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 2025  febbraio 03 Lunedì calendario

I settori a rischio con i dazi di Trump

Emanati sabato primo febbraio, i nuovi dazi per le importazioni negli Stati Uniti da Canada, Messico e Cina saranno ufficialmente in vigore dalla mezzanotte di domani. Le guerre commerciali sono state la caratteristica anche del primo mandato di Trump alla Casa Bianca, ma la portata di queste ultime tariffe rischia di essere ancora più dirompente, considerando che il presidente ha annunciato una successiva ondata di balzelli che saranno annunciati il 18 febbraio, non si sa ancora contro quali Paesi e merci. Intanto, tutti i beni importati dal Canada e dal Messico diventano soggetti a una tariffa del 25%, ad eccezione dei prodotti energetici canadesi, scontati al 10%. La Cina vedrà aumentare le tariffe già imposte del 10%. Non solo: come riporta il Financial Times, ogni ordine emanato contiene una sorta di clausola di ritorsione: il che significa che se un Paese scegliesse di reagire, altre azioni saranno intraprese. Ecco i settori industriali che rischiano di più.


PETROLIO - Le importazioni di petrolio canadese pesano per circa il 60% del totale di greggio che entra negli Stati Uniti. Ecco perché le tariffe sull’energia che arriva dal nord dovrebbero essere scontate rispetto al 25% per altre merci. Ma è certo l’effetto che i dazi produrranno, ovvero l’aumento dei prezzi alla pompa, soprattutto nel Midwest: qui le raffinerie trasformano il petrolio canadese in benzina e diesel. Oggi gli Usa importano circa 4 milioni di barili al giorno di petrolio canadese, il 70% del quale è lavorato proprio nel Midwest. 

METALMECCANICO - In Messico l’automotive, che nel 2024 ha superato il record storico di produzione, è un hub strategico per le più grandi case mondiali, e ha esportato l’80% dei veicoli negli Stati Uniti, anche grazie alle agevolazioni che erano fornite dall’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti.  I problemi alla supply chain potrebbero essere molto dannosi per il settore: i pezzi che arrivano da Messico e Canada attraversano il confine più volte prima che il veicolo arrivi al concessionario negli Usa: sono previsti rincari anche di tremila dollari ad auto.
FARMACEUTICO - Secondo lo US Bureau of Labor Statistics il 40% dei farmaci usati negli Usa è importato. India ed Europa sono i principali fornitori a livello globale. Il mercato dei farmaci, anche italiano, ha visto una crescita delle importazioni negli Usa nel 2024 e ora è tra i settori indicati da Trump per la seconda ondata di dazi. Nei primi nove mesi del 2024 le importazioni globali negli Usa hanno registrato un aumento tendenziale pari al +47% a prezzi costanti. L’Italia, partner strategico, ha visto crescere le esportazioni di oltre 4,5 miliardi, dagli antibiotici ai generici. 

SEMICONDUTTORI - Solare, auto elettriche, batterie e semiconduttori: da settembre gli Usa avevano già ampliato i dazi sulle importazioni cinesi di tecnologia, anche per dare una spinta alla produzione interna. I dazi in vigore impongono il 25% su batterie e acciaio, il 50% sui semiconduttori e un’aliquota tariffaria del 100% sulle importazioni cinesi di veicoli elettrici. Ora la stretta aumenta e potrebbe estendersi anche all’import da altri Paesi, come Taiwan, Corea del Sud e Giappone, che erano diventati fornitori alternativi dell’industria tech Usa. 

ALIMENTARI - Un effetto immediato dei dazi sarà riscontrabile nei beni non durevoli, ad esempio nei generi alimentari. L’80% degli avocado che vengono importati negli Usa arrivano dal Messico, la più grande fonte estera di frutta e verdura per gli Stati Uniti (da lì provengono il 63% delle verdure e il 47% della frutta), mentre il Canada è il numero uno per cereali, bestiame, carne e zucchero. Le tariffe provocheranno un aumento dei costi al supermercato, di settimana in settimana, quando anche la supply chain comincerà a risentire della guerra dei dazi.
INDUSTRIA PESANTE - Già il primo Trump e poi Biden avevano alzato barriere all’import su alcuni prodotti di acciaio (del 25%) e alluminio (del 10%), per «ripararsi» dal dumping cinese. Messico e Canada, in virtù dell’accordo di libero scambio tra i Paesi ora caduto, erano esclusi dai dazi. Oggi l’industria siderurgica Usa resta in difficoltà e nonostante Trump sostenga che i dazi potrebbero essere la soluzione per risanarla, gli analisti restano scettici, ribadendo che l’effetto potrebbe ritorcersi contro i fabbricanti Usa di oggetti in acciaio più che sull’acciaio stesso