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 2025  gennaio 28 Martedì calendario

Eurobond, a San Valentino un seminario del Pd


Un seminario il 14 febbraio – il giorno di San Valentino – per discutere di Difesa europea. Come da consuetudine, davanti a un nodo politico che non riesce a sciogliere, il Pd si riunisce per discutere. Nell’era Schlein di questo tipo di dibattiti, rigorosamente a porte chiuse, solo sulla politica estera ne sono stati convocati più di 20: tra i più noti, il “Conclave” di Gubbio, nell’albergo dove il “guru” del benessere, Marc Messegué, dispensa i suoi servizi. E poi quello prima di Natale al Nazareno, alla presenza di Romano Prodi e Massimo D’Alema. Si chiamano esperti, magari d’area, si convocano i parlamentari, si passano giornate a riflettere sui dossier. Se ne esce, in genere, uguali a come si era entrati: spaccature intatte e linea ballerina.
Ieri a rilanciare sugli eurobond per la Difesa comune è stato Paolo Gentiloni, in un intervento su Repubblica: “Un fondo comune per la difesa del valore di 500 miliardi” sarebbe “una risposta competitiva verso gli stessi Stati Uniti sul piano industriale, ma pienamente cooperativa su quello geopolitico, dal momento che questo ‘pilastro europeo’ non potrebbe che essere complementare alla Nato. Sarebbe infine un bel passo avanti nel disegno europeo con una nuova emissione di eurobond dopo quelli per il Next generation EU e il sostegno all’Ucraina”. Plaudono in batteria, dicendosi d’accordo, Filippo Sensi e Lia Quartapelle, Marianna Madia, Piero De Luca e Simone Malpezzi. Un fronte composito, che mette insieme non solo i gentiloniani, ma anche i riformisti più vicini a Lorenzo Guerini e a Stefano Bonaccini. Il dossier è di quelli che creano problemi alla segretaria: la Schlein non condivide gli eurobond per la Difesa, o almeno, non condivide il fatto che debbano essere utilizzati solo per questo, o a partire da questo. E – come su ogni questione di politica estera – è in difficoltà e si trova a essere smentita da parte del suo partito.
Dunque, quello di ieri è l’ennesimo passaggio di un movimento a tenaglia contro la segretaria. Con l’obiettivo non di mettere in discussione il suo ruolo alla guida del Pd, ma le sue aspirazioni da premier. “Il problema del partito è risolto, il problema del governo no”, ha ribadito Prodi. E l’intervista di venerdì di Dario Franceschini – sempre a Repubblica – va letta anche in questa chiave. Peraltro il suo riferimento alla “maggioranza Ursula” – la prima, quella con dentro sia Forza Italia sia i Cinque Stelle – da formarsi dopo essersi presentati divisi alle elezioni, svela, in fondo, cosa intendeva davvero Ernesto Ruffini nel suo intervento a Milano. A proposito di cordate e di competitor.
Gentiloni, che ha scelto nel giorno dei cattolici a Milano di andare dai liberal a Orvieto, gioca la partita del Quirinale. E per questo ha bisogno di una maggioranza che lo voti; da qui i suoi continui “avvertimenti” alla segretaria: il tema, per lui, non è tanto chi farà il premier, ma che il Pd diventi un partito più di governo. Dunque, più moderato, secondo il suo punto di vista.