la Repubblica, 28 gennaio 2025
Opi, il borgo salvato da quattro neonati
OPI (L’AQUILA) – «Andare via? E perché? Noi a Opi siamo tornate per restare. Adesso poi che abbiamo i bambini. Quattro tutti insieme. Il più grande, Giulio, ha un anno, la più piccola, Francesca, un mese. Non succedeva dal 2012. Quando camminiamo con le carrozzine tutti ci sorridono, dicono che seminiamo allegria, tra un po’ ci fanno l’applauso». Freddo che punge, aria limpida, odore di legna e cielo stellato. Roberta, Elena e Anita si incontrano nel bar di Roberta che si affaccia sul Parco Nazionale d’Abruzzo, cuore della Marsica, lupi, orsi e camosci, con loro ci sono Anita, Antonio, Giulio e sua sorella Chiara, hanno le guance rosse di chi pioggia o vento, neve o sole, respira all’aperto. Benvenuti in uno di quegli angoli di Italia montana dove quattro bambini fanno sperare in una rinascita. Dove la “restanza” non è soltanto un’utopia antropologica, dove la popolazione non cala più anzi cresce. Opi, 473 abitanti, è il “mondo a parte” di Riccardo Milani, amatissimo film con Virginia Raffaele e Antonio Albanese, maestri di scuola eroi della quotidianità, che hanno fatto diventare questo borgo il simbolo della resistenza alla morte annunciata delle aree interne. Enclavi remote spopolate per mancanza di lavoro, figli e speranza.Salendo per l’unica strada che porta alla cima del paese, in ogni angolo una targa ricorda spezzoni del film. È Antonio Di Santo, sindaco di Opi, a fare da guida tra le “stazioni” di Un mondo a parte. «Questa è l’entrata della scuola Cesidio Gentile, il poeta pastore, gli interni sono stati girati nelle vere aule ormai chiuse da dieci anni. Questa era l’abitazione del maestro Michele. Ci sono giornate in cui arrivano decine di turisti in cerca delle immaginidel film». Ed è sempre lui ad aver reso pubblico il piccolo, minuscolo record di natalità di Opi. «Quattro nascite in un anno sono qualcosa di straordinario, ci sono famiglie che tornano, si stabiliscono nei luoghi dai quali i loro genitori erano emigrati». Cosa sta succedendo? Segnali infinitesimali di un’inversione di tendenza? Amalia, Elena e Roberta sono quasi sorprese dall’essere diventare un caso. Amalia Tantalo ha 36 anni, studiava Fisica a Roma, poi ha scelto di rientrare perché, dice, «mi mancavano le montagne, andare a cavallo, la città mi soffocava». Ha un compagno anche lui cresciuto a Opi, un figlio, Antonio Leone, di 5 mesi, oggi vive facendo ripetizioni di matematica e con occupazioni stagionali negli alberghi. «Non fate l’errore di descriverci come il paese delle favole, non abbiamo né il pediatra né l’asilo, il lavoro è incerto, le scuole lontane. Ma vivere in questo silenzio regala pace, aria pulita, cibo sano, qui tutti hanno l’orto, la domenica andiamo a fare la legna e a cercare funghi, è un modo per risparmiare sulla spesa. E poi con le altre mamme siamo una piccola comunità».Elena Valente di anni ne ha 34, Anita, la sua bambina, ha sei mesi, da questa zona lei, invece, non èmai andata via. Cameriera, receptionist, «se ti dai da fare il lavoro c’è», dice che forse è colpa della luna se in un anno sono rimaste incinte in quattro, tutte amiche. «Anita e Antonio, il figlio di Amalia, stanno crescendo come fratelli, è bellissimo, per non emigrare però abbiamo bisogno di aiuti, altrimenti prima o poi se ne andranno tutti. A Opi ci vorrebbe un piccolo asilo per permettere a noi madri di tornare al lavoro, invece non c’è nulla, nemmeno nei paesi vicini, bisogna aspettare i tre anni per iscrivere i nostri figli alla materna a Pescasseroli. È dura, ma è qui che voglio far crescere i miei figli».Figli. Al plurale. Amalia avverte però: «Da queste parti la solitudine è tanta. E c’è chi scappa». Già. Come dicono gli abitanti di Opi nel film, «la montagna lo fa». Scelte, amori, andare controcorrente. Piera Cimini tra le mamme è la più grande, ha 50 anni, la sua bimba, Francesca, l’ha voluta da sola. Gestisce un ristorante, sulla sua porta c’è un grande fiocco rosa. «Sono molto riservata e mia figlia è troppo piccola, non amo le fotografie. Quello che sta succedendo nel nostro paese è davvero singolare: tornano i bambini e i giovani, mentre sembravamo destinati a diventare un borgo di vecchi. Credevo che inmolti non avrebbero capito la mia scelta, la mia gravidanza così adulta e da single. Invece no, c’è solidarietà e rispetto».Antonio Di Santo dice che molto è cambiato dopo il Covid. «Diverse famiglie durante la pandemia sono tornate e non sono più andate via. Ma tutti i nostri sforzi rischiano di essere vanificati dai tagli. Il governo Meloni ha tolto tre miliardi e mezzo di fondi per i piccoli Comuni». Nel bar di Roberta Cocuzza è stata girata più di una scena di Un mondo a parte. In braccio ha Giulio, un anno, accanto Chiara, sei. «Anche io ero andata via, sono tornata nel 2016 e ho preso in gestione il bar. Perché? Nostalgia. Qui ho costruito la mia famiglia, volevo libertà e bellezza per i miei bambini. Quattro bebè in un solo anno, incredibile, ma credo sia soltanto l’inizio. Così magari il Comune ci riaprirà l’asilo».