Corriere della Sera, 31 gennaio 2025
Papà Giovanni la portava a cantare.«Sulla Lambretta, lui con il giubbotto di pelle finta e i giornali sotto per tenersi caldo
Papà Giovanni la portava a cantare.
«Sulla Lambretta, lui con il giubbotto di pelle finta e i giornali sotto per tenersi caldo. Io dietro, con gli spartiti. Avevo 16 anni, ne dimostravo 10. Nei locali mi fissavano perplessi: “Sarebbe lei la cantante?”. Mancava che mi guardassero in bocca, come ai cavalli».
Tornitore alla Fiat.
«Gli restava il grasso nero sotto le unghie, si vergognava, le puliva di continuo con uno spazzolino di ferro».
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Via Malta 43, Torino.
«Sei in due stanze. O sette, con nonna Filomena».
E Rita dormiva su un lettino in corridoio.
«Proprio davanti al bagno, sentivo tutto (ride). L’ho tenuto, per ricordarmi di quando si stava peggio. Ma anche meglio: avevamo poco, però eravamo felici». Rita Pavone, 79 anni e una vita da raccontare, la sua e un po’ pure la nostra. Coach a Ora o mai più su Raiuno, ha scritto Gemma e le altre, che uscirà il 25 febbraio per La Nave di Teseo +.
Capelli rossi, bassina, tante lentiggini.
«In seconda elementare avevo una compagna ricca che veniva con l’autista. Piena di foruncoli, con gli occhialoni. Ce l’aveva con me. Un giorno mi gridò una cosa brutta, che non ripeterò. Le tirai un pugno sulla fronte, rompendole la montatura. Mandarono a chiamare mia mamma. “Sua figlia è il bandito Giuliano”. Sospesa per due settimane. “Papà ti picchia con la cinghia”, mi minacciò tornando a casa. Ma quando gli sussurrai all’orecchio cosa mi aveva detto quella lì, lui rispose: “Hai fatto bene”».
Altre zuffe da confessare?
«Quindici anni fa sorpresi un ladro che usciva da casa mia, in Spagna, con la roba in mano. Gli saltai sulle spalle gridandogli “Ladròn, ladròn!” mentre gli davo dei pugni in testa. Mi buttò a terra e mise la mano in tasca. Credevo stesse per estrarre la pistola, ma era uno spruzzo per addormentarmi. Capirai, con me ce ne voleva un litro».
A 11 anni andava a stirare.
«Nove ore al giorno, 1500 lire alla settimana, in nero, in famiglia facevano comodo. Il sabato sera e la domenica pomeriggio cantavo, in tour con una compagnia hawaiana».
Stava per mollare tutto.
«In un hotel di Riccione ci avevano trattato da pezzenti. “Non ti credevo così cagona”, mi sgridò papà. Di nascosto mi iscrisse al Festival degli Sconosciuti. Mamma era furiosa. “Me la porti sulla cattiva strada”».
Invece lo vinse.
«E mi cambiò la vita da un giorno all’altro. Incisi un disco e mi invitarono in tv con Morandi. A Roma alloggiavamo nella stessa pensione di piazzale Clodio».
Gianni le faceva la corte.
«Non me n’ero accorta, per me era un fratello, ero cotta di Bruno Filippini».
E poi?
«Mina aspettava Massimiliano, la Rai cercava un rimpiazzo. Mi telefonò Guido Sacerdoti: “Ti piacerebbe fare Studio Uno?”».
Il signor Ferruccio.
«Teddy Reno era diventato il mio manager. Lo chiamavo così, gli davo del lei. Aveva una fidanzata in ogni posto. Quando qualcuna piangeva disperata, era mia mamma che la consolava».
Se ne innamorò. E fu: «Come te non c’è nessuno».
«Me ne accorsi quando, durante un viaggio in macchina, una ragazza del tour cominciò a leccargli un orecchio. Provai odio, ero gelosa. Non di lei, ma di lui. Me ne vergogno, feci in modo che l’impresario la scaricasse».
E Teddy?
«Credevo che mi avrebbe presa in giro, invece cominciò a guardarmi con occhi diversi. In Argentina ci siamo baciati la prima volta. Mi disse: “Per me sarà per sempre”.
Era già sposato e aveva 19 anni di più.
«Per questo abbiamo cercato di tenere tutto nascosto per due anni, finché non ha ottenuto il divorzio in Messico, che valeva ovunque, non in Italia, così nel 1968 siamo andati a Lugano. Però sono stata chiara: “Alle nozze voglio arrivarci illibata”. Mamma ci teneva. “Se mi vuole bene aspetterà”».
Sarà stata dura.
«Eh sì. Sapevo che un uomo della sua età avrebbe comunque fatto la sua vita, mica poteva restare così. Ma occhio non vede, cuore non duole».
E lei?
«Anche i miei ormoni correvano, sa. Al cinema uscì Picnic con William Holden. C’è una scena in cui gli strappano la camicia e rimane col torace nudo. Credo di aver provato il mio primo orgasmo. Lo rividi 13 volte».
Gli dicevano: «Ti sposi un maschio».
«Ero piccola e piallata. Ma molto carina. E ho avuto un sacco di personaggi famosi che mi hanno fatto la corte, un giorno saprete chi sono. Di cattiverie in quel periodo ce ne dissero tante. Che Ferruccio mi sposava per interesse. Che aveva trovato “l’uovo di Pavone”. Che il nostro matrimonio sarebbe durato lo spazio di una canzone».
Invece sono 56 anni.
«Ora lui ne ha 99 ed è piuttosto confuso. Eppure, quando torno a casa mi dice sempre: “Mi sei mancata tanto”. Si preoccupa se ho mangiato, se sono sola».
Il periodo americano.
«Incisi quattro album negli Usa, andai per cinque volte all’Ed Sullivan Show».
Non perse la testa.
«Mai. Ero contenta di dividere il palco con Ella Fitzgerald e Duke Ellington. Succede ai ragazzi di oggi, impreparati. Io avevo fatto la gavetta nelle balere di quart’ordine».
Elvis.
«Lo incontrai a Nashville nel 1965, mentre incidevo un disco country. Già al mattino avevo conosciuto Brenda Lee, un mito, gran cofana di capelli. Poi sentii quelli dello studio di registrazione dire che Presley sarebbe arrivato in serata. Chiesi che me lo presentassero. “Impossibile”. Allora mi misi a piangere».
Funziona sempre.
«Infatti. “Dai, se fai la brava te lo facciamo conoscere”. Elvis arrivò a mezzanotte. Rayban gialli, basettoni, camicia nera e azzurra. “Ma io ti conosco, sei la ragazzina l’italiana che ho visto in tv!”. E mi diede un bacio sulla guancia».
La Jaguar rosa.
«Fu il regalo dei genitori per i 21 anni. La pagarono con i soldi miei. Credo 5 milioni di lire. Aveva i pedali allungati, sennò non ci arrivavo. Ce l’ho ancora, sotto al cofano c’è la mia firma con un cuore».
Con i soldi, suo padre non fu più lo stesso.
«Si mise con una ragazza di 30 anni di meno, spendeva e spandeva. Si sentiva solo perché mamma stava sempre con me. La capivo. Aveva lavato la biancheria a casa dei ricchi, con i geloni sulle mani. Viaggiare con me era la rivincita».
Papà rinsavì.
«Per tanto tempo non ci siamo più parlati. Non voleva assolutamente che sposassi Ferruccio. “È troppo vecchio per te”. Quando gli chiese la mia mano, lo spinse giù dalle scale. “Se la sposi ti tolgo da questo mondo”. Dopo la nascita del mio primo figlio si arrese: “Mi sa che con voi due ho proprio toppato”».
Ma è vero che Pippo Baudo non la voleva a Sanremo e le bocciava ogni canzone?
«Vero. Di lui non parlo, il peggior dispetto. Non mi poteva soffrire, non so perché».
Ne è sicura?
«Sicurissima».
Si era ritirata nel 2005, è tornata per Renato Zero.
«Mi volle al concerto per i suoi 6o anni. “Sei parte della mia vita, non puoi mancare”. Era uno dei miei Collettoni quando ballavo il Gechegè. Non si può non volergli bene, è trasparente, dice quello che pensa. Avevo paura. “E se non sapessi più cantare?”. “Quello non si dimentica, è come andare in bicicletta”».
È felice?
«Credo di sì. Ho una bella famiglia, mio marito, il mio cane, le amiche, la casa nel bosco. Fra qualche mese ne compio 80. Non c’è cosa che non abbia fatto. A parte giocare a tennis, ecco».