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 2025  gennaio 31 Venerdì calendario

Il tribunale di Ivrea è paralizzato

Eccolo qui il paradosso della giustizia. Distretto giudiziario del tribunale di Ivrea. Il presidente vicario del tribunale, Alessandro Scialabba, dopo mesi, anni, di lavoro con personale ridotto all’osso si è arreso. E lunedì mattina ha emanato un provvedimento, che si può riassumere così: il tribunale non ha più risorse per andare avanti. Le richieste di rinvio a giudizio degli imputati sono sospese. Se ne riparla a fine novembre. E se c’è il rischio di prescrizione del reato? Pazienza. Non ci sono giudici in grado di svolgere la funzione di gip oppure di gup.
Il tribunale di Ivrea è un parallelepipedo di cemento a due passi da quella che fu una grande azienda manifatturiera. Tre piani. Un’aula magna. Altre aule minori. I magistrati giudicanti però sono pochi, anzi pochissimi. L’ufficio gip ne ha soltanto due: si chiamano Lucrezia Natta e Andrea Cavoti. Non possono fare tutto. Devono autorizzare i provvedimenti chiesti dalla procura. Occuparsi dei fermati e degli arrestati. Per le udienze preliminari dei non detenuti non c’è tempo. Lo dice bene un magistrato di questa sede di tribunale e procura: «Se anche si chiudessero le indagini di inchieste importanti come quella della tragedia sul lavoro di Brandizzo dove morirono 5 persone, o quella relativa allo schianto di una aereo delle Frecce tricolore, l’udienza per il rinvio a giudizio non si potrebbe celebrare prima della fine di novembre».
Il documento è stato divulgato l’altra mattina anche al Consiglio dell’ordine degli avvocati. Tutti avvisati, quindi. E da questa situazione si esce soltanto se arriva altro personale. Ma Ivrea è un posto dove da anni tutti si lamentano perché non ci sono giudici, non ci sono (anzi, non c’erano fino a poco tempo fa) sostituti procuratori a sufficienza. E manca anche il personale amministrativo (sono in servizio 17 sui 29 della pianta organica). La polizia giudiziaria ha soltanto otto uomini, tra carabinieri, finanziari e agenti di polizia. E il personale di cancelleria è quello che è. Un disastro. Finito più volte al centro di dibattiti e di polemiche. Ma stavolta è più grave del solito. Si poteva evitare? Forse. Di certo se il Csm avesse approvato il decreto del presidente della Corte d’Appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti, che aveva applicato all’ufficio gip il magistrato Davide Paladino, forse tutto questo si poteva dribblare. Ma Paladino – giudice ad Aosta – non ha ottenuto il trasferimento.
«Questo è un ufficio che si regge grazie al sacrificio di coloro che lavorano qui. Non c’è nulla di nuovo. Ho avuto solamente la conferma di una realtà altamente complessa» dice il procuratore Generale di Torino, Lucia Musti. Che ieri ha visitato il palazzo di Giustizia e ha incontrato i rappresentanti del Foro «per portare vicinanza alla procuratrice capo Gabriella Viglione, ai sostituti e a tutto il personale». Una realtà che vanta – si fa per dire – il peggior rapporto tra numero di procedimenti in carico e numero di magistrati. Statistiche alla mano ogni magistrato inquirente ha sulla propria scrivania circa duemila fascicoli a carico di persone note. Numeri che aumentano se si prendono anche in considerazione quelli a carico di ignoti. Troppo. E anche la scelta della procuratrice Gabriella Viglione, che è una che non si arrende, nel 2023 ha deciso di “arruolare” volontari, per smaltire le pratiche più semplici. E così al personale amministrativo sono stati affiancato tre carabinieri in congedo e undici ex appartenenti alle forze armate.
«La situazione non può andare avanti così, anche se l’ufficio reagisce alle difficoltà. Anche chi lavora a Ivrea ha diritto alle ferie e ai permessi per malattia. Esiste un problema di carichi esigibili ancor di più perché la maggior parte dei sostituti procuratori sono alle prime funzioni» aggiunge Musti, che annuncia di aver presentato richiesta per assegnare a Ivrea un procuratore aggiunto oltre ad una serie di note inviate al ministero per rimpinguare il personale amministrativo. E conclude: «Gli uffici giudiziari di Ivrea sono un importante presidio di legalità e devono essere rinforzati». —