Corriere della Sera, 2 febbraio 2025
Breve bio di Toni Bonji
«Credevi di non farcela. Per una volta hai avuto ragione». «Ricordi quando eri povero? Sembra Ieri. Invece è oggi». «Solo chi non fa non sbaglia. Ecco, non fare». Sono le pillole di psicologia pessimista del Demotivatore che dispensa aforismi improntati alla rassegnazione. Il volto è quello di Toni Bonji, il comico che è uno dei pezzi forti del GialappaShow (che tornerà su Tv8 a fine marzo).
Come nasce il Demotivatore?
«Era nei primi monologhi che avevo abbozzato tempo fa, mi affascina la psicoanalisi ma riletta con l’intento di stravolgerla in chiave cinica».
Caricatura dei guru motivazionali, quella del Demotivatore è una teoria «alternativa».
«Sarò serio per 10-15 secondi, il massimo che riesco. La psicologia inversa esiste davvero e si basa sulla reattanza psicologica, ovvero l’attitudine delle persone a fare il contrario di quello che gli viene imposto quando sente minata la sua libertà d’azione. Come quando dici a un bambino di non prendere un giocattolo e lui lo fa. Il mio invece è un manuale di autocommiserazione e presa di coscienza: metto in luce i difetti delle persone, mi limito a dire l’ovvio».
Il dottor Della Monaca invece è un medico dello sport che dà consigli folli. Tipo. «Ogni 100 ml di birra ci sono 0,5 grammi di proteine, ho pensato: ma se dopo un allenamento in palestra anziché assumere 30 grammi di proteine in polvere bevessimo una ventina di birre?».
«Anche lui è una rivisitazione di un vecchio personaggio, un personal trainer di quelli che stanno in palestra e non hanno nessuna certificazione e competenza. Quelli che se gli chiedi dove è la zona lombare, ti rispondono: vai sempre dritto, poi c’è una rotatoria, gira e a destra e chiedi».
Il suo vero nome è Antonio Barbante, da dove arriva Bonji?
«Me l’hanno affibbiato quando lavoravo nei villaggi come animatore. È il nome di un ballo di gruppo che io ballavo in maniera ridicola, ma l’ho tenuto perché come nome suonava bene, come ballo lo ballavo male. Mi sembrava coerente».
Come molti, lei è partito dai villaggi turistici.
«Ci sono stato 10 anni e mi hanno aiutato a crescere: non tantissimo, ma almeno un paio di centimetri».
Aveva studiato da geometra, un mestiere poco comico.
«Sbaglia. Molti – da Troisi a Cacioppo – sono diplomati geometri e ho pensato che fosse la strada da prendere. Ero uno studente modello: di giorno studiavo e il pomeriggio facevo le sfilate».
Ha partecipato a «Italia’s Got Talent» nel 2015. Per disperazione?
«Non volevo andarci, non mi piaceva l’idea della competizione, ma fui contattato perché ero stato segnalato da alcuni amici comici. Poi per fortuna ho cambiato idea perché è stata una vetrina importante, mi ha dato molta visibilità. Millantavo un talento che non avevo, facevo le ombre cinesi con un proiettore, suonavo sui bicchieri ma in playback».
I social?
«Li uso come laboratorio, trovo personaggi che possono diventare comici. E poi i social sono sempre utili: io sono venuto a conoscenza della morte di Michael Jackson sei mesi prima che morisse».
Tranne il Demotivatore i suoi personaggi sfoggiano parrucche assurde.
«Sì, la cosa che li accomuna tutti sono le parrucche bizzarre, a volte fanno ridere solo quelle. Anzi il prossimo personaggio sarà solo una parrucca e io mi defilo».
La calvizie così marcata per lei è stata un problema?
«Al contrario, io sto seguendo una cura contro la ricrescita dei capelli. Se li avessi sarebbe un problema, non mi riconoscerei. Li avevo ricci, con il vento se ne andavano per i fatti loro. Quando li ho persi finalmente ho risolto il problema. Alla radice»