la Repubblica, 4 febbraio 2025
Nord Nord. Ritratto intimo di un pezzo del Paese
Piano piano, pigia pigia, lì lì, Giacomo Giacomo, Tuca Tuca. Nessuna ripetizione è neutra. Quando per esempio dici che sei di Milano scatta in automatico il supplemento d’indagine: «Milano Milano?». È un raddoppiamento di conferma, come per la ripetizione della password negli accessi web più meticolosi. Ci sono però anche altri tipi di raddoppi, per esempio di canzonatura e nonsense, come “cicca cicca” e “gné gné”. Così quel Pao Pao con cui Pier Vittorio Tondelli ha ripetuto la sigla del Picchetto Armato Ordinario per rendere il titolo del suo romanzo sulla naja (1982) sbarazzinoil giusto. Un reggiano come Tondelli, e come lui accolito dell’ordine vagante dei Celatiani (amici e seguaci di Gianni Celati), esce con un titolo in cui a essere ripetuto è un punto cardinale che però appartiene anche alla psico-toponomastica nazionale, oltre che alla sua personale. Marco Belpoliti (fondatore di Doppiozero ) non duplica solo nei titoli: il suoNord Nord (Einaudi) è a sua volta il libro gemello di un precedente. Si proceda però con ordine.“Ordine” sembra una parola generata da “nord”, come “nerd”, ma il doppio nord di Belpoliti scava molto sotto lo stereotipo efficientista della produttività, delle zone residenziali a tracciati ortogonali, della mentalità square. Il suo è invece un nord imprendibile perché chimerico e, prima di scriverne, l’autore deve averne sperimentato l’inseguimento di persona.Dalla natia Reggio Emilia ha dapprima disceso la Pianura Padana, andando all’università di Bologna nei fatali anni Settanta; poi, in risalita, non è caduto subito nel vortice gravitazionale milanese ma si è stabilito ancor più su, sulle alture che cingono la Brianza, tra le gambe aperte del Lario. Di lì Belpoliti ha scrutato il Belpaese – dizione che non è estranea alla sua prosa decisa e sfaccettata. Ha insegnato prima all’istituto d’arte di Monza, poi all’università di Bergamo. Ha frequentato una coorte di teste ben munite e funzionanti, dai nomi non sempre celebrati: Narciso Silvestrini, Mario Porro, Nanni Valentini, Elio e Luigi Grazioli, Umberto Fiori, et al.. Si è addottrinato nelle materie più svariate, dalla fisiognomica alle coccinelle, dall’antropologia alla politica. Ha intrapreso imprese culturali come la rivista-libro Riga e il web magazine Doppiozero e ha avviato nuove letture di scrittori eminenti del dopoguerra (Italo Calvino, Giorgio Manganelli, Gianni Celati) sino a diventare il pioniere della nuova considerazione dell’opera di Primo Levi.Collegiale e però solitario, ci ha osservati dal nord del contrafforte di una sua casa addossata alla collina (casa di cui qui ricostruisce con acribia la costruzione e le mutazioni nel tempo). La cattedra di sociologia della letteratura a Bergamo è stata il suo scarto a est; la consulenza all’Einaudi il suo scarto a ovest. Dal suo punto di vista, sempre tenendosi alle spalle un nord ulteriore, è sceso a Milano e ha allungato lo sguardo sino a Roma, quella di Italo Calvino, Eugenio Scalfari, Pier Paolo Pasolini, Alberto Arbasino, Aldo Moro.Ma quindi Nord Nord – che riproduce il tracciato delle orme del suo autore – può dirsi un libro autobiografico? La descrizione non sarebbe scorretta, se però si include la possibilità di un’autobiografia caleidoscopica e del tutto estroflessa. Un’ eterobiografia, come Massimo Recalcati disse diPianura, il libro che Belpoliti pubblicò nel 2021 e che di questo è il gemello anteriore. Come quello, Nord Nord è in seconda persona, racconto a un amico lontano. L’autobiografato compare non nei propri tratti ma come silhouette, ombra perimetrata su uno sfondo variopinto e dettagliato: esplorazioni della Brianza e dei suoi mutevoli confini, curiosità minerarie, entomologiche, idrografiche (Milano come una Venezia tumulata, giacitura acquatica ove «la nebbia non cala, ma sale»), incontri con fotografi (Niccolai, Dondero, Basilico, Scianna) e artisti vari (Consolo, Vergine, Mari), storie (erotismi brianzoli di Stendhal, invasioni lanzichenecche, corona ferrea a Monza), etologie (pipistrelli, corvi, lombrichi). Cosa riferisce di sé? Minuzie, probabili amuleti biografici: l’incontro infantile con le macchie di Rorschach, a casa sua si mangiava il baccalà.Alle pagine di scrittura associa piccoli disegni schizzati come appunti visivi: forme, mappe, diagrammi. Ne esce un autoritratto arcimboldesco, senza frutti: la sua fisionomia risulta dal collage dei ritagli delle idee che Marco negli anni si è fatto sulle cose.Il Nord Nord infine si rivela essere un’immagine stereoscopica, un’inquietudine ottica ispirata alla mancata coincidenza fra il Nord magnetico e quello geografico che “esprime questa continua necessità di riorientarsi, o meglio d’aggiustare via via il proprio orientamento”. Necessità che Belpoliti sempre ha sentito e che qui innerva il suo ritrarsi.