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 2025  febbraio 02 Domenica calendario

Stroppa fa un passo indietro

Nel grande affare di Starlink in Italia, ci sono tanti attori senza nome e senza volto. Generali della Difesa, funzionari di medio-alto livello, alti consiglieri, manager di aziende di Stato e manager di aziende che lavorano con lo Stato, lobbisti e uomini che hanno in tasca l’agenda delle giuste relazioni, quelle che servono quando la politica può mostrare resistenze o dubbi legittimi. 
Qualcuno adesso è tornato a bussare alla porta del Quirinale, sempre per conto di Elon Musk, il supermiliardario amico di Giorgia Meloni desideroso di portare in Italia la connessione a banda larga della sua rete satellitare. È un accordo che porta con sé rilevanti questioni di sicurezza nazionale, e che, per questo, sarà affrontato in un prossimo Consiglio Supremo di Difesa, organo di rilevanza costituzionale presieduto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, che mette attorno al tavolo il presidente del Consiglio, i ministri degli Esteri, dell’Interno, della Difesa, dell’Economia, delle Imprese, e il Capo di Stato Maggiore della Difesa. Questa volta, però, a puntare il Colle non è stato Andrea Stroppa, il nerd capellone con facilità di accesso a Palazzo Chigi, mediatore per conto del supermiliardario che vuole portare in Italia la rete di satelliti a bassa quota controllata da SpaceX. 
La Stampa, poco meno di un mese fa, ha raccontato di come gli uomini che lavorano per Musk in Italia abbiano cercato, invano, verso la fine di ottobre e l’inizio di novembre del 2024, un contatto direttamente con il Quirinale, e che lo abbiano fatto per cercare di convincere la massima autorità politica di garanzia sulla buona fede dell’operazione Starlink. Ma soprattutto per provare a riconquistare credito reputazionale con il presidente Sergio Mattarella, profondamente contrariato dalle intemerate di Musk contro i magistrati italiani e in generale dall’ingerenza del padrone del social media X – divenuto nel frattempo attore politico come principe consigliere del presidente Usa Donald Trump – nelle democrazie europee. Ora siamo in grado di dare maggiori dettagli di questi tentativi di interlocuzione e un aggiornamento importante. Il ruolo pubblico di Andrea Stroppa è stato ridimensionato, anche se rimane lui l’uomo di Musk in Italia, quello di cui si fida di più. I suoi modi, le sue uscite e alcune prese di posizione aggressive, sono apparse stonate e hanno suscitato un clamore che non fa bene agli affari. Soprattutto quando il terreno è quello della sicurezza nazionale. 
Da quanto riferiscono fonti interessate al dossier e fonti di Palazzo Chigi, anche Meloni ha realizzato quanto stesse diventando controproducente l’attitudine poco diplomatica di Stroppa. «Non deve esagerare», ha confessato la presidente del Consiglio in più di un’occasione. La sua incontrollabilità e la sua imprevedibilità, la voglia di polemizzare e scontrarsi con i partiti di opposizione, sono diventati un problema. Non solo: sono diventati oggetto di un’interrogazione di Carlo Calenda, leader di Azione, per fare maggiore luce sul suo ruolo. 
Per intenderci, quando questo giornale, lo scorso 8 gennaio, ha raccontato del tentativo, poi fallito, di agganciare il Colle di alcuni non specificati «ambienti vicini a Musk», ancora non avevamo chiaro chi fossero. Adesso sappiamo che è stato Stroppa. Ma che lo ha fatto in maniera completamente sgrammaticata, arrivando prima a chiedere il numero di telefono diretto di Sergio Mattarella, poi a contattare il portavoce del Capo dello Stato. La risposta è stata un cortese “no”. 

In quel momento, il referente di Musk in Italia è anche indagato, elemento che rende ancora più complicato aprire un canale personale con il Colle. Il 14 ottobre, infatti, era stato iscritto nel registro della procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto per corruzione il direttore generale di Sogei, azienda che opera nel settore della sicurezza informatica controllata dal ministero dell’Economia. In un secondo filone dell’inchiesta, gli inquirenti rilevano un intreccio di relazioni tra Stroppa e un ufficiale di Marina, Antonio Masala (arrestato), interessato a facilitare la chiusura dell’affare Starlink. Tra gli indagati c’è anche Cristiano Rufini, presidente di Olidata. È lui a prendere l’azienda che era stata tra i pionieri della prima ondata della rivoluzione informatica in Italia, a risanarla e quotarla in Borsa. Oggi Olidata si occupa di gestione informatica dei dati e cybersecurity. Da quello che abbiamo ricostruito, è la società a cui il governo, tramite apparati di intelligence, affida un progetto di partnership con Starlink. E qui bisogna fare un altro passo indietro, e tornare al Quirinale e alle preoccupazioni delle più alte cariche della Difesa. 
I timori restano due. Il primo: permettere l’ingresso di Starlink in Italia potrebbe indebolire Iris 2, il programma di collegamenti satellitari finanziato dalla Commissione Ue di cui l’Italia farà parte ma che nel suo avanzamento risulta estremamente indietro – di almeno cinque anni – rispetto al prodotto di Musk. Il secondo: chi controllerà i dati nel caso in cui si arrivasse a chiudere il contratto con Starlink? Sul primo problema si è arrivati a una conclusione avvallata anche da Leonardo, colosso italiano a controllo pubblico che ha già siglato un accordo con Musk nel giugno 2024 attraverso la controllata Telespazio: ci sarà un’integrazione sulla base di un contratto a tempo per usare i satelliti che offrono la banda larga nelle aree rurali più complicate da raggiungere, per le comunicazioni delle ambasciate e dei presidi militari, fino a quando Iris 2 non sarà altrettanto competitiva (2030 nelle previsioni). Si intuisce da sé che il gap potrebbe anche non essere mai colmato. E si arriva alla seconda domanda: chi avrà in mano la gestione di una rete così strategica per la sicurezza? È stata proprio Olidata, nella persona di Rufini, per i primi dieci mesi del 2024, a trattare con l’azienda di Musk tramite Stroppa. È Olidata ad aver assicurato al governo di poter garantire la sovranità digitale dei dati, dopo aver convinto Starlink che altrimenti il progetto sarebbe saltato: lo ha fatto ottenendo l’ok all’utilizzo di Layer 2, il sistema di funzionalità che permette di lasciare in mano italiana le chiavi del dominio dei dati di georeferenzazione e di crittografia. 
È su queste rassicurazioni, ottenute dal Quirinale e dai vertici militari, che sono tornati gli uomini di Musk prima del prossimo Consiglio Supremo di Difesa. L’11 gennaio Stroppa fa una mossa a sorpresa: una specie di auto-intervista in cui annuncia che prenderà una pausa dal dibattito pubblico. Così è stato. Su X, dove è attivissimo, scrive post sull’antica Roma (sua grande passione condivisa con Musk). Poi il 29 gennaio pubblica una frase che appare piena di amarezza: «In life’s darkest moments, true friends are the light you seek», «nei momenti più bui della vita i veri amici sono la luce che cerchi». Stroppa è stato tagliato fuori? Non del tutto e non esattamente. Per far calmare le acque e riportare il confronto su Starlink a un livello più istituzionale, Stroppa ha accettato di fare un passo indietro. E far muovere altri al suo posto.