La Lettura, 2 febbraio 2025
Il contro-vertice sull’ia
Ci si imbatte talvolta in certi titoli che bastano, da soli, a esprimere l’essenziale. I prossimi 10 e 11 febbraio, la Francia accoglierà il «Vertice per l’azione sull’Intelligenza artificiale», il cui scopo sembra già stabilito: prepararsi al grande salto in avanti verso l’automazione crescente e inarrestabile delle attività umane. Al Grand Palais di Parigi si riuniranno un centinaio di capi di Stato e di guru dell’industria digitale, tra cui Elon Musk e Sam Altman, che rilanceranno gli slogan collaudati che ci propinano da molti anni. Vale a dire, che l’IA rappresenta l’orizzonte economico sfavillante e imprescindibile del nostro tempo. E ancora, che in corso d’opera incontreremo non poche turbolenze, c’è da aspettarselo, ma stiamo certi che la normativa ci proteggerà dalle derive peggiori. È il solito ritornello, ripetuto all’infinito, e sistematicamente coniugato al futuro. Tuttavia, va preso atto che non appena si parla di futuro, ecco che vengono a insinuarsi le prospettive affaristiche, come accade d’altronde in tutti i saloni tecnologici in giro per il globo.
Questa conferenza si preannuncia come una gigantesca consacrazione propagandistica, che richiederà robusti investimenti pubblici, e dove lo sfarzo e l’apparato contribuiranno a incrementare il valore azionario dei gruppi e delle startup presenti. Con il passare dei mesi, s’è capito chiaramente che i preparativi erano imperniati di preferenza sugli scenari economici, e infatti alcuni settori hanno avanzato la richiesta di essere presi in considerazione. Si tratta principalmente delle società di gestione e ripartizione dei diritti d’autore. La questione consiste nel fare pressione per mettere fine alla raccolta indiscriminata di contenuti culturali da parte delle IA generative, così come nell’imporre, attraverso regolamenti, la retribuzione dei titolari dei diritti.
Tuttavia, va sottolineato che questa esigenza, in apparenza legittima, ha il difetto – dal momento in cui si richiedono compensi – di avallare tutti i processi per dotare i sistemi di capacità creative. In questo gli artisti sbagliano, e di grosso, quando con eccessiva leggerezza immaginano trattarsi esclusivamente di un’ulteriore tappa nella lunga storia che lega arte e tecnica, paragonando la situazione attuale con la nascita della fotografia o del cinema, che non avrebbe sancito la fine di altre arti. Nel nostro caso, però, non stiamo assistendo all’emergere di una nuova disciplina, bensì di un paradigma del tutto inedito: l’usurpazione, da parte di un apparato dedicato, del nostro genio umano nel produrre testi, immagini e suoni. Come non vedere in tutto questo l’approssimarsi di una macchina implacabile che si prepara a stritolare la cultura?
Lo stesso vale per l’attenzione che sarà rivolta alle cosiddette IA generative «sovrane». Si tratta, nel migliore dei casi, di un semplice adeguamento tecnologico, mascherato da difesa di un presunto plurilinguismo, che pretenderebbe di contrastare il predominio dell’inglese, ma che in realtà non farà che intensificare questa folle corsa industriale verso la rinuncia all’espressione in prima persona. Infine, il vertice intende affrontare le questioni cruciali del lavoro, ma partendo da un doppio presupposto, che un giorno potrebbe rivelarsi fatale: l’ottimizzazione produttiva e l’adattabilità permanente. Basta leggere la nota d’intenti, così eloquente al riguardo: «I guadagni di produttività promessi dall’IA saranno presi in considerazione, così come il supporto ai lavoratori nella formazione e nell’insegnamento di questa tecnologia per lo sviluppo delle competenze». Un obiettivo che suona più come uno slogan per un fine prestabilito, anziché una concertazione che tenga conto del giusto ruolo di ciascuno nei diversi settori della vita collettiva.
E che dire della più decisiva tra queste problematiche, ovvero la scuola? Ebbene, l’istruzione non sarà affatto oggetto di discussione, se non per promuovere le piattaforme di IA volte al «monitoraggio personalizzato» degli studenti! Eppure il futuro dei nostri figli, che a questo ritmo non avranno neanche più la necessità di imparare a scrivere, dovrebbe essere la fonte di tutte le nostre preoccupazioni. Il dramma è che nel presente dibattito intervengono esclusivamente le questioni utilitaristiche, con un totale disprezzo per ciò che è essenziale, vale a dire la portata sociale, culturale e civile delle trasformazioni in corso. A dire il vero, su tale fenomeno, che oserei definire tra i più decisivi della storia, la confusione regna suprema, poiché nessuno si è preso la briga di fare chiarezza, come sarebbe necessario.
Infatti, tra i pericoli dell’espressione «Intelligenza artificiale» ravvisiamo quello di accorpamento, che nasconde al suo interno tre ingranaggi distinti che la caratterizzano. Il primo si riferisce a quei sistemi che trovano impiego, per esempio, nel settore dell’aeronautica, per migliorare l’efficienza energetica degli apparecchi; in tal caso, l’uomo conserva il controllo. Il secondo riguarda il compito assegnato all’IA non solo di interpretare situazioni di natura sempre più diversificata, ma anche di raccomandare, di conseguenza, le azioni da intraprendere; un’istanza ordinatrice, questa, che comporta innumerevoli conseguenze giuridico-politiche, le quali vengono affrontate in modo del tutto insufficiente, in particolare nel mondo del lavoro. Il terzo fa riferimento all’attribuzione di capacità intellettuali e creative alle IA generative, dall’esordio sul finire del 2022 in poi; da allora, queste si sono dotate della qualità più antropomorfica di tutte: la produzione di frasi, immagini e suoni.
Ebbene, e occorre ribadire che di questo non si parla diffusamente, sono proprio queste due ultime dimensioni che predominano oggi, e che ci spingono a elaborare una nuova definizione antropologica. A questo proposito, la grande questione morale e filosofica che incombe è sapere – in un’epoca in cui sistemi onniscienti continuano a gestire il corso delle cose e s’impadroniscono delle facoltà che ci distinguono come essere umani – quale sarà, in definitiva, il nostro ruolo sulla Terra?
Stiamo vivendo un momento di estrema gravità. Per questo, alla luce delle ricerche che conduco da molti anni, mi è sembrato imperativo opporre una logica completamente diversa e organizzare un «contro-vertice sull’IA». E così, non appena ho iniziato a parlarne, il Sindacato nazionale dei giornalisti mi ha subito offerto il suo sostegno, che si è rivelato decisivo. Questo incontro, che si terrà a Parigi il 10 febbraio, al Théâtre de la Concorde, si ispira a una doppia filosofia. In primo luogo, la testimonianza: saranno invitate persone provenienti dalle categorie professionali più diverse a raccontare le conseguenze concrete che vivono a causa dell’introduzione di sistemi di IA nel loro ambiente quotidiano.
Costoro ci racconteranno come, nella scuola pubblica, già prevalgono il caos e l’assenza di confronto, con folle di studenti che si affidano a ChatGPT per i compiti, portando tanti insegnanti a non capire più il senso della propria missione. Scopriremo come i gruppi editoriali stanno pianificando di utilizzare sistemi in grado di svolgere le mansioni dei segretari di redazione, con l’obiettivo di ridurre il personale.
I traduttori letterari ci parleranno di quegli editori che, di recente, si rivolgono ai robot e poi finiscono con il consegnare loro testi senza capo né coda, obbligandoli a rifare il lavoro, a retribuzione inferiore, finché la professione non sparirà. I registi di film d’animazione ci illustreranno quali sono i processi che, in pochi mesi, stanno cancellando competenze uniche, acquisite con anni di lavoro ed esperienza. Quel giorno presenteremo un’infinità di attestazioni provenienti dagli ambiti più diversi. Verrà inoltre illustrato un quadro documentato del gigantesco impatto ambientale generato dall’IA. Allora si capirà meglio, attraverso i fatti, cosa sia realmente in gioco con l’IA. Finalmente verrà mostrato il rovescio della medaglia, troppo a lungo nascosto agli occhi di molti. E dovrà finire il tempo in cui, per capire, ci si affidava ingenuamente a imprenditori e ingegneri del settore tecnologico, insieme giudici e parti in causa.
Il secondo principio è la mobilitazione. Occorre avviare progetti di interventi mirati e introdurre statuti, settore per settore, a livello nazionale e internazionale, per affermare e tutelare quelle esigenze considerate intangibili. Tutto questo senza aspettare risposte, anzi, anticipando i legislatori, la maggior parte dei quali si fanno troppe illusioni sulla cosiddetta «innovazione digitale», sottoposti come sono a incalzanti pressioni di parte. La sfida consiste sia nel descrivere ciò che è già stato avviato, sia nel generalizzare la necessaria impostazione di rapporti di forza. I prossimi anni saranno decisivi. La responsabilità non consiste nell’invocare aiuto quando la casa sta bruciando, ma nel cogliere i fenomeni nel momento stesso in cui germinano, permettendo così di agire prima che si consolidino e diventino definitivi. Perché la società si sveglia sempre troppo tardi.
Questa iniziativa porta con sé un profondo respiro democratico, nel senso stesso di pensiero politico come espressione libera di pluralità, contraddizione e possibilità di stringere accordi. Già mi è stato proposto di patrocinare edizioni simili a Città del Messico, Buenos Aires, Tokyo... che contribuiranno a far soffiare, su più continenti, venti contrari così salutari e indispensabili.
In realtà l’IA, al di là delle questioni meramente tecniche, deve essere interpretata come il punto nodale di visioni antagoniste del mondo. Da un lato, il capitalismo al suo stadio terminale che, fin dall’inizio, ha sempre considerato l’essere umano una variabile di aggiustamento, svilendo gli individui e devastando il pianeta. Dall’altro, una potente aspirazione a diventare partecipi delle questioni che ci riguardano, a esprimere al meglio le nostre facoltà all’interno di modalità di organizzazione che non danneggino né le persone, né la biosfera.
Il 10 febbraio si aprirà il confronto tra queste due visioni. E allora, a Parigi – luogo simbolo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino – ci auguriamo che la verità emerga finalmente alla luce del giorno.