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 2025  febbraio 03 Lunedì calendario

Carlo Rovelli dice che la Costituzione americana è ispirata a quella dei nativi

Per secoli molte società umane si sono affidate al potere assoluto di un leader supremo: re, imperatore, faraone, zar, inca o simili. Non così molte società moderne, che hanno strutture politiche complesse, dove si assume che il potere ultimo, in forme diverse, appartenga all’intero popolo che le forma. L’idea di un potere condiviso ha radici antiche. Una è formata dalle costituzioni democratiche delle città greche, come la costituzione di Solone ad Atene nel VII secolo prima della nostra era. Un’altra è la complessa politica della repubblica romana, nata dal collasso della monarchia nel V secolo, e poi sfociata nell’impero. La democrazia greca, e molto di più la repubblica romana, sono stati modelli ispiratori per i leader della Rivoluzione francese: Robespierre e i suoi compagni le conoscevano per esempio attraverso le vite di Plutarco e ne erano affascinati. Ma la Grecia e Roma sono le sole radici storiche delle moderne democrazie? 
Non lo sono. Sono molte le società del passato che si reggevano con strutture dove il potere non era centralizzato. Diverse di queste hanno influenzato la formazione delle democrazie moderne. Fra le influenze più dirette ma meno conosciute in Europa vi sono le strutture politiche dei popoli nativi del Nord America. 
Sotto l’influenza del nostri cugini d’Oltralpe, geniali ma sempre un po’ sciovinisti, anche noi tendiamo a dimenticare che la Rivoluzione americana è avvenuta prima della Rivoluzione francese: quando i parigini hanno preso la Bastiglia, iniziando il processo che ha portato alla caduta della potere assoluto dei re di Francia, negli Stati Uniti avevano già adottato la Costituzione americana, quella tuttora in vigore. Alla fine del XVIII secolo gli intellettuali americani e francesi erano in contatto stretto, e le influenze reciproche profonde. 
Ora la Costituzione americana è stata scritta appoggiandosi sul lavoro di un brillante gruppo di intellettuali, tra cui primeggiavano Thomas Jefferson e Benjamin Franklin. Entrambi conoscevano bene la costituzione della Confederazione degli Haudenosaunee, o Irochesi, una confederazione di sei nazioni (Seneca, Cayuga, Oneida, Onondaga, Mohawk e Tuscarora) che occupavano una vasta regione a ovest del fume Hudson, fra quelli che sono oggi Canada e Stati Uniti. La confederazione era retta da una costituzione orale, «La Grande Legge di Pace» (Kaianere’ko:wa). La Grande Legge di Pace era inizialmente codificata in cinture di conchiglie con sequenze di pittogrammi. Studi moderni indicano che potrebbe risalire addirittura al XII secolo. È parte di una lunga narrazione che comprende leggi e cerimonie da eseguire in tempi prescritti, ed è formata da 117 articoli. Nel XIX secolo è stata tradotta in inglese. 
Come hanno argomentato Donald Grinde e Bruce Johansen nel 1991 in un libro influente dal titolo Exemplar of Liberty: Native America and the Evolution of Democracy (Esempio di libertà: i nativi americani e l’evoluzione della democrazia), la costituzione degli Irochesi è stata di diretta ispirazione per Benjamin Franklin nello scrivere la costituzione degli Stati Uniti d’America. I punti in comune sono diversi. Per esempio la nozione fondamentale di libertà individuale e l’idea di separazione dei poteri. 
Nel 1744 Benjamin Franklin era in Pennsylvania e partecipava alle riunioni per stabilire trattati con gli Irochesi. Lavorava con Conrad Weiser, che si era guadagnato il rispetto degli Irochesi ed era stato adottato nella nazione Mohawk. In uno di questi incontri nacque l’idea della confederazione americana: Canassatego, capo degli Onondaga, suggerì ai coloni europei di formare un’unione di tutte le colonie, motivandola con la difficoltà per lui nel trattare con ogni singola colonia individualmente. 
Franklin prese l’idea sul serio e iniziò a considerare un nuovo sistema di governo. La Confederazione irochese offriva il modello di una società libera dall’oppressione e dalla struttura in classi, profondamente diversa dal dominio dei grandi monarchi e dell’aristocrazia dell’Europa del Settecento. Franklin divenne Commissario indiano per la Pennsylvania. 
Il 19 giugno 1754 ci fu lo storico Congresso di Albany che riunì i rappresentanti di tutte le colonie. Erano presenti anche rappresentanti degli Irochesi. Al capo Mohawk fu chiesto di spiegare il modello della Confederazione irochese e la sua costituzione. Dopo il Congresso di Albany, Franklin elaborò un piano che prevedeva che tutte le colonie britanniche americane si federassero sotto un’unica legislatura con un presidente generale nominato dalla Corona britannica, un modello molto simile alla Confederazione irochese. 
Ci vollero due decenni e una guerra sanguinosa perché le colonie americane si liberassero dall’Inghilterra e arrivassero a formare un’unione. A metà degli anni Settanta del Settecento, Franklin era la scelta ovvia per redigere la Dichiarazione d’Indipendenza, ma scelse di farlo in un gruppo, sotto la guida di Thomas Jefferson. Jefferson condivideva il rispetto e le opinioni di Franklin sugli Irochesi. Entrambi ammiravano lo stile di vita degli Irochesi, la libertà individuale che era sancita dalla loro legge e l’assenza di classi. L’indipendenza americana dall’Inghilterra si è ispirata fortemente a questo modello. 
L’influenza della Costituzione irochese è stata riconosciuta ufficialmente, tanto che nell’ottobre 1988 il Congresso degli Stati Uniti, ha approvato la risoluzione 331, che riconosce ufficialmente l’influenza della Costituzione irochese sulla Costituzione statunitense. 
La Costituzione americana a sua volta ha ispirato la Rivoluzione francese, e tutte le costituzioni moderne, compresa quella italiana. Ovviamente ci sono differenze enormi fra le moderne democrazie e la struttura politica dei nativi americani. Ma ce ne sono altrettante fra le democrazie moderne e la repubblica romana o la democrazia schiavista di Pericle. Guardare le une e non vedere le altre è solo una scelta ideologica.