Benché il presidente americano sostenga che siano gli stessi palestinesi a volersene andare, in realtà la popolazione non ha mai espresso questa volontà. Osserva Di Liddo: «Dal punto di vista pratico, si dovrebbero costruire enormi campi profughi, alimentando non solo la sofferenza, ma anche la rabbia delle nuove generazioni. Il reclutamento jihadista sarebbe inevitabile. Ancora: l’Egitto non è un paese ricco, trovarsi con un milione di profughi accentuerebbe le difficoltà. In Giordania già oggi ci sono due milioni di palestinesi che sono maggioranza ma non possono votare, cosa succederebbe portandone un altro milione? L’eventuale ricollocazione della popolazione palestinese è un problema gigantesco. Colpisce però che anche di fronte a un piano di questo tipo i paesi arabi continuino ad avere posizioni morbide».CHI GOVERNERÀ DENTRO LA STRISCIA?Ancora: chi controllerà quella che Trump definisce “Riviera” nella Striscia di Gaza? Certo, le grandi catene alberghiere, ma dal punto di vista del diritto internazionale, che status dovrebbe avere? La Striscia verrebbe annessa da Israele? Sarebbe un protettorato americano o addirittura una enclave Usa? «Una risposta oggettivamente non c’è e non è specificato chi dovrà abitare, oltre ai turisti, nella Striscia, visto che Trump non ipotizza il ritorno dei palestinesi» osserva Di Liddo. Altro nodo pratico: la forza lavoro. Chi lavorerà nei cantieri per costruire decine e decine di hotel e resort, per realizzare nuove strade, chi saranno i dipendenti delle strutture turistiche? In linea di massima, palestinesi. Ma appare poco plausibile uno scenario in cui chi è stato allontanato dalla terra in cui è cresciuto, torni per fare il muratore o il cameriere.