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 2025  febbraio 05 Mercoledì calendario

Le cliniche veterinarie valgono oro

L’ultima proposta è arrivata a Marco Melosi la settimana scorsa, la prima gliel’hanno fatta tre anni fa. «Quasi tutte le grandi aziende hanno chiesto di acquistare la mia clinica veterinaria di Cecina. Ho sempre detto no, vorrei che mia figlia in futuro prendesse in mano l’azienda». Quella di Melosi, che è presidente di Anmvi, l’associazione dei veterinari italiani con 10 mila iscritti, non è una struttura particolarmente grande, ci lavorano una ventina di persone. «Però fa gola – dice – come le tante cliniche e gli ospedali veterinari, un po’ meno di 200 soprattutto al Centro-Nord, che in questi anni sono stati acquistati da grandi compagnie, sia straniere che italiane». Se si sta solo alle strutture veterinarie grosse, con oltre 50 lavoratori e aperte 24 ore su 24, la gran parte di quelle attive in Italia sono ormai controllate da grandi gruppi. Di solito per l’acquisto si offre il valore del fatturato di un paio d’anni. Ai titolari viene proposto anche di restare per un po’ di tempo come dipendenti o collaboratori, per mantenere una continuità nella gestione.Ad attirare gli investimenti nel mondo della veterinaria è la continua crescita del giro d’affari legato agli animali d’affezione. Gli Italiani nel 2023, dicono i dati della tessera sanitaria, hanno speso 1,13 miliardi di euro per visite (costate 805 milioni), farmaci (290 milioni) e interventi chirurgici. Il dato è cresciuto del 77% rispetto ai 642 milioni sborsati nel 2016. Poi ci sono le spese per ilcibo che, secondo Assalco, l’associazione delle imprese per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia, sono arrivate addirittura sopra i 3 miliardi, con un aumento del 13% sul 2022. Si tratta di una crescita legata al rincaro dei prodotti, perché la quantità di cibo acquistato, circa 673 tonnellate, è rimasta più o meno la stessa.Il Financial Times ha raccontato come la spesa per gli animali cresca globalmente, anche in Paesi come Usa e Regno Unito, e ha citato tra le altre la Mars’s veterinary health, azienda statunitense che ha iniziato a comprarepiccole aziende nel 2007 e ora ne controlla 3 mila in tutto il mondo. Si tratta di un privato entrato prepotentemente anche nel mercato italiano, attraverso una controllata, la svedese Anicura. Poi c’è l’inglese Vet Partners, ma sono molto attive anche alcune grandi realtà italiane, come Ca’ Zampa, BluVet e Animalia, che ha oltre 60 strutture. Ma cosa fa aumentare la spesa, l’incremento dei costi dell’assistenza o la richiesta dei proprietari degli animali di avere cure sempre più sofisticate? Secondo Melosi incidono entrambe le cose. «Di certo le grandi realtà hanno aumentato certe tariffe – spiega – Va però detto che ci sono sempre più prestazioni sanitarie a disposizione degli animali e sempre più richieste di assistenza di alta specialità da parte dei padroni. Ad esempio, tutte le cliniche per essere competitive oggi devono comprare una tac, che costa 60 mila euro». Un tempo era impensabile. «Siamo passati dal cane in cortile, al cane in casa e poi al cane nel letto», ha detto alFinancial Times David Steinberg di Marlowe Partners, un fondo di New York che investe in compagnie che si occupano di benessere animale.Si spende per farmaci che spesso sono molto più cari di quelli per gli umani, anche se nella maggior parte dei casi le molecole sono le stesse. Poi ci sono le risonanze e le tac che possono costare tra i 400 e i 700 euro, le ecografie all’addome da 100 euro e gli interventi chirurgici più o meno complessi. Per una protesi d’anca ci vogliono anche 2.500 euro. Forse è anche pensando agli alti costi sostenuti dalle famiglie che il ministro alla Salute Orazio Schillaci, durante il question time alla Camera del 29 gennaio scorso, ha detto che prenderà in considerazione «la proposta per l’istituzione del veterinario di base». Cani e gatti potrebbero avere così il loro “medico di famiglia”, anche se, visto l’attuale giro d’affari, potrebbe essere difficile trovare professionisti disponibili a lavorare per il sistema sanitario pubblico.