il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2025
Santanchè, biennio flop al ministero
Cosa c’è nel biennio (o poco più) di Daniela Santanchè alla guida del ministero del Turismo? Ad ascoltare lei, moltissimo: “In due anni abbiamo realizzato tutto il programma riguardo il turismo, tutto”, ha detto ai cronisti a Gedda, rispondendo indirettamente alle critiche interne al partito. E ieri ha scelto che ricordo lasciare: il bando per l’abilitazione di nuove guide turistiche, pubblicato proprio ieri, atteso da decine di migliaia di aspiranti da dieci anni. “Un’altra promessa mantenuta”, ha detto la ministra in una nota.
Vero, solo che la riforma dell’abilitazione a guida turistica – rimandata di governo in governo dal 2013, anche per non far arrabbiare le tante guide turistiche ostili a un’abilitazione europea prevista dalla normativa Bolkestein – era stata imposta al governo italiano dall’Ue, infilandola negli obiettivi del Pnrr ai tempi del governo Conte-2. Non se ne scappava.
Per il resto, il programma di FdI erano una quindicina di righe essenziali, ma è difficile dire che sia stato realizzato “tutto”. Sulle concessioni balneari, che FdI aveva promesso di tutelare a tutti i costi, il governo ha scelto di non scegliere, lasciando che i sindaci provvedessero alle gare, in base al diritto europeo, ognuno a gusto proprio (e prendendosi le relative critiche): solo a novembre 2024 è arrivata una proroga al fotofinish fino al 2027, ed è ancora aperta la partita degli indennizzi agli uscenti. Sulle locazioni turistiche, tema esploso in Italia nel 2023, anche per la pressione di una decina di sindaci di grandi città italiane (tutti di centrosinistra) di fronte al caro affitti che non si arresta, il programma recitava: “Stroncare il fenomeno dell’abusivismo ricettivo attraverso una regolamentazione chiara”. Tra la volontà di non porre limiti alla proprietà privata (“sacra” per Santanchè) e la necessità di fare qualcosa per mettere ordine in un settore deregolamentato, è arrivato un nuovo Codice Identificativo Nazionale, che replica alcuni preesistenti codici regionali. Ma è dovuto arrivare il Viminale, mentre la ministra temporeggiava, a chiarire, a novembre, che il check-in da remoto (scatolette per le chiavi o altro) è sempre illegale, già ora. Obbligatorio da gennaio, dopo due proroghe, il Cin ancora manca al 18% delle strutture, molte altre non lo espongono: ma la ministra per ora ha chiesto di andarci piano con le multe.
Per quanto riguarda l’investimento sulla digitalizzazione promesso, sappiamo com’è andata: una campagna globale, con partecipazione a fiere ed eventi, insieme a Enit, con protagonista la Venere del Botticelli (adottata senza il consenso degli Uffizi, ma questa è un’altra storia) ridotta a turista occasionale, tra faraglioni, pizze e un inglese maccheronico. Per carità, la digitalizzazione dell’offerta non è solo quello, ma il portale principale, Italia.it, continua a presentarsi solo in inglese, spagnolo e italiano, nonostante la cifra monstre di 100 milioni di euro del Pnrr investiti. S’era promesso anche di abbassare il costo del lavoro: e quello sì è successo, detassando le mance (sic), il lavoro notturno, gli straordinari, e reintroducendo l’utilizzo dei voucher nel settore fieristico e termale. Incredibilmente, in un momento di inflazione e affitti alle stelle, non è bastato ad attrarre i lavoratori.
C’era poi la promessa di aiutare il turismo montano: e così è stato, 250 milioni per rifacimento impianti, impianti di risalita, sparaneve e altro. Promessa mantenuta, “gli impianti di innevamento, peraltro, sono tutti prodotti in Italia” ha spiegato la ministra: di fronte al cambiamento climatico che procede, si potrà discutere dell’opportunità. Poi c’era quella promessa di “aggiornare il codice del turismo”, fermo al 2011. E no, non è accaduto.
Solo due settimane fa ha lanciato però la sua ultima battaglia: la lotta alle recensioni false sui social e le piattaforme online: “Sono fondamentali per il successo delle aziende e per la fiducia di consumatori e turisti”. Ma poteva andare peggio. Santanchè aveva giurato anche che a Cortina servisse un aeroporto in vista delle Olimpiadi. Per fortuna nessuno l’ha presa sul serio.