il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2025
Mandalà, il racconto dell’ex boss della mafia riabilitato
Ha ottenuto la riabilitazione anche perché “attraverso i suoi scritti (articoli e romanzi) ha preso le distanze dal suo passato deviante”. Nino Mandalà è probabilmente il primo condannato per mafia che il Tribunale di Sorveglianza di Palermo considera rieducato grazie ai tre libri dati alle stampe e ai post pubblicati sul suo blog. Anche quelli in cui contestava il 41-bis, il carcere duro per i mafiosi. Un’attività pubblicistica che in passato è stata fonte di roventi polemiche, ma che adesso ha un peso fondamentale nella riabilitazione concessa dal collegio presieduto da Luisa Leone. “Soffrire in carcere ha prodotto lo scrittore che sono. E pare che io sia uno scrittore valoroso. I giudici hanno tenuto in considerazione non solo quello che scrivo, ma come lo scrivo: è un punto d’onore per me”, dice orgoglioso Mandalà al Fatto. Poi, però, cerca di troncare ogni comunicazione: “Mi deve fare una cortesia: per parlare con me, deve prima passare dal mio avvocato. Ho già subito fin troppi agguati”.
Condannato in via definitiva a sette anni e otto mesi di carcere nel 2014, per la Procura di Palermo era al vertice del clan di Villabate: alcuni pentiti lo indicavano come uomo vicino a Bernardo Provenzano. “La Procura può ipotizzare qualsiasi cosa, però il magistrato che mi ha condannato non ha mai contestato alcun rapporto con Provenzano. E ha detto che io certamente non ricoprivo ruoli di vertice in Cosa Nostra”, sostiene lui, che si è sempre proclamato innocente. “Ho subito una condanna per mafia perché in Sicilia è difficile non averne una. Sono in pochi a farla franca. Ma il mio caso ritengo sia un errore giudiziario”. Laureato in Giurisprudenza, 85 anni, di buone letture e con amicizie di livello, Mandalà non ha il tipico physique du rôle del boss: tra i fondatori di Forza Italia nell’isola, faceva parte del Coordinamento provinciale. Poi nel 1998 lo arrestano: insieme a lui, i pm avrebbero voluto fermare pure Gaspare Giudice, deputato del partito di Silvio Berlusconi, poi assolto. Dall’inchiesta erano emersi i rapporti di Mandalà con Enrico La Loggia, ex capogruppo e ministro, e Renato Schifani, già consulente del comune di Villabate, poi presidente del Senato e oggi governatore della Sicilia. I tre erano stati anche soci nella Sicula Brokers, compagnia assicurativa creata nel 1979 su input di Giuseppe La Loggia, papà di Enrico, già presidente della Regione. Dei suoi rapporti coi La Loggia, Mandalà parlava con Simone Costello, considerato uno dei colonnelli di Provenzano. Intercettato, raccontava di aver avuto un litigio con Enrico e di avergli detto: “Siccome io sono mafioso ed è mafioso anche tuo padre, lo posso sempre dire che tuo padre era mafioso. A quel punto lui si è messo a piangere”. All’epoca La Loggia ammise l’incontro, ma ne diede una versione molto diversa. Mandalà, invece, sostenne di aver millantato soltanto per ferire il suo interlocutore.
Di tutto questo, oggi, l’ex boss riabilitato non intende parlare: “Devo usare le mie cautele, mi dispiace”. Non vuole commentare neanche la situazione di suo figlio Nicola, che sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio. Uomo fidato di Provenzano, lo accompagnò in auto fino a Marsiglia, dove il boss latitante si sottopose a un intervento chirurgico. “Voi dimenticate un principio fondamentale del diritto: la responsabilità penale è personale. Non potete addossare a me le colpe attribuite a mio figlio, che ci siano o non ci siano. Ma anche lì andrebbe fatto un discorso…”. Quale? “Lasciamo stare. Dica la verità: mi sta registrando, vero?”.
Pochi giorni fa, tra l’altro, la Cassazione ha deciso che suo figlio Nicola deve rimanere al 41-bis: è ancora pericoloso. “È un’indegnità e le posso anche spiegare perché. Ma non voglio dire più nulla, non mi faccia essere sgarbato”. Nonostante sia ormai un “valoroso” scrittore, infatti, Mandalà non sembra provare troppa simpatia per chi di professione usa penna e registratore come i cronisti. “Avete banchettato con la mia vicenda giudiziaria, tenendovi lontani dai miei libri”. In che senso? “Alle presentazioni avevamo invitato molti giornalisti, ma non si è presentato nessuno”