il Fatto Quotidiano, 31 gennaio 2025
A Bruxelles si negozia il gas russo insieme alla pace
Pace e gas. Forse, entrambi, e forse poco distanti l’una dall’altro, torneranno in Europa. Lo sostiene il Financial Times: l’Ue sta discutendo della ripresa delle forniture energetiche di Mosca, il ripristino del flusso di gas potrebbe essere parte di un eventuale e prossimo accordo di pace.
Durante i colloqui “l’idea è stata appoggiata da alcuni funzionari tedeschi e ungheresi, con il sostegno di altre Capitali” scrive il quotidiano. Avversi all’idea invece gli ucraini e i loro alleati orientali, ma alla Rada, Parlamento di Kiev, forse dovranno presto decidere per un dietrofront per mettere fine al conflitto a tre anni dal suo inizio. Una decisione storica dell’Ucraina ha messo fine ai flussi della russa Gazprom verso l’Europa attraverso il territorio gialloblù dal 1º gennaio scorso. Lo scontento slovacco (Bratislava, oltre agli approvvigionamenti, ha perso 500 milioni di euro di guadagni per il transito) si è subito fatto sentire, ma ancora di più è stata furente l’ira di Budapest che ha accusato gli ucraini di minacciare la sicurezza energetica magiara.
La strategia scaltra del premier Orbán nel braccio di ferro con Bruxelles è stata la stessa di sempre: in cambio del suo placet alle sanzioni anti-russe, che richiedono l’unanimità dei 27, ha preteso “garanzie”. Se le misure restrittive contro Mosca sono entrate in vigore lunedì scorso è perché al capo di Stato vicino a Putin, ma pure a Trump, sono state date. A volere forniture a basso costo non è solo l’uomo forte di Budapest, ma molti che in Ue puntano sulle conseguenze positive che arriveranno a cascata: i prezzi ora stellari dell’energia in Europa, caleranno. Scrive il Financial Times – citando funzionari anonimi – che a migliorare non saranno solo i costi: dai canali del gas scorreranno anche le parole del dialogo che porteranno finalmente a un negoziato che potrà assicurare un cessate il fuoco tra i due Paesi. Reazioni negative alla potenziale decisione che tornerà ad arricchire le casse del Cremlino sono state registrate nel cuore dell’Unione. La Commissione europea ha smentito l’indiscrezione del giornale: “Non stiamo facendo alcun collegamento tra i colloqui di pace e transito del gas”. Bruxelles nega di voler tornare al vecchio fornitore a cui ha già chiuso ogni porta: la missione è sempre quella di ridurre a zero le importazioni russe entro il 2028.
Se conseguenze politiche di questo accordo fantasma ancora non si vedono, quelle commerciali già appaiono: gli esportatori di gas liquefatto tremano perché sanno che se dovessero ricominciare a pompare i gasdotti russi, i loro prezzi finirebbero subito fuori mercato. Con loro presto si riunirà Ditte Juul Jorgensen, funzionario energetico della Commissione europea. Il ritorno del gas può mettere fine alla guerra o iniziarne un’altra, economica, perché c’è anche un altro fuoco da gestire: quello di Trump, che vuole la fine del conflitto subito, ma che pure minaccia dazi se l’Ue non compra più gas liquefatto made in Usa.