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 2025  febbraio 05 Mercoledì calendario

Boeri in aula si difende

Dal Bosco Verticale al settimo piano del Palazzo di Giustizia. Il giudice e l’archistar, faccia a faccia per un’ora e mezza. Da una parte, un lungo elenco di domande. Dall’altra, una serie di risposte. In ballo c’è una decisione che arriverà a giorni: gli arresti domiciliari per l’architetto di fama internazionale Stefano Boeri, chiesti dalla procura di Milano per il suo ruolo di presidente della commissione che ha affidato il maxi appalto per la biblioteca Beic. Secondo le accuse, la gara è stata pilotata, i conflitti d’interesse insabbiati. «No, ha vinto il progetto migliore», scandisce l’uomo in giacca e maglioncino scuro, lo sguardo basso, le parole misurate davanti ai cronisti. «E quell’incontro non c’è mai stato», aggiunge quando gli si chiede conto dello strano incontro nella sera del 4 luglio con uno dei professionisti della cordata vincitrice, poche ore prima del verdetto. Un’anomalia, come certe chat cancellate molto più difficili da spiegare.Boeri arriva alle 9,20, dieci minuti prima dell’interrogatorio preventivo con il gip Luigi Iannelli. Lo affianca l’addetta stampa che lo segue da undici anni. Con lui ci sono gli avvocati Marta Lanfranconi e Francesco Mucciarelli. Chiede una bottiglietta d’acqua, saluta appoggiandosi una mano sul petto i magistrati che lo accusano di turbativa d’asta e falso: i pm Paolo Filippini e Giancarla Serafini (con Mauro Clerici) e l’aggiunta Tiziana Siciliano, che coordinano il lavoro del nucleo Pef della Guardia di finanza. Il gruppetto scompare dentro la stanza del giudice. I pm di qua, l’indagato e la difesa di là, i funzionari che annotano. L’architetto risponde a tutte le domande.«Ha vinto il progetto migliore», è il senso delle sue parole, «quello che meritava di più», ovvero la proposta presentata dai professionisti di Onsistestudio e Studio Baukhu, primi classificati su 44 sfidanti. Tra le accuse, i legami tra Boeri e Pier Paolo Tamburelli, uno dei professionistidella cordata che avrebbe avuto un ruolo di primo piano per far pressioni sull’appalto (anche per lui vengono chiesti i domiciliari). Alla Gdf, sulla base dei tabulati, risulta un incontro tra i due la sera del 4 luglio 2022, poche ore prima che venisse decretato il vincitore del progetto milionario. «Un incontro che non c’è mai stato», dicono entrambi. Agli atti, le loro chat tra Whatsapp e Telegram. Che a volte sembrano monologhi: Tamburelli scrive, Boeri secondo gli accertamenti risponde ma le sue frasi risultano cancellate. Chi assiste all’interrogatorio nota qualche inciampo sui motivi di questa pulizia, che appare non del tutto chiarita. Contro l’archistar anche la chat con cui il professionista terzo classificato ( indagato) gli manda in chat le note sul suo progetto, violando l’anonimato. Altra anomalia. Ma Boeri insiste: è arrivato comunque nella posizione che meritava. «Ho esposto nel dettaglio le mie considerazioni circa i fatti che mi vengono contestati. Attendo con fiducia le valutazioni del gip», dice l’architetto ai cronisti.Sono le 11,30 e il giudice deve sentire altre quattro persone. Per due dei vincitori dell’appalto dovrà esprimersi sul divieto di esercitare la professione. Per Tamburelli vengono chiesti i domiciliari. Così come per Cino Zucchi, che fu componente della commissione giudicante. Arriva assieme all’avvocato Giovanni Bellingardi e coi giornalisti è un fiume di parole. «Il mio operato è stato corretto», ma a quasi 70 anni niente più commissioni: «Bisognerà chiamare un geometra di Catanzaro per escludere qualsiasi contatto di natura culturale (tra giudici e partecipanti, ndr). Me ne starò buono». A lui è associata la foto di un libro con 18 banconote da 50 euro inserite a ventaglio che invia Tamburelli: «Un messaggio ironico totalmente travisato». I pm non gli contestano ipotesi corruttive ma la rilevante vicinanza tra un giudice e un concorrente.