Corriere della Sera, 2 febbraio 2025
Usano ChatGpt all’esame
«Sono stati dei polli, ma non è giusto che per alcuni immaturi paghiamo tutti e che, ancor peggio, sia stata compromessa l’immagine della nostra università». Mentre è in corso un’indagine interna all’ateneo di Ferrara per capire come sia potuto succedere e «identificare i profili di responsabilità», sono gli studenti della facoltà di Scienze motorie ad alzare la testa, tre giorni dopo aver ricevuto la mail dal prorettore che annunciava l’annullamento dell’esame di Psicobiologia e psicologia a causa di un numero imprecisato di compiti svolti con l’intelligenza artificiale. «Non tutti abbiamo copiato, basta con le parole di denigrazione collettiva», anche loro sono stati danneggiati, come spiega al Corriere di Bologna una studentessa del secondo anno: aveva studiato e preso 30 e lode. E ora è tutto da rifare, per lei e per gli altri 361 che hanno sostenuto la prova il 27 gennaio sul proprio pc o tablet attraverso la piattaforma Moduli di Google, normalmente usata per i test a crocette negli atenei.
I professori si sono accorti che i voti erano effettivamente un po’ troppo alti rispetto al passato, media del 28, e poi hanno avuto «indicazioni di utilizzi di strumenti esterni come ChatGpt per rispondere alle domande», forse qualche segnalazione. Il punto è che non sono riusciti a risalire con esattezza ai compiti copiati e questo ha finito per penalizzare tutti: «Siamo costretti ad annullare la prova e a ripeterla con strumenti che escludano l’uso di mezzi esterni». Forse in questo caso, per neutralizzare l’AI, sarebbe bastato impedire l’accesso a Internet durante la prova: «La validità delle nostre procedure è attestata dal corretto usuale svolgimento delle prove, al di fuori di questo episodio. L’accesso a Internet da parte di alcuni studenti è stato evidentemente possibile per una non corretta applicazione delle rigorose procedure deliberate dall’Ateneo per lo svolgimento degli esami», si difende l’Università in una nota. La vicenda non è chiusa, c’è l’inchiesta interna.
Il caso di Ferrara è eclatante ma non il primo. In Svezia nel 2023 sono stati scoperti 221 casi di plagio con l’AI durante gli esami e 82 studenti sono stati sospesi. In Australia molti atenei hanno optato per la linea drastica tornando ai compiti con carta e penna. Lo Stato di New York aveva vietato l’uso di ChatGpt nelle scuole due anni fa. Alcune università italiane, tra cui Bologna, stanno tornando ai test in presenza per le ammissioni perché nei test al computer fatti a casa c’è circa un terzo degli studenti che riesce comunque a copiare, falsando la prova e la graduatoria.
Per scoprire il plagio nei testi e nei saggi scritti dagli studenti, le università dispongono di rilevatori di AI, programmi che con una certa approssimazione distinguono l’elaborato umano da quello del computer misurando vari criteri, ma negli esami a crocette è molto più difficile. L’estate scorsa è stato pubblicato uno studio dell’Università di Reading in Gran Bretagna che dimostra quanto sia complicato prendere i «copioni» durante gli esami. I ricercatori hanno creato 33 profili falsi di studenti che, all’insaputa dei professori, hanno sostenuto l’esame di psicologia insieme agli altri, generando le loro risposte con ChatGpt. I voti sono stati migliori di circa mezzo punto, ma la questione più allarmante è che l’hanno fatta franca: soltanto il 6 per cento delle risposte è stato segnalato come falso dagli ignari professori che le hanno corrette.