la Repubblica, 30 gennaio 2025
Tornano le Occhi di gatto
Le nuove Occhi di gatto riaprono la finestra sull’epoca d’oro dell’animazione giapponese e l’immaginario pop che ha segnato la generazione degli anni 80 e 90.
Le tre sorelle (ladre) che han fatto un patto, come cantava Cristina D’Avena, oggi sono attrici in carne e ossa in una serie kolossal da sei milioni e mezzo di spettatori francesi, Cat’s eyes (in Italia entro l’anno). Che il revival degli anime sia tendenza lo certificano l’uscita nei cinema giapponesi, in questi giorni, dell’adattamento del manga Le rose di Versailles di Riyoko Ikeda, da cui fu tratta la serie Lady Oscar e l’arrivo nelle nostre sale, dal 13 al 16 febbraio, del film Hello! Spank. A marzo andrà in scena il musical Kiss me Licia.
Non è solo un’operazione nostalgia, il ritorno all’infanzia che guarda ai boomer: le serie storiche, riproposte sulle piattaforme, incontrano
nuovo pubblico. Ma è alto il rischio flop: Goldrake U ha lanciato i componenti su Rai 2, mancando l’aggancio del pubblico.
Cat’s eyes parte dal ritrovarsi a Parigi di tre sorelle dopo anni di lontananza, mentre un quadro prezioso appartenuto al padre, morto dieci anni prima nella sua galleria d’arte, appare in una mostra alla torre Eiffel. Come ilLupin di Omar Sy si cerca l’equilibrio tra l’omaggio ai fan del passato e i gusti del pubblico contemporaneo. Lo sceneggiatore Michel Catz, incontrato ai Rendez-Vous di cinema e serie francesi, spiega: «Io e le mie sorelle eravamo ipnotizzati dalle Kisugi, ci colpiva il loro potere, l’essere sempre un passo avanti rispetto agli investigatori uomini. Raccontavano un femminile diverso, come Lady Oscar». Per restituirle «bisognava dosare azione e romanticismo: molti episodi del manga più che sulle rapine sono incentrati sulla vita delle protagoniste, sulle loro relazioni. Abbiamo rispettato questa formula, senza trasformare tutto in una sequenza di colpi spettacolari».
Le tre attrici, Camille Lou, Constance Labbé e Claire Romain, sono aggraziate e molto concrete, le tensioni tra loro e quelle amorose funzionano. In più sono acrobatiche; il regista Alexandre Laurent assicura che «hanno fatto da sole la maggior parte degli stunt». L’approccio alle scene d’azione è realistico, a partire dalla spettacolare apertura sulla torre Eiffel: «Volevo che gli spettatori seguissero i personaggi, come se fossero lì con loro». Il confronto con i fan era inevitabile, «sapevamo che la reazione iniziale sarebbe stata forte» spiega Laurent. Le critiche non sono mancate, specie sui social. «Dopo il primo episodio alcuni spettatori erano scettici, poi hanno capito che era una storia di origini». La grande obiezione è che le tre sorelle non sono giapponesi, «ma la nostra versione è ambientata a Parigi», si giustifica Catz. Il problema però trascende l’appartenenza geografica. Riguarda il fascino irreplicabile delle sorelle Kisugi, astute nel muoversi in un mondodominato da regole maschili, sofisticate nelle tute attillate, i capelli vaporosi, autonome quanto seducenti (qualche scena fu censurata in Italia). Negli anni 80 la loro ribellione, accompagnata da un sottotesto di emancipazione e femminismo pop, hanno rappresentato una boccata d’aria fresca.