il Fatto Quotidiano, 31 gennaio 2025
Intervista a Francesca Michielin
“Questa non l’ho mai raccontata. Avevo sei anni. Di colpo decisi e scappai”.
Scappò dove, Francesca Michielin?
Eravamo andate credo a Vicenza. Quelli dello Zecchino d’Oro organizzavano casting di città in città.
Continui.
Mamma aveva appena parcheggiato. Aprii lo sportello gridando: ‘Io questo provino non lo voglio più fareee’. E filai via.
Una carriera stroncata sul nascere.
Ho rischiato. Ma tutto ha un senso. Due anni dopo, mia madre mi portò a una festa di carnevale mascherata da Ginger Rogers.
E?
E un paio di mesi prima, allo Zecchino, una bambina aveva cantato Il tip tap dei millepiedi.
Il senso dov’è?
Che a Sanremo, nella serata delle cover in cui duetterò con Rkomi, anche il mio look sarà un omaggio al tip tap, una mia passione.
Del resto, proporrete La nuova stella di Broadway. Cremonini si è fatto vivo?
Mi ha mandato un messaggio dolcissimo. Speriamo di essere all’altezza. Cesare è come Jovanotti, hanno una cantabilità irriproducibile. Comunque, per tornare al gioco dei nessi, questo è il periodo in cui tutto in me è legato dal 30.
Spieghi.
Sono 30 anni dalla scomparsa di Ginger Rogers. La direttrice del coro dell’Antoniano, Sabrina Simoni, si congeda dallo Zecchino dopo 30 anni. E questa è l’età che avrò il prossimo 25 febbraio. Per il mio trentesimo compleanno ho organizzato una sorpresa, qualcosa che non ho mai fatto prima. Vedrete.
Faticoso crescere?
Lo era di più a 20, quando uscì L’amore esiste, che oggi ripubblico in versione reloaded. A 30 provo sollievo. Il mio nuovo mantra è: vivi il presente.
Come va ora la salute?
Sono ancora alle prese con il recupero, dopo l’operazione di un anno e mezzo fa. Mi hanno tolto un rene, ma si può fare. Un percorso lungo di cura fisica e psicologica. Nei mesi in cui sono stata ferma ho scritto tantissima musica. E solo pochi giorni fa, mentre meditavo, mi sono resa conto di una cosa.
Sì.
Il brano che porto a Sanremo, Fango in paradiso, è il più fisico che abbia scritto e cantato. Come se il mio corpo, scopertosi vulnerabile nel momento in cui gli hanno tolto un pezzo, mi spingesse a vivere con maggior pienezza. Senza l’intervento chirurgico questa canzone non esisterebbe. Ho sempre cantato poco l’amore. Mai in modo così diretto, struggente.
È autobiografica, una ‘revenge song’ alla Taylor Swift.
Per fortuna è una storia vecchia: se il tipo mi avesse lasciata da poco salirei sul palco dell’Ariston come una zombie.
Il tipo l’ha sentita?
La scoprirà in diretta.
Crede che le scriverà, dopo?
Sarebbe capacissimo di mandarmi un whatsapp con ‘Complimenti per il pezzo’. Senza rendersi conto che è lui il destinatario. Questo confermerebbe che non dovrei dolermi per la fine della nostra relazione. Il testo è pieno di segnali. La sera che mi ha fatto piangere fuori dallo stadio, il vaso con l’edera finta dentro. Non sono versi tipici di una ballata, ma colloquiali. Ironici, pure. Frammenti di quotidianità.
Una canzone vibrante. Però non teme che parte del pubblico possa fermarsi al dato personale, al gossip?
Spero che in molti possano riconoscersi, le canzoni fanno percorsi misteriosi.
Come spesso accade, a Sanremo ci sono due letture. Quella artistica e il pissi-pissi. Lei è amica di Fedez.
Lo conosco da quando era un pischello. Abbiamo fatto tante cose bellissime insieme. Per quanto possa essere difficile, gli auguro di godersi questi giorni di musica, ritrovando il piacere di tornare sul palco, riscoprendo la bellezza di un lavoro che tanto tempo fa l’aveva portato in studio a cercare un’identità d’artista.
Non è spaventoso che la casa di vetro sui social finisca per franarti addosso? Che i follower, quando scoprono una realtà diversa dalla favola da Mulino Bianco, ti sbranino come se li avessi traditi nascondendo qualcosa a loro, e non a tua moglie o a tuo marito?
Dipende da quel che comunichi. Io parlo pochissimo sui social della mia vita privata. Se mi rivolgo confidenzialmente a qualcuno, questi mi percepirà come un’amica, una sorella. Però lì dentro è tutto polarizzato, manca la complessità di un dialogo reale, è tutto sì o no. Come dice un mio amico, non siamo i Sith di Star Wars, condannati all’assolutismo. Dovremmo giudicare meno.
Emis Killa ha fatto bene?
Condivido le parole di Conti, che comprende lo stato d’animo di Emis. Sono stanca del giustizialismo dei social. Lasciamo i verdetti alle autorità competenti. Voglio essere una fan del silenzio.
Se Fango in Paradiso arriva al ballottaggio finale, sviene come nel 2016?
Ho già dato.