La Stampa, 29 gennaio 2025
Asia Argento e la paura dei 50 anni
«Sono una sopravvissuta, perché sono riuscita a rialzarmi e già questa è una cosa incredibile. Tanti sono caduti nello sconforto per molto meno, spero che la mia storia possa aiutare altri, questa sarebbe la cosa migliore. Ho preso batoste anche a causa di me stessa, per scelte che ho fatto io, però mi sono ripresa e questo vuol dire che ci si può rialzare da tutto». Alle soglie dei 50, Asia Argento descrive il suo nuovo equilibrio, raggiunto con acuta sensibilità, quella che ha sempre avuto, fin da ragazzina, e che, forse, le ha causato varie infelicità. Adesso è esattamente come appare. Un cappotto color cammello, avvolgente, in cui quasi si nasconde, e un tatuaggio invadente, sotto la camicetta bianca, che rievoca il passato: «Sono in un momento di osservazione di me stessa».Perché proprio ora?«I 50 anni fanno paura, viene da chiedersi “oddio, e ora che succede? Che si fa?”. Non mi era capitato, né a 30, né a 40 anni. Adesso inizio a chiedermi cosa cambierà nel lavoro, nei rapporti, se riuscirò a trovare un compagno che mi voglia bene per quello che sono e a cui io possa voler bene davvero, uno con cui condividere… potrei anche scoprire di essere votata alla solitudine, perché sto talmente bene con i miei figli che forse non ho bisogno di altro. Tutte riflessioni necessarie, ma anche spaventose».Sua figlia Anna Lou ha dichiarato di essere dipendente dalle sue coccole. È vero?«Si, siamo un piccolo nucleo familiare, una madre single con due figli, e siamo molto uniti, anche in modo fisico. Sono cresciuta in una famiglia dove non c’erano tanti abbracci e baci, i miei genitori si interessavano del mio lavoro, ma non di come stavo. I miei figli, invece, li ho sempre tenuti stretti, le coccole sono una cura, per me e per loro. Prima di andare a letto, abbracci, chiacchiere, parole dolci, bacio della buona notte, ci fanno dormire tutti meglio. Quando vieni da una famiglia disfunzionale come la mia, crearne una dove, invece, c’è molta unione, è un successo. Il più importante della mia vita».Cosa fa adesso Anna Lou?«Un sacco di cose, sono davvero fiera di lei. E grata per l’esperienza di Ballando sotto le stelle, è stata bravissima, l’ho vista fiorire, è una ragazza insicura e timida, come tanti suoi coetanei, e poi ha vissuto momenti complessi».Ci sarebbe anche un nonno, Dario Argento.«Mio padre non c’è. Non è mai stato molto presente, da quando sono diventata madre, non ha mai voluto che i miei figli lo chiamassero nonno. Lo ammette lui stesso. E mi dispiace per lui, continua a identificarsi sempre e solo con il suo essere regista, maestro. Da me vorrebbe semplicemente che recitassi per lui, della mia vita di donna, di figlia, non gli interessa molto. È una cosa che mi addolora. Avrei bisogno di un padre, ma sono anche abituata a non averlo. Da sempre».Il suo percorso esistenziale è tormentato. Le ferite fanno male, ma certe volte sono utili. A lei cos’hanno lasciato?«Ci sono delle ferite che non si rimarginano mai. In me, per esempio, la diffidenza, che avevo già, si è acuita. Ho molte difficoltà nel rapporto con gli altri, mi sento a mio agio nel lavoro e con i miei figli, ma, nel resto della vita, avverto una grande difficoltà nel fidarmi delle persone. Le minime avvisaglie mi fanno allontanare. Non ho più voglia di sentirmi tradita, come spinta sotto un autobus. È anche un modo per autopreservarsi, per dare le proprie energie alle persone che le meritano».Nel suo nuovo film Fatti vedere (il 6 febbraio nei cinema), ha un’amica, Sandra (Matilde Gioli), con cui litiga e poi fa pace. Secondo lei, dopo il MeToo, l’amicizia tra donne ha acquistato più valore?«Mia figlia ha un sacco di amiche del cuore. Forse, in passato, eravamo noi a essere vittime di una specie di misoginia interiorizzata. Le ragazze di oggi si sono liberate di tutti questi casini».La sua amica del cuore è Vera Gemma, figlia di Giuliano Gemma. Entrambe avete dovuto confrontarvi con padri ingombranti. Cosa vi lega?«È vero, abbiamo avuto due padri importanti, belli pesanti, ma non è questo che ci ha unito, almeno non in modo cosciente. Quello che ci lega, sin da quando eravamo piccole, è stata la commozione per la bellezza, per le poesie, l’arte. E poi siamo tutte e due molto timide, ci siamo create delle maschere da supereroi per proteggerci, ma, quando siamo insieme, non abbiamo mai avuto bisogno di metterle».Siete abituate a darvi forza reciproca.«Si, ricordo che a Toronto, quando dovevo presentare il mio primo film Scarlet Diva, eravamo talmente timide da aver paura di uscire e farci vedere. Eravamo lì pronte, tutte truccate e vestite, e continuavamo a dirci l’un l’altra “vai tu, no vai tu”. La timidezza ci ha spinte a crearci una corazza, che ci è servita tantissimo. Vera è speciale, se mi sento giù di corda, magari mi manda un vocale e mi tira su».In Fatti vedere la psicanalisi ha un ruolo importante, lei ha fatto analisi a lungo. Le è servita?«L’ho fatta per 16 anni, mi è servita molto quando stavo veramente male. Andavo da una donna meravigliosa che mi ha aiutato tantissimo, se non l’avessi incontrata, oggi non potrei essere qui a parlare. Finito quel percorso, capita che, ogni tanto, mi senta di nuovo male e allora ho provato con altri terapeuti, uomini. Ma non è andata bene, uno sbadigliava, un altro leggeva le mail. Li ho mandati tutti e due a quel paese».Cosa cerca, adesso, nella sua vita?«Nel lavoro vorrei riuscire a esprimermi di nuovo come regista, con tematiche che riguardino me come donna e anche le altre donne, trattate in un modo interessante e accattivante. È la mia ambizione. Vorrei continuare a divertirmi in quello che faccio, amare il mio mestiere, esserne entusiasta».E nella vita privata?«Mi piacerebbe avere un amico speciale, non so se definirlo un fidanzato, piuttosto una persona simile a me, un uomo realizzato. Ma è complicato. Vorrei un uomo che non mi annoi, che non mi faccia sentire costretta a vederlo, che racconti cose interessanti, vere, con cui non sia necessario misurarsi ancora in quei vecchi giochi donna-uomo-seduzione». —