Il Messaggero, 3 febbraio 2025
Tutti a caccia di energia per lo sviluppo delle IA
Nella corsa all’intelligenza artificiale si nasconde un’altra corsa, quella alla sostenibilità energetica. E mentre i muri della Silicon Valley tremano di fronte all’algoritmo low cost cinese DeepSeek, arrivato sul mercato all’inizio della scorsa settimana, ecco che la transizione ecologica diventa la priorità numero uno per evitare che la corsa subisca una battuta d’arresto. Un fatto è noto: le intelligenze artificiali sono energivore. Per funzionare hanno bisogno di enormi quantità di elettricità, utile per alimentare gli sconfinati data center in cui vengono elaborati i dati che danno vita ai chatbot basati su IA. Questi magazzini, oltre alla corrente, consumano anche grandi quantità d’acqua, necessaria al raffreddamento e indispensabile per mantenere stabile la temperatura all’interno (intorno ai 24 gradi). Un simile consumo da qualche anno preoccupa opinione pubblica e aziende, costrette a ragionare sull’impatto ambientale delle tecnologie e su una gestione più attenta delle risorse. Ma a turbarle, soprattutto, è il costo di questa energia. Gli analisti prevedono che i giganti della valle del silicio faranno sempre meno affidamento sui combustibili fossili, in favore delle fonti rinnovabili. Il nucleare e il geotermico – promossi sia da Microsoft che da Meta sembrano oggi le soluzioni favorite, tanto che lo scorso settembre la compagnia di Bill Gates ha annunciato la decisione di risvegliare la vecchia centrale nucleare di Three Mile Island, in Pennsylvania (l’impianto in cui, nel 1979, si verificò uno dei più gravi incidenti della storia statunitense). Zuckerberg, dal canto suo, non si ferma al nucleare. Lo scorso agosto ha annunciato una partnership con una compagnia di energia geotermica, con l’obiettivo di collegare tra loro, entro il 2027, tutti i centri di elaborazione dati di Meta: circa seimila data center, di cui 142 in Italia, che alimentano le intelligenze artificiali e tutte le infrastrutture di cloud computing (i servizi in cloud che immagazzinano ed elaborano grandi quantità di dati). Secondo una ricerca della International Data Corporation (IDC), i data center, “magazzini” stracolmi di schede video e server, sarebbero responsabili di un consumo elettrico che incide del 2-3% su quello globale. E il dato è in rapida crescita. Entro il 2027 si prevede che i data center consumeranno oltre i 146TWh di energia, con un incremento del 44% ogni anno. Per avere un’idea delle quantità, basti pensare che un comando su ChatGpt consuma, in termini di energia, dieci volte più di una ricerca su Google. O che l’energia impiegata per addestrare il modello linguistico (LLM) Gpt-3, di OpenAI, equivale a quella consumata da 130 famiglie americane nel corso di un anno. Per quanto riguarda l’acqua, l’utilizzo giornaliero oscilla tra gli undici e i diciannove milioni di litri. E anche questo dato, secondo una ricerca condotta da Pwc, è destinato a crescere nel 2027; in quell’anno l’intelligenza artificiale potrebbe arrivare a risucchiare fino a 6,6 miliardi di metri cubi d’acqua potabile. E poiché la capacità di calcolo necessaria al sostentamento di queste tecnologie raddoppia quasi ogni cento giorni, entro il 2028 – avverte il World Economic Forum – l’intelligenza artificiale potrebbe arrivare a consumare più energia di quella impiegata nel 2021 da uno Stato come l’Islanda. Sembra quindi evidente che i combustibili fossili, da soli, non possano bastare. Ma il mercato delle energie rinnovabili, benché in rapida crescita, al momento non riesce a soddisfare un simile fabbisogno. «Il trend delle IA è positivo, ma consuma tantissimo», commenta Giorgio Tomassetti, Ceo di Octopus Energy Italia. «L’adozione futura, quotidiana e massiccia di strumenti come ChatGpt, da parte di cittadini e aziende, al momento, non è sostenibile. Serve subito tanta energia, e a basso costo». Gli scenari sarebbero due: «fermare lo sviluppo delle intelligenze artificiali, o accettare che il loro costo aumenti a tal punto che qualcuno dovrà tirarsi indietro dalla corsa». Aggiunge Tomassetti: «Le rinnovabili convengono all’ambiente e al portafoglio, ma bisogna gestire con intelligenza la rete energetica, ricorrendo anche ad altre fonti come l’eolico e il solare. Sulla corsa all’IA dovevamo muoverci verso fonti pulite tempo fa. Prenderne coscienza ora è un enorme passo avanti, ma siamo in ritardo».