Corriere della Sera, 4 febbraio 2025
Stella Pende ha letto l’intervista a Debenedetti e riflette sulla vecchiaia
Caro Corriere, per merito di Marco Pogliani, amico prezioso, ricevo ogni giorno una sua piccola rassegna stampa condita da commenti e canzoncine ad hoc.
L’altro giorno ha segnalato una vostra intervista a Franco Debenedetti (Corriere, 2 febbraio), intellettuale, visionario e di più. Come raccontate, Franco Debenedetti ha 92 anni. Appare in foto con una ricca chioma candida, confessa di amare la montagna e lo sci. Quando voi insistete sulla rarità di umani che a quell’età possano concedersi il lusso di abitudini riservate alla giovinezza, lui vi risponde serafico: mangio di tutto e scivolo nel sonno.
Parla di quell’immenso dolore che è stata la perdita del figlio e ricorda la famiglia davanti alla caccia dei nazisti. Dice anche di altri amori. Ma sempre con candore e intensità insieme. Attenzione! Il suo non è un canto alla bella vecchiaia! Ma un inno alla vita. Perché l’età che corre non è come oggi vorrebbero cantarci in troppi una grazia ricevuta. Il passare del tempo è feroce. Ti appanna le energie e le passioni e ti ruba il corpo. Una tortura che capita particolarmente alle donne in qualche modo attraenti. Le racchie, non si sa perché, col tempo migliorano.
Infine inutile dirlo, ma quest’intervista è davvero madre di una speranza. Leggendola chissà quanti, come me, hanno pensato: allora è vero che il tempo che passa può essere portatore di verità e candore. Allora si può anche invecchiare. Proprio come lui però.