Corriere della Sera, 2 febbraio 2025
In morte di Ange Jordan, ucciso per aver difeso il suo monopattino
Da molto tempo una storia di cronaca non mi commuoveva sino alle lacrime. Ange Jordan aveva diciannove anni, aveva lasciato il Camerun per costruirsi una vita nel nostro Paese. Era un bravo ragazzo, lo dicevano tutti nel centro di accoglienza dove viveva. Era andato al bar della stazione a portare il curriculum, perché aveva voglia di lavorare. Ci era andato con il suo monopattino. Ma qualcuno ha tentato di rubarglielo, e siccome quel monopattino era tutto quello che possedeva, e gli sarebbe servito per andare al lavoro, Ange ha tentato di difenderlo. L’hanno ammazzato con una coltellata, e poco importa se probabilmente è stato un altro straniero a ucciderlo; l’Italia non ha saputo difenderlo. E questo non è accaduto in una landa deserta, in una periferia degradata; è accaduto a Tortona, antica città romana, periferia padana, tre quarti d’ora di autostrada da Milano, tre quarti d’ora da Genova.