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 2025  febbraio 04 Martedì calendario

Il governo fa quello che vuole perché l’opposizione è sparita

Può darsi che quanto accade con la maggioranza di destra in Italia sia soltanto il riflesso dell’«effetto Trump». Il governo si sente più forte perché negli Stati Uniti siede alla Casa Bianca un presidente ideologicamente affine a FdI e Lega, almeno. Ma c’è anche un altro aspetto che le due situazioni hanno in comune, ed è l’assenza o almeno l’irrilevanza delle opposizioni. Non significa che Palazzo Chigi non incontrerà problemi con la politica europea di Donald Trump, soprattutto se confermerà i dazi. La mancanza di opposizioni in grado di apparire unite e di offrire una narrazione credibile alternativa a quella della maggioranza sta producendo tuttavia effetti a catena. E apre lo spazio a tentativi di forzature che si spiegano solo su questo sfondo di vuoto di potere. Vale per le ipotesi di una riforma elettorale che potrebbe aggirare di fatto una riforma del premierato ritenuta ormai altamente improbabile: almeno in tempi brevi. Vale per le uscite estemporanee con le quali «non si esclude» un ritorno all’immunità parlamentare per eletti e ministri. Ma è lo stesso a proposito del brutto pasticcio del torturatore libico Almasri, col governo che temporeggia prima di riferire in Parlamento. Idem con il trasferimento dei migranti nei centri di accoglienza in Albania, di nuovo bocciato, stavolta dalle Corti d’Appello; e col tentativo di andare avanti comunque, cercando in parallelo di cambiare di nuovo le norme per favorire la costosa operazione del governo. Ma in questo caso la prima conseguenza, e cioè il vuoto di opposizione, ne incrocia una seconda. Non avere oppositori politici di peso porta infatti la coalizione di Giorgia Meloni a percepire qualunque presa di posizione critica che arriva da istituzioni e poteri di garanzia e di controllo come un’ingerenza e un attacco. Attacco politico, non rilievi doverosi da parte di chi ha questo compito istituzionale. È vero che a volte, da parte di alcuni magistrati, il sospetto di un umore ostile al governo è apparso più che fondato. E in passato, quando la politica era più debole, il protagonismo di alcune procure ha generato forzature simmetriche e opposte. In generale, tuttavia, la sensazione è che oggi Palazzo Chigi abbia scelto dei nemici esterni per giustificare scelte controverse. E la magistratura, ma sarebbe meglio dire le magistrature in senso lato, risultano in prima fila in questo conflitto destinato a assumere sempre più i contorni dello scontro istituzionale; e magari a diventare il pretesto per chiedere ai giudici «politicizzati» di candidarsi alle elezioni; e perfino per trovare qualche ragione che rimetta in discussione una legislatura dominata da una maggioranza numericamente solidissima.