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 2025  febbraio 03 Lunedì calendario

Chi ha l’Alzheimer non paga la rsa, dice la Cassazione

I familiari dei malati di Alzheimer e di demenza senile non sono tenuti a pagare la retta alle Rsa (Residenze per anziani) che, invece, per legge – la 730 del 1983 – è a carico del Servizio sanitario nazionale. Non tutti lo sanno. E chi nel corso degli anni è venuto a conoscenza di questa possibilità o ha chiesto alla struttura di restituire i soldi o, in caso di domanda bocciata, è andato avanti a colpi di carte bollate. Fino alla Cassazione, che ieri, per esempio, ha messo fine alla questione dando ragione ad un signore, Marco Gaito, che da quasi dieci anni si batte per veder riconosciuti i propri diritti. Gli ermellini, dunque, hanno accolto il ricorso del cittadino milanese ribaltando così la decisione della Corte d’Appello, secondo cui l’uomo avrebbe dovuto partecipare per il 50% alle spese per la retta della madre nella Rsa “Casa per coniugi”. Nel 2018 si era visto arrivare un decreto ingiuntivo di circa 22 mila euro da versare alla cooperativa che gestisce la Rsa. Da qui la battaglia in tribunale, conclusa ieri con la Cassazione a sottolineare che, spiega il legale di Gaito, Giovanni Franchi, «le prestazioni socio-assistenziali per pazienti affetti da malattie ingravescenti come Alzheimer e la demenza senile devono essere considerate inscindibilmente connesse alle prestazioni sanitarie, un legame che implica che l’intero costo di permanenza nelle Rsa debba gravare sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN)». Non soltanto costi relativi alle cure sanitarie, ma anche quelli onerosi di ricovero e assistenza presso le Rsa. Anche se il caso torna ora alla Corte d’Appello di Milano per un nuovo esame, si tratta di una sentenza importantissima, dal momento che in Italia si contano circa un milione di malati di Alzheimer e circa 3 milioni le persone coinvolte nell’assistenza. «Siamo molto soddisfatti per questa sentenza che consolida ulteriormente una giurisprudenza sempre più affermata secondo la quale, quando sono necessarie prestazioni sanitarie connesse all’infermità, nulla è dovuto, a titolo di retta di ricovero nelle Rsa pubbliche o private convenzionate, dalla persona affetta da Alzheimer o da demenza e dal parente che ha sottoscritto il contratto. Ciò detto è sempre più evidente come sia necessaria una legge che regoli la materia, rendendo non più necessario il ricorso ad inutili e costose cause civili basate su interpretazioni della legge di riforma sanitaria e di un DPCM del 2001 per costringere RSA e ASL a sospendere le loro pretese», le parole dell’avvocato Franchi rilasciate all’Ansa.