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 2025  febbraio 01 Sabato calendario

80 nostalgia


L’ultima notizia è che i Duran Duran tornano a Sanremo dopo quarant’anni: un cerchio simbolico che si chiude tra l’Italia del 2025 e quella del 1985, quando le ragazzine volevano sposare Simon Le Bon che dal palco dell’Ariston si proclamava un Wild Boy. Viviamo in piena era di nostalgia Anni Ottanta e Novanta. Dopo un lungo periodo in cui sono stati scavati in quasi ogni anfratto fatti, misfatti e miti dei Sessanta, «magnifici», idolatrati ed esaltati dai boomer; scivolati via avvolti da un vago imbarazzo i Settanta, ora tocca ai millennial raccontare la loro epoca dell’oro: nati negli anni 80, cresciuti nei 90, la loro formazione affonda in un periodo che, visto con gli occhi di quando erano bambini, trasuda voglia di cambiamento, leggerezza, libertà e colore.
È a questo mood che guardano due tipici millennial, gli amici di pellicola, registi e produttori, Matteo Rovere e Sydney Sibilia. Nati a inizio Anni Ottanta (Rovere nell’82, Sibilia nell’81) cresciuti e abbeveratisi nei Novanta, hanno virato la fatidica boa dei 40 e iniziato il processo di «beatificazione»: la casa di produzione che hanno fondato, Grøenlandia, tassello dopo tassello, si è messa a raccontare proprio quegli anni ed alcuni suoi fenomeni, avvolgendoli tutti in un’aura affettuosa e quasi romantica, di rimpianto e malinconia. Proprio come nel ricordo dell’infanzia che magari a viverla non è granchè, ma quanto ci manca dopo. «Testimoni oculari» definisce se stesso e l’amico Matteo, Sibilia. E: «Un sogno raccontare quegli anni là, che ho vissuto pure io». Ora che «un ciclo si è completato, è arrivato il loro momento».
All’inizio fu il film Mixed by Erry, dedicato ai napoletani fratelli Frattasio, re delle compilation pirata in cassetta. Poi è stata la volta della serie Netfix Supersex, la biografia a puntate di Rocco Siffredi, cavalcata nel porno e nell’ascesa di questo fenomeno (inteso come uomo e come tendenza) che esplodeva in videocassetta proprio a partire dagli Ottanta. Quindi è arrivato il gran successo di pubblico e critica della serie Sky Hanno ucciso l’Uomo Ragno, vero compendio di quel decennio e dei suoi sogni incarnato nella coppia di adolescenti provinciali Max Pezzali e Mauro Repetto.
Erano gli anni del «pensiero debole» che metteva fine all’epoca degli opposti estremismi armati. Gli anni dell’«edonismo reaganiano» teorizzati dal palcoscenico arboriano di «Quelli della notte» da Roberto D’Agostino. La casa si riempiva di nuovissimi gadget: walkman, videocassette, fax, personal computer e videogames, i primi cellulari, tutte cose oggi saccheggiate sulle bancarelle del vintage. Il cinema italiano scopriva i cinepanettoni, i «Sapori di mare» e le «Vacanze di Natale». Le emittenti radiofoniche – come cantava Finardi – erano «libere veramente», e Radio DeeJay tracciava la linea. «Da Salerno guardavo Deejay Television, in diretta dall’Acquafan di Riccione – ricorda Sibilia – una specie di tempio con queste piscine bellissime, ragazzi simpaticissimi che si divertivano». L’Aquafan – da dove Claudio Cecchetto lanciava una generazione di giovanissimi cantanti che «è qui la festa?» come Fiorello e Jovanotti –, è uno dei veri protagonisti della serie sugli 883. Non necessariamente reale: «Ma è un luogo rappresentato come lo ricordavo io – dice Sibilia – visto attraverso i miei occhi di bambino».
Lo sguardo che filtra invece le vicende di Riccardo Schicchi e della sua Diva Futura – fucina di pornostar e fenomeni di costume quali furono Cicciolina, Moana Pozzi, Eva Henger e, dietro di loro, tutte le altre – è quello di Giulia Louise Steigerwalt, che di Rovere è la moglie e condivide l’età. E forse è giusto che sia una donna a sdoganare la culla italica del porno, costruendoci intorno una specie di fiaba che racconta di una isola idilliaca e libertaria che si oppone a un mondo di lupi, facendo del suo creatore ed ideologo Schicchi un inguaribile romantico, un Candide innamorato delle donne e del loro corpo, portatore di una cultura dell’eros incontaminata ed innocente. «Uno che ha sempre voluto innalzare le donne e non mortificarle – sottolinea Steigerwalt – la visione di oggi è molto più violenta. Moana e Cicciolina erano amorali ma anche morali. Oggi, invece, siamo moralisti ma immorali». Chissà se tra quarant’anni qualche generazione futura riscatterà i nostri giorni. —