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 2025  febbraio 04 Martedì calendario

I killer invisibili che danno la caccia ai nemici dell’Ucraina

Li chiamano «liquidatori di russi», sono gli agenti del Quinto Direttorato dello Sbu, il servizio segreto ucraino protagonista della guerra segreta contro il nemico. Ed è probabile che l’attentato contro Armen Sarkisyan avvenuto in un lussuoso palazzo moscovita, sia parte della campagna di annientamento. A meno che l’episodio non abbia matrici diverse.
L’agenzia diretta da Valentin Nalyvaichenko ha preso di mira dal 2014 i collaborazionisti e personaggi legati alla Russia con infiltrazioni condotte a tutto campo. In effetti Kiev aveva un conto aperto con Sarkisyan, alias Armen Golovosky. La sua biografia racconta il rapporto con l’ex presidente filo-russo Viktor Yanukovich, le aggressioni nei confronti dei manifestanti EuroMaidan, la creazione di un reparto (Arbat) formato da volontari armeni schierato una volta iniziato il conflitto, le relazioni con la compagnia di mercenari Wagner, la guida della federazione del pugilato nel Donetsk. Una storia che lo ha trasformato in uno dei «soggetti» ricercati dall’Ucraina e di conseguenza dallo Sbu.
Composto da quasi 30 mila uomini, l’apparato ha dovuto ripulire i propri ranghi da elementi ritenuti poco fedeli, poi è passato all’attacco ovunque ha avuto possibilità di trovare varchi. Nelle zone più vicine come all’interno del territorio russo. Il servizio ha beneficiato, nel corso degli anni, dell’assistenza occidentale, in particolare americana e britannica, un aiuto che ha integrato una tradizione solida di operazioni clandestine. Progressivamente ha esteso il proprio raggio d’azione e adottato sistemi diversi. Bombe nei veicoli degli obiettivi, omicidi mirati, agguati. Solo negli ultimi mesi ha eliminato il comandante di una Brigata della Marina del Mar Nero, uno scienziato impegnato nello sviluppo di missili, il responsabile della Difesa per le armi non convenzionali Igor Kirilov, dilaniato dall’esplosione di un monopattino a motore lasciato all’ingresso della sua abitazione.
Il modus operandi è cambiato spesso, proprio per aggirare contromisure e controlli preventivi. Un ordigno celato in una statuina ha ucciso il blogger Vladen Tatarsky mentre altri sono stati fatti fuori con trappole infilate sotto il sedile di un’auto, fine «riservata» alla figlia dell’ideologo Dugin.
Lo Sbu ha adottato una strategia comune, fatta di cerchi concentrici. Il primo: una lista di bersagli raggiungibili, la banca dati, la lista nera. Il secondo: l’istruttoria con la raccolta di informazioni, la ricostruzione del «sentiero di vita» del target, ossia indirizzi, abitudini, contatti. Il terzo: la fattibilità del colpo. Il quarto: l’esecuzione affidata a propri elementi oppure a stranieri reclutati, figure che dovrebbero suscitare minori sospetti, che a volte sono già presenti all’interno dei confini russi. Soluzione preferita in quanto permette di proteggere gli 007 affidandosi invece a manovalanza che accetta di portare avanti la missione nell’intento di guadagnare qualcosa.
All’offensiva anti-Mosca ha partecipato una forza «concorrente», l’intelligence militare diretta da Kyrylo Budanov, altro protagonista di manovre spericolate pianificate per punire avversari simbolici, alimentare insicurezza, dimostrare resistenza. Iniziative «spettacolari», dal grande effetto propagandistico ma che non possono far dimenticare quanto sia difficile la situazione sul fronte orientale dove gli invasori continuano a conquistare villaggi senza badare ai costi della battaglia.